Caso Ramy: la perizia esclude lo speronamento, corretto l’inseguimento del carabiniere

164 pagine di perizia cinematica forniscono una risposta al quesito di cui si è più discusso negli ultimi, quasi, quattro mesi: il T-Max su cui viaggiavano il ventiduenne Fares Bouzidi e il diciannovenne vittima dell’incidente, Ramy Elgaml, è stato speronato dall’auto dei Carabinieri che li stava inseguendo? La risposta è no. L’ingegnere Domenico Romaniello ha firmato una consulenza tecnica sulla dinamica dell’incidente che assolve il militare da qualsiasi responsabilità sulla morte del giovane e la attribuisce all’amico Fares, alla guida dello scooter, giudicandolo «sprezzante del pericolo».

Nessuna intenzione di speronare

Come anticipato, secondo l’esito della perizia cinematica, il vicebrigadiere alla guida dell’auto non avrebbe dimostrato alcuna intenzione di speronare. Nel documento si legge infatti: «Dall’analisi di tutti i video a disposizione in atti (da tutte le telecamere di sorveglianza acquisite e, in particolare, dalla dash cam della vettura dei Carabinieri) non emerge mai alcuna intenzione di “speronare” il veicolo in fuga o di farlo cadere; possibilità, questa, peraltro assolutamente concreta in diverse occasioni dell’inseguimento da parte dei Carabinieri intervenuti, ma che non è mai stata attuata nel corso della concitata azione in esame (nonostante le espressioni verbali connesse alla concitazione del drammatico inseguimento)».

Urto precedente all’indicente: carabiniere con “comportamento conforme”

Da quanto si apprende dalle carte della perizia il carabiniere alla guida della Giulietta del Radiomobile avrebbe frenato in tempo e, difatti, l’urto con lo scooter su cui viaggiavano i due giovani sarebbe avvenuto prima della caduta. Si evince, quindi, che la caduta sia responsabilità esclusiva del guidatore del T-Max, Fares Bouzidi, e non del militare.

«Il carabiniere ha tenuto un comportamento conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’Ordine: ha frenato quando doveva frenare e l’urto tra l’auto e lo scooter non si è verificato alla fine dell’inseguimento, ma in precedenza ed è stato laterale».

Ramy Elgaml, il diciannovenne vittima dell’incidente

Il carabiniere alla guida della gazzella che inseguiva Ramy e l’amico Fares ha frenato “il più energicamente possibile per cercare di fermare l’auto in corsa nel poco spazio a disposizione

Non un normale incidente ma “un’operazione di pubblica sicurezza”

Secondo la consulenza cinematica, se la distanza fra l’auto dei Carabinieri e lo scooter dei due ragazzi fosse stata maggiore, il militare alla guida dell’auto si sarebbe potuto fermare e, forse, Ramy non sarebbe morto. Questo sarebbe potuto avvenire se si fosse trattato di un normale incidente.

Quella fra i Carabinieri e i due giovani è stata, invece, “un’operazione di pubblica sicurezza” in cui il militare si è attenuto alle procedure previste nei casi specifici di inseguimenti di veicoli.

Ramy morto in seguito allo schianto con il palo

Fares Bouzidi, secondo la consulenza cinematica, avrebbe perso il controllo dello scooter che, a sua volta, avrebbe perso aderenza sul manto stradale tra via Ripamonti e via Quaranta nel tentativo di svoltare a sinistra. La Giulietta dei Carabinieri, nel tentativo di evitare l’incidente, avrebbe comunque frenato. I due mezzi si sono poi schiantati contro il palo di un semaforo. È proprio l’impatto contro quest’ultimo, secondo l’ingegner Romaniello, ad aver provocato la morte di Ramy.

In foto il T-Max su cui viaggiava Ramy dopo lo schianto

Il palo del semaforo è stato rimosso e smaltito a pochi giorni di distanza dall’incidente senza essere mai sottoposto a sequestro. Ciò ha provocato il malcontento di Barbara Indovina, legale della famiglia della vittima, che ha lamentato il fatto che il palo avrebbe potuto fornire elementi fondamentali per ricostruire la dinamica dei fatti.

La responsabilità del conducente dello scooter

I risultati della consulenza del dott. Romaniello attribuiscono a Fares Bouzidi, alla guida dello scooter e indagato per omicidio stradale, la responsabilità di quanto accaduto. Al contempo, come si può evincere, scaricano da ogni responsabilità il vicebrigadiere alla guida della Giulietta del Radiomobile, anche lui indagato per omicidio stradale.

«È possibile sostenere che le cause del grave sinistro mortale vadano ascritte al comportamento del conducente del motoveicolo Yamaha, Bouzidi Fares, per la sua condotta sconsiderata e pericolosa» scrive l’ingegner Romaniello.

«Fares ha violato più volte il Codice della strada. Opponendosi all’Alt dei Carabinieri, dava avvio ad un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa, sprezzante del pericolo» sostiene il consulente della Procura, che conclude: «Fares si è assunto il rischio delle conseguenze»

Glenda Veronica Matrecano

Classe 2000. Milanese. Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all'Università IULM. "Curiosa, solare e tenace", così mi descrive chi mi conosce. Mi appassionano, soprattutto, la cronaca e l'attualità ma anche tutte quelle tematiche che sono in grado di accendere il dibattito pubblico. Tra le tante, ho un'aspirazione che supera le altre: diventare giornalista televisiva.

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