Coronavirus, «Io, costretta ad attraversare l’Europa in un’auto a noleggio»

Prima c’è poi non c’è più l’accordo tra MIUR e Farnesina per il rimpatrio di centinaia di studenti Erasmus italiani bloccati in SpagnaCi parla dalla sua stanza in affitto nel centro di Valencia, Beatrice S., una studentessa di Scienze internazionali e diplomatiche dell’Università di Bologna, che si trova nella città spagnola per svolgere un tirocinio curriculare presso un ente di formazione e di cooperazione internazionale. Racconta di ore al telefono ad attendere una risposta dalle istituzioni italiane: alcune mail prima le danno poi le levano qualsiasi speranza di poter rientrare in Italia. Quella di Beatrice è solo una delle storie di centinaia di ragazzi in mobilità internazionale che su gruppi whatsapp e facebook condividono ansie e preoccupazioni di chi si vede negata la possibilità di rientrare nel proprio Paese.

Beatrice, com’è la situazione lì?

«Qui a Valencia io e Martina (la coinquilina, ndr) ci sentiamo molto in pericolo perché rispetto all’Italia si sta facendo poco o niente per contenere il contagio. Se io sapessi che la Spagna sta adottando le misure utili affinché il virus venga contenuto, quindi quarantena e attività commerciali chiuse, mi sentirei in una situazione diversa. Non ci sono direttive specifiche che stabiliscono sanzioni se viene infranto il divieto di creare assembramenti, non si è mai parlato di distanze di sicurezza e non si è mai discusso riguardo la possibilità di introdurre zone rosse. Paradossalmente ci sentiamo meno al sicuro qui in Spagna, dove il numero dei contagi è minore, che in Italia, dove si sta facendo un lavoro importante di prevenzione. Noi qui viviamo in una casa con altre cinque persone, di cui non sappiamo nulla: non sappiamo cosa facciano e chi incontrino. Ad aumentare la tensione è la paura delle nostre famiglie, che vedendo i casi in Spagna aumentare quotidianamente si sono preoccupate e stanno tentando di capire cosa fare per riportarci a casa.» 

 Quando hai iniziato ad avere il timore di non riuscire a rientrare in Italia?

«La preoccupazione è nata soprattutto negli ultimi giorni. Prima, qui in Spagna, il nuovo coronavirus è stato estremamente sottovalutato. Si continuava a parlare di una semplice influenza che non avrebbe creato grandi problemi. Qui in centro a Valencia, la gente si riunisce, si abbraccia e si bacia. Non hanno la concezione del pericolo. Questo ha influenzato anche noi che non ci siamo resi conto della gravità della situazione e del fatto che saremmo potuti rimanere bloccati qui. Ad aggravare la situazione c’è una totale assenza di coordinazione anche tra le istituzioni e l’unica soluzione sembra quella di tornare in nave o in automobile rischiando di finire in quarantena o di rimanere bloccati alla frontiera.»

Quindi hai già contattato le Istituzioni e gli uffici della tua Università?

«Sì, in realta è stata l’Università a contattare me. Lo ha fatto attraverso una mail che ci aveva ridato qualche speranza. In questa mail si parlava di un accordo tra MIUR e Unità di Crisi della Farnesina per rimpatriare gli studenti Erasmus+ italiani in Spagna, attraverso dei fantomatici voli Madrid/Roma Ciampino. Per poter effettuare la richiesta era allegato un Google form da compilare entro pochi minuti dalla ricezione della mail, con i dati personali e la città spagnola di riferimento. Ho avvisato la mia famiglia e sembrava che le cose fossero destinate a risolversi presto.»

Ma la Farnesina non è stata dello stesso avviso…

«Esatto. Dopo ore di attesa al telefono per cercare di mettermi in contatto con l’Unità di crisi della Farnesina, mi viene detto che tutte le università hanno diffuso una fake news circa l’esistenza di un cordone per il rimpatrio degli studenti. Le uniche possibilità di rientro, mi suggeriscono, sono via mare o via treno, col rischio di essere messi in quarantena o respinti a qualche passaggio frontaliero. Al contrario, invece, l’Ufficio relazioni internazionali dell’Università continua a ribadire l’esistenza dell’accordo, specificando di essere stato contattato tramite canali ufficiali»

 

 

Il momento in cui Beatrice ha attraversato il confine francese.

Hai avuto modo di parlare con altri studenti come te bloccati oltreconfine?

«Dopo aver diffuso storie e post su Instagram per denunciare la situazione sono stata contattata da diversi studenti nella mia stessa condizione. Ognuno sta cercando di rientrare come può. Ho saputo di studenti che hanno provato a rimpatriare dall’aeroporto di Monaco, ma pare stiano bloccando voli anche da lì. Insomma, prendere l’aereo non sembra essere più una soluzione praticabile»

Verso le 15 di sabato 14 marzo la situazione pare sbloccarsi e Beatrice ci contatta. Contestualmente, la Spagna adotta le prime cautele. Il presidente Pedro Sanchez firma un decreto contenente un pacchetto di misure restrittive: chiusura di bar, ristoranti e scuole, introduzione di zone rosse, blocco dei voli da e per l’Italia

«Ora siamo in auto, proveremo a rientrare così. Sulle prime sembrava che non ci avrebbero lasciato noleggiarne una diretta in Italia se non avessimo pagato qualcosa come duemila euro, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Abbiamo raggiunto Barcellona pochi minuti fa. Se tutto va bene, in un’ora e mezza dovremmo guadagnare il confine con la Francia»

Un viaggio tra le frontiere di Spagna e Francia
L’Instagram story di Beatrice al momento dell’ingresso nel territorio italiano.

In costante contatto con la studentessa, veniamo informati riguardo le tappe del suo viaggio. La sera di sabato 14 marzo riesce e oltrepassare il confine, in entrata e in uscita, della Francia. Alle 3 di notte è al passaggio frontaliero di Ventimiglia. L’auto scorre senza problemi oltre i posti di blocco della polizia; Beatrice è in Italia. Il viaggio da Valencia, cominciato venerdì scorso, le è costato 1.500 € per 1.500 chilometri percorsi in un’automobile noleggiata. Eppure la sua personale odissea non si conclude qui. E’ ancora in viaggio quando apprende della cancellazione del treno per la sua città natale, San Severo, in provincia di Foggia. Ora è ospite della coinquilina, a Bologna, e chissà per quanto ancora la quarantena la tratterrà lì.

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