Scenari apocalittici a Milano. I pochi supermercati e farmacie aperte sono presi d’assalto nella spasmodica ed estenuante ricerca di gel disinfettanti per le mani, candeggina, guanti, mascherine e chi ne ha più ne metta. Da diversi giorni, gli scaffali sono vuoti e i farmacisti sono costretti ad appendere cartelli con su scritto: mascherine esaurite. Fortunatamente però siamo nel 2020. Esiste Internet ed è possibile acquistare online. Poco importa se, a causa della psicosi che sta colpendo numerosi italiani, il costo dell’amuchina abbia raggiunto prezzi esorbitanti: 200 euro per 12 pacchi. L’importante, in fondo, è averne. Peccato che nel giro di una mattinata, anche l’amato Amazon abbia finito il prodotto. Le mascherine sono ancora rintracciabili, ma una sola può arrivare a costare fino a 160 euro.
Intanto le strade, nel centro meneghino, vedono sempre meno persone in giro. I tram sono semi vuoti e le persone preferiscono o sono costrette a rimanere a casa. La sospensione di tutte le attività, da quelle sportive a quelle ludiche e culturali, incentiva a rimanere nella propria abitazione più che a spostarsi e a uscire.
A Codogno e nei centri riconosciuti come ‘focolai’ dell’epidemia, ci sono più giornalisti che residenti. I centri non sono mai vuoti, ma pieni di telecamere o cronisti affamati di notizie.
Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia di intere città. E a soffrire di più è soprattutto l’industria dei viaggi. 50mila persone hanno annullato i loro viaggi, e non solo verso la Cina. Solo il 20% di cancellazioni registrate dalle agenzie riguarda spostamenti verso il Paese. Il 32% di annullamenti riguarda il resto dell’Asia, il 26% destinazioni come Africa e America e il 22% l’Europa, Italia inclusa. Un’agenzia su due in Italia ha dovuto cancellare prenotazioni o annullare preventivi, sostenendo anche dei costi importanti: tra i mille e i 5mila euro nel 37% dei casi e oltre i 5000 nel 15%.
Intanto per chi rientra dalla Cina si preannuncia un altro problema: la comunicazione diretta con le ASL. Chi torna in Italia in questi giorni – sì, i voli sono bloccati nel nostro Paese ma non in tantissimi altri dove è possibile fare scalo – deve obbligatoriamente avvisare l’ASL, in modo che questa monitori l’auto quarantena a cui sono obbligati a sottomettersi. Peccato che non sempre i numeri sono disponibili e che chiamarne altri sembrerebbe essere un’odissea. Il 112 non sempre risponde, il 1500 chiede di avvisare l’ASL, il 118 fornisce un altro numero verde che durante queste ore è difficile contattare. L’allarmismo e la psicosi sta complicando il lavoro di tutti: forze dell’ordine, sanitari, medici, farmacisti ecc. Ma soprattutto inizia a corroderci dentro. Perché se qualcuno potrà guarirci dal coronavirus, chi ci salverà dalla paura?