Dialogo con Don Giuseppe Corbari: «Rimanete a casa ma preghiamo insieme su Telegram»

Da un’idea condivisa su Telegram alle prime pagine di moltissimi quotidiani.
La storia del sacerdote della Parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta a Robbiano di Giussano (MB) che ha celebrato la messa davanti ai selfie dei fedeli ed è divenuto celebre in tutto il mondo. L’emergenza non ha fermato la sua voglia di coinvolgere la comunità e persino le omelie diventano ‘digitali’.

Don Giuseppe, aggregare una comunità parrocchiale attraverso un canale Telegram. Come le è venuta quest’idea?

«Io non ho Facebook, Instagram e non ho altri social. Trovo comodo utilizzare Telegram perché posso mandare ciò che serve alla comunità in maniera semplice e rapida. Il canale è attivo già da tempo e l’ho sempre utilizzato come strumento per informare, aggiornare e coinvolgere i parrocchiani. Il canale conta 243 persone iscritte.»

 Qual è la fascia media di età dei partecipanti?

«Non so precisamente chi sono gli iscritti perché non vedo tutti i loro nomi ma tendenzialmente il canale è frequentato dalle persone più giovani della comunità anche se all’interno ci sono anche adulti e anziani.»

Da lì è partita l’idea di farsi mandare i selfie dai fedeli per stamparli e attaccarli in chiesa. Ci racconti come è andata.

 «Ho chiesto nel canale Telegram ai fedeli di mandare un selfie. Li ho stampati, li ho attaccati in chiesa e ho mandato ai parrocchiani una foto nel canale. Da lì la foto è diventata virale e ha fatto letteralmente il giro del mondo.»

Qualcuno ha già ‘imitato’ l’iniziativa?

«Da quello che ho visto ci sono dei parroci, come uno a Roma, che l’hanno imitata. Se serve a aggregare le comunità in questo momento di emergenza ben vengano dei sacerdoti che adottano questo tipo di iniziative.»

In che modo si sta tenendo in contatto con i fedeli della sua Parrocchia?

«Oltre al canale Telegram, dove invio anche in formato audio le omelie al mattino, abbiamo già da tempo una radio parrocchiale dove trasmettiamo le messe. I fedeli che vogliono ascoltarci hanno un ricevitore apposito e possono così seguire le celebrazioni.»

I fedeli hanno smesso di frequentare la parrocchia in questo momento di emergenza?

 «Negli ultimi giorni coloro che entrano in chiesa posso contarli sulle dita di una mano e sono molto attenti a rispettare le regole di sicurezza. Durante la prima fase di diffusione del coronavirus, quando non era percepito così tanto il livello di emergenza, le persone frequentavano di più la parrocchia. Nelle persone attualmente c’è una lotta interiore tra due sentimenti importanti: da una parte la voglia e il bisogno di pregare Dio e dall’altra la coscienza di rispettare le regole.»

Cosa consiglia ai fedeli? Seguire la voglia di pregare in Chiesa o rimanere in casa?

 «Il mio consiglio sarà sempre quello di rispettare le ordinanze e di seguire le indicazioni dell’autorità. Possiamo stare vicini anche stando in casa e il canale Telegram della comunità è un chiaro esempio di questo.»

Una doverosa domanda sulla tanto discussa passeggiata di Papa Francesco a Roma. Che effetto le ha fatto?

 «Devo dire che mi ha colpito molto. Vedere il Santo Padre passeggiare così mi ha trasmesso la sensazione di una situazione davvero emergenziale. L’immagine è quello di ‘un pellegrino a piedi’ che attraverso l’espressione del volto ha dato l’idea di essere, oltre che il Pontefice, un uomo provato dai drammatici eventi delle ultime settimane.»

 

 

 

 

Matteo Sportelli

La politica è ciò di cui amo scrivere e ciò che più mi appassiona. Ho conseguito la laurea triennale in Comunicazione, Media e Pubblicità all'Università IULM di Milano e la laurea magistrale in Mass media e Politica all'Università di Bologna.

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