Coronavirus: a Varese primo caso sospetto di variante brasiliana

La variante brasiliana del Coronavirus potrebbe essere arrivata in Italia. Il primo caso sospetto è stato registrato nella serata di ieri, lunedì 25 gennaio, a Varese. Si tratta di un uomo di 33 anni, rientrato negli scorsi giorni dal Brasile e atterrato all’aeroporto di Malpensa dopo aver fatto scalo a Madrid. Una piccola sosta che gli ha permesso di aggirare il blocco dei voli imposto dal Ministro Roberto Speranza la scorsa settimana.

Al momento, l’uomo si trova all’Ospedale di Circolo e Fondazioni Macchi di Varese, è in buone condizioni di salute, ma è stato isolato e ricoverato in via precauzionale per accertamenti.

L’Istituto Superiore di Sanità ha fatto sapere che riceverà un campione del virus «per poter completare la sequenza dell’intero genoma al fine di confermare se si tratti della cosiddetta “variante brasiliana”, come emerso dalle prime analisi».

Cosa sappiamo della variante brasiliana

Di tutte le nuove varianti di Coronavirus scoperte di recente, è proprio quella “brasiliana” a contenere le mutazioni più rilevanti. Pare, infatti, che questa variante non sia solo più contagiosa, ma possa anche sfuggire agli anticorpi, portando – come è già successo a Manaus, in Brasile – ad alcuni casi di reinfezione.

«La variante brasiliana, che ha fatto già chiudere l’Inghilterra, è una cosa tosta», ha affermato la scorsa settimana Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano. «Quello che è capitato a Manaus mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un’immunità di gregge a furia di infezioni. È un elemento di notevole preoccupazione».

Il virus evolve, i vaccini pure

Per quanto riguarda un’eventuale resistenza ai vaccini, gli esperti avvertono che è ancora presto per trarre conclusioni. Dalla comunità scientifica, però, filtra un «cauto ottimismo».

Nel frattempo, Moderna ha fatto sapere che il proprio vaccino – approvato dall’Ema lo scorso 6 gennaio – è efficace contro le varianti inglese e sudafricana del virus. L’azienda americana sta testando una dose aggiuntiva di richiamo (la terza), così da aumentare la risposta immunitaria contro le varianti.

«Mentre cerchiamo di sconfiggere il COVID-19, che ha causato la pandemia, crediamo che sia fondamentale essere proattivi mentre il virus si evolve», ha dichiarato Stéphane Bancel, Ceo di Moderna.

Gianluca Brambilla

Sono nato e cresciuto nell'hinterland di Milano, ma la passione per il giornalismo viene dagli Stati Uniti. Laureato in Comunicazione Media e Pubblicità all'Università IULM, collaboro con "Il Giorno" e sono giornalista praticante per MasterX. Seguo con molto interesse la politica americana, le questioni ambientali e il mondo dei media, ma cerco di stare al passo un po' su tutto.

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