Coronavirus, il Governo isola la Lombardia e 14 province

«Evitare ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori» della Lombardia e delle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli, «nonché all’interno dei medesimi territori»

Rimossa la zona rossa,  istituita dalle precedenti disposizioni, attorno ai comuni lombardi del basso lodigiano e di Vo’ in Veneto.

È questa la misura principale del nuovo decreto del Governo, messo a punto per contenere la diffusione dell’epidema di Covid-19, in vigore fino al 3 aprile 2020.

Adesso spetterà ai Prefetti, autorità competenti sul territorio, far diventare operative tali disposizioni.

ECCO IL TESTO DEL DECRETO MINISTERIALE FIRMATO

 

LA CONFERENZA STAMPA PER FARE CHIAREZZA

È stato lo stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a spiegare le  disposizioni del Dpcm, in una conferenza stampa notturna a Palazzo Chigi.

https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/videos/553268685285522/

 

Alle 2.30 dell’ 8 marzo 2020, il premier riferisce quanto stabilito in accordo con i governatori delle Regioni coinvolte, facendo così chiarezza  in seguito alla “fuga di notizie” delle ore precedenti.

Dalle 20.30 del 7 febbraio infatti, sul web è iniziata a circolare la bozza non definitiva del decreto ministeriale, suscitando scompiglio  tra la gente che ha preso d’assalto i treni della notte alla stazione Garibaldi e Centrale di Milano.

Numerose le persone tra i due scali milanesi, che hanno cercato di salire sugli ultimi convogli in partenza verso il sud con l’intento di  scappare letteralmente dalla Lombardia, prima che entrasse in vigore l’isolamento.

Ecco tutte le misure previste nei cinque articoli del duplice decreto.

Le disposizioni sono destinate all’area della Lombardia e delle altre 14 province, dove i contagi sono maggiori, ma ci sono provvedimenti validi anche su tutto il territorio nazionale.

MISURE PER LA ZONA ROSSA (Articolo 1 del dpcm 8 marzo 2020)

  • Vietato entrare ed uscire

Vietati gli spostamenti in entrata e uscita dalla Lombardia e dalle 14 province interessate. Ci si potrà muovere soltanto per emergenze o “comprovate” esigenze lavorative, che dovranno però essere autorizzate dal prefetto. Divieto assoluto di mobilità per chi sia stato in quarantena.

  • Scuole chiuse fino al 3 aprile

L’attività didattica per le scuole di ogni ordine e grado, atenei e accademie e sospesa fino al 3 aprile.

  • Bar e ristoranti aperti dalle 6 alle 18

Il decreto introduce un arco orario di apertura consentita a servizi di ristorazione e bar, dalle 6 alle 18, sempre ché il gestore sia in grado di rispettare “l’obbligo” di assicurare la distanza di sicurezza interpersonale nei locali, con la sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione. È disposta, inoltre, la sospensione degli esami per la patente di guida.

  • Chiuse palestre e piscine. Deroga per partite a porte chiuse

Il decreto stabilisce inoltre la chiusura in Lombardia e nelle 14 province prima citate di tutte le palestre, piscine, spa e centri benessere. Le competizioni sportive all’aperto sono ammesse solo a porte chiuse. I centri commerciali dovranno essere chiusi ma solo nel week end. Le altre attività commerciali diverse dalla ristorazione potranno rimanere aperte a condizione che riescano a garantire la distanza di un metro fra i clienti. Chiusi invece i musei, centri culturali e le stazioni sciistiche. Sospesi anche i concorsi.

  • Niente matrimoni né funerali. Chiusi cinema e teatri

Sono sospese le cerimonie civili e religiose, comprese quelle funebri. Sospese anche tutte le manifestazioni organizzate, nonché gli eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, come grandi eventi, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati.

  • Anticipare le ferie

Qualora sia possibile, si raccomanda ai datori di lavoro di favorire la fruizione di periodo di congedo ordinario o di ferie.

 

MISURE VALIDE NEL RESTO D’ITALIA (Articoli 2 e 3 del dpcm 8 marzo 2020)

  • Scuole chiuse fino al 15 marzo

L’attività didattica per le scuole di ogni ordine e grado e le università rimane sospesa fino al 15 marzo. Sospesi fino al 3 aprile i viaggi di istruzione e le gite scolastiche.

  • Chiusi cinema, teatri e musei

Per tutto il territorio nazionale, è disposta la sospensione di eventi cinematografici, teatrali, eventi e spettacoli di qualsiasi natura “svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato”. Sospesa l’apertura dei musei. Il Comune di Roma fa sapere di aver disposto la chiusura di tutti i musei, i teatri e tutti i luoghi e gli istituti della cultura. “Ricordiamo che rimarranno perciò chiusi anche il sistema dei musei civici, il palazzo delle esposizioni e anche la Casa del cinema come le biblioteche”, si legge in una nota del Campidoglio.

  • Chiusi pub, discoteche e bingo

Sono sospese le attività di pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati.

Bar e ristoranti, palestre e piscine aperti ma con obbligo di distanziare i clienti

I gestori di attività di ristorazione possono continuare a tenere i locali aperti, a condizione che garantiscano la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, pena sanzione in caso di violazione. Stesso discorso per palestre e piscine, che possono continuare a stare aperte a patto che i frequentatori siano distanziati gli uni dagli altri.

  • Limitare gli spostamenti

Fra le misure di prevenzione, all’art. 3 il punto C recita: “Si raccomanda di limitare, ove possibile, gli spostamenti delle persone fisiche ai casi strettamente necessari”.

  • Divieto di permanenza in sale di attesa pronto soccorso

Gli accompagnatori dei pazienti non possono permanere nelle sale di attesa dei pronto soccorsi. Anche l’accesso di parenti e visitatori nelle strutture ospedaliere è limitato.

  • Divieto di mobilità per soggetti in quarantena

Anche nel resto d’Italia chi è in quarantena preventiva o sia risultato positivo al virus non può muoversi da casa.

  • Niente cerimonie civili e religiose, compresi i funerali

Anche su tutto il territorio nazionale sono sospesi matrimoni e funerali.

  • Sospesi congressi medici

Sono sospesi congressi, meeting ed eventi in cui è coinvolto il personale sanitario.

  • Anticipare le ferie

Come nella zona rossa anche nel resto d’Italia, qualora sia possibile, si raccomanda ai datori di lavoro di favorire la fruizione di periodo di congedo ordinario o di ferie.

  • Trasporto pubblico e sanificazione dei mezzi

Le aziende di trasporto pubblico dovranno adottare interventi straordinari di disinfezione dei mezzi.

  • Comunicazione all’Asl se si è passati da zona rossa

Chiunque sia passato negli ultimi 15 giorni nelle zone rosse o provenga da Paesi a rischio deve comunicarlo all’Asl di competenza.

LE SANZIONI

Il mancato rispetto delle disposizioni del decreto è punito ai sensi dell’articolo.650 del Codice penale, come previsto dal decreto legge del 23 febbraio scorso, ossia con l’arresto fino a 3 mesi e fino 206 euro di ammenda.

LE REAZIONI DELLE REGIONI AL MOMENTO DELLA DIFFUSIONE DELLA BOZZA

Mentre ancora si attendeva la firma del Presidente del Consiglio al nuovo decreto,  sono emerse le prime perplessità  degli amministratori locali, rispetto al provvedimento.

Per il presidente della Lombardia Attilio Fontana, il decreto per chiudere la Lombardia è «un pasticcio». Il governatore critica il testo messo a punto dal governo per trasformare la regione e 11 province in zona rossa. «Non posso non evidenziare che la bozza del Decreto del presidente del Consiglio è, a dir poco, “pasticciata” e necessita da parte del governo di chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno». « Siamo comunque in contatto con i rappresentanti del Governo  per cercare di mettere i cittadini e le categorie sociali in condizione di capire cosa possono fare domani – ha proseguito Fontana –  Abbiamo inviato a Roma le nostre osservazioni e la collaborazione tra i nostri tecnici e quelli di Palazzo Chigi è costante».

Anche Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, ha commentato la bozza di decreto. «Abbiamo ricevuto solo tre ore fa dal Ministero della Salute la bozza dei due nuovi Dpcm con le misure ulteriormente restrittive anti-Coronavirus. Talune di queste prefigurano agli occhi di molti la possibile introduzione di una grande “zona rossa”, estesa dalla Lombardia a diverse province dell’Emilia-Romagna, del Veneto, del Piemonte e delle Marche. Non è propriamente così, ma alcune parti del provvedimento possono risultare di dubbia interpretazione e domani di difficile applicazione. C’è addirittura chi ci sta chiedendo se lunedì potrà recarsi o meno al lavoro o se verrà introdotto il fermo produttivo. Ben comprendendo che queste nuove limitazioni sono dettate da indicazioni imprescindibili del Comitato tecnico-scientifico e condividendo l’obiettivo di contenere con ogni mezzo la diffusione del virus, riteniamo necessario poter meglio valutare la coerenza dei provvedimenti, che impattano peraltro in modo disomogeneo sul nostro territorio regionale. Per queste ragioni ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise». <br>
«Come prima istanza chiediamo particolare attenzione soprattutto su tre punti: è necessario aggiungere una previsione che consenta l’attività delle imprese di qualunque natura e qualsiasi in forma costituite, aventi sede legale e/o operativa nel territorio della Provincia; occorre consentire alle persone almeno il rientro presso il proprio domicilio/abitazione o residenza situato nel territorio della Provincia; è necessario consentire spostamenti per motivi di salute.» Sono le prime osservazioni del presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, alla bozza del nuovo Dpcm che inserisce la provincia di Pesaro-Urbino tra le “zone rosse” e, in particolare. Il governatore ha detto di ritenere «corretto intensificare le misure di contenimento vista la forte diffusione del contagio» ma anche di aver avuto «poco tempo a disposizione per elaborare un giudizio su un provvedimento di tale portata» .
COVID-19, I DATI AGGIORNATI AL 7 FEBBRAIO 2020

Sono complessivamente 5.883 i contagiati dal coronavirus in Italia, comprese le vittime e le persone guarite.

Covid-19, dati aggiornati al 7 marzo 2020

Stando ai dati diffusi dal bollettino di sabato 7 marzo 2020 e resi noti dal commissario Angelo Borrelli nella quotidiana conferenza stampa presso la sede della Protezione Civile di Roma, sono 2.742 i malati in Lombardia, 937 in Emilia-Romagna, 505 in Veneto, 202 in Piemonte, 201 nelle Marche, 112 in Toscana, 72 nel Lazio, 61 in Campania, 42 in Liguria, 39 in Friuli Venezia Giulia, 33 in Sicilia, 23 in Puglia, 24 in Umbria, 14 in Molise, 14 nella provincia di Trento, 11 in Abruzzo, 9 nella provincia di Bolzano, 8 in Valle d’Aosta, 5 in Sardegna, 4 in Calabria e 3 in Basilicata.

Le vittime sono 154 in Lombardia (19 in più di ieri), 48 in Emilia Romagna (+11), 13 in Veneto (+1), 6 nelle Marche (+2), 5 in Piemonte (+1), 4 in Liguria (+1), 2 in Puglia (+1) e uno nel Lazio. Quanto ai tamponi, ne sono stati eseguiti 42.062, dei quali oltre quasi 30mila in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

 

Borrelli ha anche sottolineato come la regione Lombardia abbia delle «sofferenze per quanto riguarda i posti in terapia intensiva». Per questo motivo, alcuni pazienti potrebbero essere spostati in altre 3 Regioni.

VERSO MISURE PIÙ DRASTICHE

Numeri in costante crescita al punto da rendere necessario «un cambio delle abitudini di vita.»

In attesa dell’ufficialità del nuovo decreto del Governo per contenere la diffusione dell’epidemia di Covid-19, alle ore 20,40  del 7 marzo 2020 iniziano a circolare i primi dettagli del provvedimento ministeriale, che dovrebbe entrare in vigore domenica 8 marzo 2020.

(In aggiornamento)
 

Benedetta Piscitelli

Mi interessano le persone, le loro storie, l’attualità raccontare fatti per creare opinioni. Dubito spesso e non mi accontento mai della prima versione dei fatti: per molti è un difetto, io provo a farne una professione. Vivo on-line frequentando gli ambienti social ma preferisco il giornalismo retrò, quello attivo tra la gente. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono diventata giornalista pubblicista a Napoli, dove ho fatto la vera gavetta nell’emittente regionale Canale21. Qui ho imparato prima a chiudere un servizio, poi a fare collegamenti in diretta e infine a condurre il telegiornale. Dal 2018 collaboro con l’edizione casertana de Il Mattino. Attualmente sono praticante presso la Scuola di giornalismo IULM di Milano.

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