Milano è Pop. Dalla mostra intitolata Nonsense Makes Sense di Angelo Accardi, ospitata alla Galleria Deodato Arte a Milano, a quella di David LaChapelle, I believe in miracles, al Mudec, la capitale della moda si tinge di colori accesi e immagini vivaci.
La Pop Art, nata in Gran Bretagna alla fine degli Anni ’50, ma cresciuta negli Stati Uniti dagli Anni ’60, dalla Tomato Soup di Andy Warhol si è estesa fino a unire arte classica e immagini legate alla quotidianità.
Pop ArtUna tendenza, quella Pop, che sembra non volersi arrestare. Questo, secondo il proprietario della Galleria Deodato Arte, Deodato Salafìa, «è anche merito (o colpa, a seconda delle opinioni) della globalizzazione. I giornalisti scrivono con carta e penna, ma anche online. Così, nascono comunicazioni che diventano tendenze e che, insieme agli altri media, contribuiscono a rendere il mondo una piazza unica dal punto di vista culturale».
Cartoni animati e classicità
Galleria di Salafìa, in Via Nerino 2 a Milano, dal 6 al 30 aprile espone la mostra Nonsense Makes Sense di Angelo Accardi. L’artista, con queste sue opere, vuole raccontare, come lui stesso dice, «la ribellione quotidiana che aspira alla libertà».
Nelle creazioni, a cui Accardi unisce interventi di street gallery allestiti nella periferia milanese, l’artista fa coesistere personaggi della cultura alta, come riferimenti a opere di Gustav Klimt e rinascimentali, a personaggi dei Simpsons e Topolino.
«La Pop Art si sta mangiando l’arte classica» dichiara Deodato Salafia. «Pensate anche a Gazing Balls», aggiunge, «la serie di opere di Jeff Koons, che ha come fil rouge la palla di vetro soffiato a mano, posizionata sopra riproduzioni in gesso di sculture antiche o davanti a quelle di dipinti come la Gioconda. Sono immagini d’arte classica, che introducono elementi di Pop Art».
Come si nota dalla presenza di varie mostre che seguono questo tema, «Milano è imbevuta di Arte Pop», racconta Salafìa, «perché è un importante crocevia, dove ci sono tante persone che viaggiano e amano interessarsi all’Arte. Così, anche con l’annessione della street art in alcuni scenari come il nostro, quello anglosassone o francese, la Pop Art è diventata un movimento culturale attuale e preponderante».
Il popolare incontra il classico
Opere visionarie anche quelle di David LaChapelle, esposte al Mudec dal 22 aprile all’11 settembre 2022, all’interno della mostra I believe in miracles. Un LaChapelle inaspettato, che riflette sull’uomo e sul presente. Le opere indagano l’animo umano in tutte le sue sfaccettature, caratterizzate da emozioni contrastanti.
Sentimenti e aspirazioni classiche che, seguendo la stessa scìa di Angelo Accardi, ma usando elementi differenti, uniscono aulico e popolare.
«Siamo arrivati a un unico melting pot culturale», afferma Salafìa, «che porta le persone a poter sfruttare una citazione “alta” – inserita in un contesto pop – per studiare e approfondire anche l’arte classica».