“Make It Fair” è la campagna con cui l’industria creativa inglese alza la voce contro la consultazione del governo che potrebbe rappresentare un duro colpo per il diritto d’autore. A beneficiarne sarebbero le imprese tech, che potrebbero ricavarne un’autorizzazione pressoché illimitata ad addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale sul lavoro – non riconosciuto – di migliaia di autori, giornalisti, artisti e musicisti.
Una campagna a tutela dei creativi
La battaglia tra creatività umana e intelligenza artificiale è sempre più combattuta e da più parti si sente la necessità di una legislazione in merito. Nel Regno Unito questa esigenza ha preso la forma di una consultazione governativa. Avviata il 17 dicembre scorso, la consultazione «chiede pareri su come il governo possa garantire che il quadro giuridico del Regno Unito per l’IA e il diritto d’autore sostenga le industrie creative del Regno Unito e il settore dell’IA insieme».
Un tentativo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, verrebbe da dire, che però ha messo in allarme tutti i settori che rivendicano una produzione autoriale, dalla musica all’editoria. Il timore è che la raccolta dei pareri messa in atto dal governo si traduca presto in un indebolimento della legge sul copyright, in direzione di una resa quasi incondizionata alle imprese di intelligenza artificiale sempre più dilaganti sul mercato.
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Per questo motivo, il 25 febbraio, nell’ultimo giorno di consultazione, News Media Association, portavoce delle organizzazioni della stampa inglese, ha lanciato una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica britannica sulla «minaccia esistenziale» rappresentata per le industrie creative dai modelli di IA generativa, molti dei quali recuperano contenuti creativi da Internet senza autorizzazione, senza riconoscimento e, soprattutto, senza pagamento.
Denominata “Make It Fair”, la campagna è riuscita nel difficile compito di riunire sotto un’unica bandiera moltissime testate. La mattina del 25 febbraio, decine di quotidiani nazionali e regionali, tra cui il Mirror e il Daily Mail, hanno riportato in prima pagina il manifesto di “Make It Fair”: la scritta nera su sfondo azzurro, con le lettere “AI” – bersaglio della battaglia – in bianco.
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Il diritto degli autori «ad avere la loro parte»
Giornalisti, autori e editori si battono per una politica di maggior controllo, che tenga conto del valore che l’industria produce. Imprese e individui “creativi” di tutto il Paese generano infatti circa 120 miliardi di sterline all’anno per l’economia inglese. Una ricchezza da tutelare, che non può rischiare i “furti” ai quali sarebbe esposta in caso di una legislazione troppo poco restrittiva sull’intelligenza artificiale.
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«Nel Regno Unito abbiamo già leggi sul diritto d’autore di prim’ordine», ha dichiarato Owen Meredith, CEO della News Media Association. «Esse hanno sostenuto la crescita e la creazione di posti di lavoro nell’economia creativa in tutto il Regno Unito, sostenendo alcuni dei più grandi creatori del mondo: artisti, autori, giornalisti, sceneggiatori, cantanti e cantautori».
La questione ha rilevanza anche politica. Meredith ricorda che «per una società democratica sana, il diritto d’autore è fondamentale per la capacità degli editori di investire in un giornalismo di qualità affidabile. L’unica cosa che va affermata è che queste leggi si applicano anche all’IA e che vanno introdotti requisiti di trasparenza per consentire ai creatori di capire quando i loro contenuti vengono utilizzati. Il governo propone invece di indebolire la legge, rendendo sostanzialmente legale il furto di contenuti».
Infatti, aggiunge, «non ci sarà innovazione nell’IA senza i contenuti di alta qualità che sono il carburante essenziale per i modelli di IA. Ci appelliamo al grande pubblico britannico affinché sostenga la nostra campagna “Make it Fair” e chieda al governo di garantire che i creativi siano in grado di ottenere un’adeguata ricompensa finanziaria dalle aziende di IA per assicurare un futuro sostenibile sia per l’IA che per le industrie creative». L’obiettivo è dunque arrivare a un accordo equo (fair), che valorizzi i creativi e al contempo permetta l’evoluzione dei modelli di intelligenza artificiale.
L’appello dell’industria musicale
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La minaccia al diritto d’autore ha attivato anche il mondo della musica, che ha lanciato una campagna in concomitanza con “Make It Fair”. A questo proposito è intervenuto Ed Newton-Rex, fondatore di Fairly Trained, un’organizzazione no-profit che certifica le aziende di IA generativa per le pratiche di formazione dei dati che rispettano i diritti dei creatori. Newton-Rex ha dichiarato che un migliaio di musicisti britannici «hanno pubblicato oggi un album congiunto, Recordings of empty studios, chiedendo al governo di cambiare rotta o di rischiare che gli studi musicali vuoti diventino la norma».
«Le proposte del governo – ha aggiunto – consegnerebbero il lavoro di una vita dei creatori di talento del Regno Unito – i suoi musicisti, i suoi scrittori, i suoi artisti – alle società di AI, gratuitamente. Il governo deve cambiare rotta e rendere le cose giuste». Un appello condivisibile, ma è bene ricordare che di fronte a questioni inedite come questa, cosa sia giusto e cosa no è ancora tutto da definire.