Giulio Regeni era un ragazzo italiano, amante della ricerca, con una formazione internazionale e l’interesse verso il Medio Oriente. È morto al Cairo nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 2016 e a distanza di cinque anni la Procura di Roma che indaga sulla sua scomparsa non ha ancora ricevuto la fondamentale collaborazione del governo Egiziano.
“Incidente stradale” ma anche “presunta relazione omosessuale e spaccio di stupefacenti” sono le possibili cause della morte di Giulio dichiarate dalla polizia egiziana in seguito al ritrovamento del corpo. La Procura di Roma ha chiuso le indagini il 10 dicembre scorso contro quattro uomini appartenenti ai servizi segreti egiziani, incastrati anche da testimoni oculari che hanno dichiarato di aver visto Giulio rinchiuso nella “cella delle torture”, durante i giorni incriminati. Ora si attende l’inizio del processo che si terrà in primavera, ma il governo italiano, appoggiato dal Parlamento Europeo, sta facendo pressioni sul Cairo perché collabori e renda noti i domicili degli indagati.
LA CRONACA
Giulio Regeni, 28 anni di Trieste, a gennaio 2016 si trovava presso l’Università Americana del Cairo per condurre un dottorato di ricerca sui sindacati indipendenti egiziani. Dopo la notte del 25 gennaio di lui non si ebbero più notizie finché il suo corpo, ricoperto da evidenti segni di violenze e torture, non venne ritrovato il 3 febbraio in un fosso lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria, alla periferia del Cairo.
EGITTO E DIRITTI UMANI
Il 18 Dicembre 2020 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione sul deterioramento della situazione dei diritti umani in Egitto a causa della crescente repressione in atto per mano delle autorità statali e delle forze di sicurezza egiziane. Nel testo si chiede all’Ue di considerare misure restrittive per i responsabili delle violazioni.
Nel 2016 Amnesty International invece ha redatto un rapporto intitolato “Egitto: “Tu ufficialmente non esisti. Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo”: lo studio rivela una vera e propria tendenza che vede centinaia di studenti, attivisti politici e manifestanti, sparire nelle mani dello Stato senza lasciare traccia. L’evidente aumento delle sparizioni forzate risale al marzo 2015, ossia alla nomina a ministro dell’Interno di Magdy Abd el-Ghaffar, che in precedenza aveva fatto parte del Servizio per le indagini sulla sicurezza dello Stato (Ssi), la famigerata polizia segreta dei tempi di Mubarak, responsabile di gravi violazioni dei diritti umani: è stata smantellata dopo la rivolta del 2011 ma solo per essere rinominata Nsa.
I quattro 007 egiziani imputati per la morte di Giulio Regeni dovranno presto rispondere alle accuse di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate e di omicidio. Oggi 25 gennaio 2021 è il quinto anniversario della scomparsa di Giulio e anche Amnesty International aderisce e invita tutti a partecipare alla “fiaccolata virtuale” online guidata dal comitato @GiulioSiamoNoi, per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, il richiamo temporaneo dell’ambasciatore dall’Egitto e lo stop agli accordi con chi tortura.
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