La povertà in Italia è un fenomeno strutturale: una persona su dieci vive in una condizione di povertà assoluta. Quindici anni fa i “poveri” erano 1,8 milioni. Oggi se ne contano 5 milioni e mezzo. È quanto emerge dall’ultimo report Caritas – Istat.
Il 30% non è un nuovo povero
I bisogni si moltiplicano: non solo pasti e vestiari, ma sempre più bollette, affitti, cure sanitarie e sostegno socio-assistenziale. «Le fragilità di chi era già vulnerabile sono aumentate», ha detto don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. Infatti, non si tratta di nuovi poveri. Il 30% delle persone, sia donne che uomini, si trova già in questa situazione da più di cinque anni.
C’è anche una forte relazione tra povertà e bassa istruzione: due terzi delle persone che chiedono aiuto ha un livello di istruzione molto basso. Il 44% degli assistiti ha fatto la terza media, il 16% la quinta elementare e il 6% non ha alcun titolo di studio o è analfabeta.
1,4 milioni di minori vivono in povertà
La povertà tocca anche i lavoratori precari, il 23% «Questo fenomeno, se non viene governato bene, rischia di produrre in pochi anni un esercito di pensionati anche essi poveri», ha spiegato don Marco. A loro si aggiungono le persone sole, che hanno tra 35 e 65 anni, spesso divorziate o vedove, quasi sempre senza figli. Ci sono anche giovani stranieri in transito (con un’età media di 25 anni e di nazionalità africana), anziani e famiglie con almeno due minori a carico. «Secondo la rilevazione del giugno scorso, 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta – spiega Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza -. Questo significa spesso non avere neppure una casa riscaldata, un pasto proteico al giorno, le cure necessarie, la possibilità di praticare sport e di andare in vacanza. Per un Paese civile come il nostro, è una situazione inaccettabile».