Congelamento degli ovuli: tra costi, limiti e mancanza di informazioni è un’opportunità per poche

«Siamo stufi di sentire parlare ogni giorno di denatalità senza vedere misure concrete» dichiara Sofia Ferracci, membro del collettivo Stiamo Fresche. E aggiunge: «Una soluzione è il social freezing. Deve diventare una pratica gratuita». In un’Italia segnata dal crollo delle nascite, le richieste di congelamento degli ovuli aumentano quasi del 50% tra il 2023 e il 2024 e arrivano soprattutto da donne single.

Le storie

Il dato riflette un Paese in cui l’età della prima maternità supera i 32 anni e i nuovi nati nel 2023 si fermano a 379 mila. La scelta di preservare la fertilità riguarda soprattutto donne tra i 31 e i 37 anni, ma sempre più ragazze decidono di farlo prima dei 30. Lara Ranzato ha congelato gli ovuli a 28 anni e oggi è una delle tre fondatrici di MeggyCare, start-up che offre informazione e servizi sul social freezing. Ranzato racconta che la procedura le ha dato «meno ansia sul futuro» pur senza un progetto immediato di maternità.

Heléna Tripi, biologa nutrizionista

Per Heléna Tripi, biologa nutrizionista di 35 anni, la decisione nasce dall’intenzione di non precludersi la possibilità di avere figli anche in età avanzata. Dichiara: «Da sempre ho avuto il pensiero di fare questo percorso qualora entro una certa età non avessi conosciuto qualcuno con cui fare un figlio, perché in un momento particolare della mia vita più dedicata alla mia carriera non avevo il pensiero di restare incinta, almeno fino ad oggi». Inoltre, ricorda che la riserva ovarica cala con gli anni e definisce il congelamento «un’opportunità che dovrebbero avere tutti».

Anche Fanny Nardi, 31 anni e cofondatrice di MeggyCare, ha scelto il trattamento. Conosce l’età fertile ideale e vuole aumentare le possibilità future di una gravidanza. Oggi è single e impegnata in un progetto imprenditoriale che non le lascia spazio per un figlio.

Il trattamento

La procedura dura circa due settimane e inizia con una serie di esami preliminari che consentono ai medici di definire il protocollo ormonale. La stimolazione prosegue per diversi giorni, mentre la paziente monitora la risposta delle ovaie con controlli ravvicinati. Il prelievo degli ovociti avviene in sedazione profonda e richiede un breve recupero. Tripi descrive il dolore come «un ciclo intenso che passa in un giorno», ma ricorda che l’età resta il fattore decisivo. I medici indicano come fase migliore quella tra i 25 e i 35 anni perché con ovociti raccolti prima dei 35 anni la probabilità di gravidanza può arrivare al 94%.

Quanto costa congelare gli ovuli

La legge italiana consente la crioconservazione per ragioni mediche e sociali: alcune regioni prevedono tariffe agevolate per endometriosi, ovaio policistico o menopausa precoce, ma la decisione dipende dalle singole ASL. Quindi, l’accesso resta diseguale. Il Servizio sanitario nazionale copre solo i casi clinici, mentre il social freezing rimane un servizio privato. «Il tema dei costi è molto importante perché in molti casi è un limite» afferma Sofia Ferracci.

Fanny Nardi, cofondatrice di MeggyCare

Il social freezing arriva a costare 7 mila euro, se si sommano tutte le voci della spesa. Il percorso, infatti, comprende visite, diagnosi e screening della fertilità il cui prezzo si aggira intorno agli 800 euro. E si aggiungono poi i farmaci, per cui «nel migliore dei casi spendi 700 euro, nel peggiore anche 1.500 euro» rivela Fanny Nardi. Il costo del prelievo ovocitario da solo, può variare dai 2.500 ai 3.500 euro, ma questo dipende dalla clinica scelta. Infine c’è il mantenimento la cui tassa annuale va dai 200 ai 500 euro. Il prelievo si può fare più di una volta. Si tratta della doppia stimolazione a cui si ricorre quando non sono stati raccolti abbastanza ovociti. «Il pick up può avvenire anche subito, al ciclo successivo – anche se si devono prendere in considerazione lo stato di salute della paziente e la sua disponibilità economica. Certo, facendola subito risparmi 800 euro di esami pre trattamento (validi per sei mesi, ndr.), ma devi comunque avere la possibilità di alloggiare vicino alla clinica. Se provieni da un’altra regione, diventa una spesa difficile da sostenere» dichiara Francesca Bosio, cofondatrice di MeggyCare.

I Paesi europei

In Europa il social freezing è consentito in molti Paesi, tra cui Spagna, Repubblica Ceca e Grecia considerate le destinazioni più popolari per questa pratica. I costi variano: in Grecia e Repubblica Ceca il trattamento si aggira intorno ai 1.500 euro (farmaci esclusi), mentre in Spagna può arrivare fino a 2.300 euro. Prezzi nettamente inferiori rispetto al Regno Unito, dove la procedura supera i 3.300 euro senza contare medicinali e conservazione.

Solo la Francia, però, ha introdotto un sistema di copertura pubblica che include anche le ragioni non mediche. Nel 2021, dopo anni di dibattito, è stata approvata una legge sulla bioetica che garantisce a tutte le donne tra i 29 e i 37 anni il congelamento gratuito degli ovuli: stimolazione, prelievo e conservazione sono coperti dallo Stato. La novità ha portato a un’impennata delle richieste. Una sfida enorme per gli ospedali pubblici, che non erano pronti ad affrontare. Di conseguenza, le liste d’attesa si sono allungate: in molti casi servono oltre due anni solo per una prima visita, rendendo difficile rispettare il limite massimo d’età.

La situazione in Italia

Nel Bel Paese i passi da fare sono ancora molti. La pratica del social freezing è perlopiù privata, anche se ci sono segnali di cambiamento. All’ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, «il prezzo del pick up è di 2.900 euro, a cui si aggiungono il costo dei farmaci, degli esami preparatori e di eventuali trattamenti consigliati dallo specialista in affiancamento alla terapia farmacologica. In questo modo, si spendono circa 5 mila euro» spiega Heléna Tripi. Si tratta di almeno 2 mila euro in meno rispetto al prezzo di base.

In questo quadro, la Puglia è a uno step successivo: è la prima regione italiana ad approvare un rimborso una tantum da 3 mila euro per tutte le donne tra i 27 e i 37 anni, residenti nel tacco da almeno 12 mesi e con ISEE inferiore a 30.000 euro. Il finanziamento copre i costi della procedura di prelievo e congelamento, effettuata in centri pubblici o privati convenzionati. Rimangono, però, a carico delle giovani eventuali esami diagnostici preparatori al percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA) e i costi di conservazione oltre l’anno.

La petizione
Sofia Ferracci, membro del collettivo Stiamo Fresche

Sono circa 20 mila le donne che chiedono che la crioconservazione diventi una pratica pubblica. È questo il numero di firme raccolte dalla petizione promossa da Stiamo Fresche e pubblicata lo scorso 2 novembre – giornata mondiale della fertilità – attraverso il Corriere della Sera. «La risposta dell’opinione pubblica è molto positiva» racconta Ferracci. «Questo ci dice che i tempi sono maturi». L’iniziativa nasce da un percorso di ricerca: «Era necessario conoscere ciò per cui andavamo a combattere. Quindi, due mesi prima della petizione abbiamo lanciato un questionario per raccogliere dati e testimonianze». Delle 739 risposte ricevute, 590 donne si sono dette favorevoli alla pratica e, tra loro, 215 hanno dichiarato di aver pensato di congelare gli ovuli. Solo 56, però, hanno portato a termine il percorso. «In questo il prezzo influisce tanto» commenta.

La petizione non serve solo a misurare il consenso, ma «l’obiettivo – come spiega il collettivo – è spingere il Governo a fare qualcosa. Abbiamo bisogno di una legge fatta bene, anche se è difficile e richiede tempo. La crioconservazione, per motivi di salute e sociali, deve entrare nei Livelli Essenziali di Assistenza». Ed è centrale la richiesta di prevenzione, informazione ed educazione. Tema presente anche nel nuovo disegno di legge della deputata del M5S Carmen di Lauro, già oggetto di dibattito alla Camera. «Speriamo che si apra finalmente un confronto» afferma Ferracci, facendosi portavoce di un timore collettivo: «Abbiamo paura che quando si parla di autodeterminazione delle donne il tema diventi un terreno di scontro politico. Speriamo in una mediazione giusta, dando priorità alla voce delle donne».

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