Seconda giornata della 13esima edizione del Festival Glocal 2024. MasterX racconta i punti salienti della rassegna.
Società sportive che diventano media company
La seconda giornata di Glocal si apre alle 9 in Sala Campiotti con l’incontro “Le società sportive che diventano media company”. Francesco Mazzoleni, giornalista di VareseNews, intervista Marco Gandini, responsabile comunicazione e stampa della Pallacanestro Varese, e Roberto Monzani, responsabile Inter Media House.
“La missione della media house è quella di creare un forte senso di comunità. Ci interessa raccontare quanto è bello di essere noi, e non quanto è brutto essere gli altri”, spiega Monzani. Soprattutto nei momenti difficili. “Penso all’ultima giornata dello scudetto del Milan: abbiamo valorizzato l’abbraccio del pubblico ai ragazzi per il lavoro fatto durante l’anno. Da quella delusione è nata poi la finale di Champions della stagione dopo e la vittoria del campionato due anni più tardi. E noi abbiamo raccontato questo percorso”.
“Nel nostro lavoro bisogna cercare di separare i risultati sportivi da quelli del brand. Non sempre è possibile, chiaramente, però almeno idealmente bisogna tenere distinti questi due ambiti”, dice Gandini. “Paradossalmente, spesso sono i risultati negativi a creare più engagement: il tifoso è più propenso a commentare un post in caso di sconfitta, piuttosto che in caso di vittoria. Però questo tipo di engagement non ci serve, è negativo: non porta a rafforzare il senso di comunità, anzi”.
Deindicizzazione, diritto all’oblio e libertà di stampa
A pochi metri di distanza, al Salone Estense la seconda mattinata di Glocal inizia con il panel “La rete che dimentica: la deindicizzazione automatica degli articoli”, moderato dal giornalista di VareseNews Andrea Camurani con la partecipazione di Lorenzo Bagnoli, condirettore di Irpimedia, Raffaele Angius, giornalista della stessa testata e Mario Tedeschini Lalli, giornalista e storico.
L’incontro si apre con l’intervento di Tedeschini Lalli, in grado di inquadrare subito il nucleo della discussione. Come sintetizzato dal giornalista, il problema della deindicizzazione nasce dal fatto che “il web ha creato un nuovo orizzonte temporale per i contenuti giornalistici. Tutto quello che pubblichiamo oggi continua a esprimere i suoi effetti anche nel futuro. Gli effetti, ovviamente, possono essere positivi o negativi, a seconda del caso. Ciò che è fondamentale, però, è trovare un equilibrio tra il diritto all’oblio e alla privacy e la libertà di stampa. Il giornalismo non può sottomettersi completamente e non deve limitarsi ad assecondare ogni richiesta”.
La discussione prosegue con Lorenzo Bagnoli che ha raccontato un’inchiesta di Irpimedia sul business della deindicizzazione: “Con l’inchiesta che abbiamo condotto su Eliminalia, società fondata dall’imprenditore spagnolo Didac Sánchez, abbiamo svelato un vero e proprio business della deindicizzazione. Un giro d’affari da milioni di euro per alterare il posizionamento online di contenuti negativi per i propri clienti, ignorando di fatto tutti i requisiti del diritto all’oblio”.
Raffaele Angius ha poi sottolineato lo strapotere dei giganti del web nella deindicizzazione: “Il problema più grande è che le mansioni che un tempo richiedevano un intervento dello Stato, tramite un giudice o un’altra autorità, ora sono state delegate a un privato come Google. Per deindicizzare un articolo basta il parere della società e non di un’autorità. Un paradosso che ha un effetto devastante sul nostro lavoro.”
Lo stato di salute dell’informazione italiana
Alle 11, in Sala Campiotti, si tiene il panel Glocal “Lo stato di salute dell’informazione italiana”. Marco Giovannelli, direttore di VareseNews, media l’incontro, a cui partecipano Alessio Cornia, Associate Professor presso Dublin City University (DCU), Carlo Bartoli, direttore dell’Ordine dei Giornalisti, Riccardo Terzi, Head of news partnerships Southern Europe di Google, e Marianna Bruschi, caporedattrice di Skytg24.
Si è dibattuto attorno al modo in cui gli italiani si informano. Cornia ha presentato un report del Reuters Institute for the Study of Journalism presso l’Università di Oxford. Se nel 2016 il 74% degli intervistati si dichiarava molto o estremamente interessato, quest’anno solo il 40% si definisce tale nel nostro Paese. Indagare le ragioni di questo declino resta complesso, ma si possono notare due connessioni temporali rilevanti.
La prima è la vicinanza di un primo calo marcato (2019) con le elezioni politiche del 2018, i cui risultati hanno evidenziato una forte frammentazione del quadro politico. La seconda è la diminuzione significativa dell’interesse tra il 2021 e il 2022, coincidente con il calo fisiologico di attenzione per l’informazione a seguito della fine della fase più acuta della pandemia da Covid-19, durante la quale l’interesse per le notizie era leggermente aumentato.
Giornalismo di strada
Il primo incontro pomeridiano Glocal nella sala Varesevive è il panel “Giornalismo di strada: un’opportunità di vita e una grande risorsa per l’informazione”, moderato dal giornalista Marco Renzi con Samia Kaffouf, coordinatrice di Zebra, Cristiano Lucchi, direttore di Fuori Binario e Stefano Lampertico, direttore di Scarp de’ tenis.
Marco Renzi apre l’incontro ponendo l’attenzione sul fulcro del giornalismo di strada, ovvero quello di “dare la possibilità a persone ai margini di ritrovare la propria dignità, vendendo giornali di strada (prodotti da loro) alle persone per strada”.
Il primo progetto a essere presentato è Zebra, una rivista che nasce a Bolzano e che, quindi, è caratterizzata da due anime: una tedesca e una italiana, così come la città e tutto l’Alto Adige. “Una sfida”- racconta Kaffouf – “che si dipana su due linee. La prima, quella di dare voce alle persone più deboli. La seconda, quella di mantenere vive e comunicanti le due lingue”.
Ideali di fondo condivisi anche da Cristiano Lucchi. Il giornalista racconta di come “l’obiettivo principale di Fuori Binario sia dare un reddito a chi un reddito non ce l’ha. Persone finite, per un motivo o per l’altro, fuori dai binari della vita. Il tutto, con una redazione mista, fatta da attivisti e volontari che collaborano persone senza dimora, consentendo di combattere gli stigmi che caratterizzano la vita di strada. Perché leggendo il giornale si fa fatica a distinguere il giornalista dal senza dimora”.
Ridare dignità e una voce a chi non ne ha, dunque. Settore in cui da tempo uno dei grandi protagonisti è Scarp de’ tenis. Un progetto editoriale, sostenuto da Caritas, che, come raccontato da Lampertico, è una vera e propria famiglia. “Abbiamo avuto venditori che sono stati con noi per 20 anni. Persone che non avevano nessuno e che sono state accolte e apprezzate. È questa la forza di Scarp che, oltre a dare uno stipendio, riesce a responsabilizzare e far sentire parte della collettività i dipendenti. Anche quando si sbaglia. Perché Scarp ha le porte girevoli. Si può sempre tornare.”
Rafforzare i legami con il pubblico nell’era dell’Intelligenza Artificiale
Alle 14.30 presso la Biblioteca civica nel palazzo Estense si è tenuto il panel “Rafforzare i legami con il pubblico nell’era dell’intelligenza artificiale”. All’incontro, mediato da Laura Amigo, ricercatrice presso l’Università della Svizzera Italiana, hanno partecipato Marta Zanichelli, coordinatrice del Master in giornalismo dell’Università IULM, Daniela Taiocchi, responsabile eventi della Sesaab, Paolo Bovio, managing editor di Will Media, e Pablo Creti, giornalista di cultura e società della Radiotelevisione svizzera.
“Le piattaforme sono il luogo dove abitiamo e se vogliamo coinvolgere i giovani dobbiamo stare lì”, dice Bovio. “Questa è una grande scommessa perché significa che si è sempre ospiti in casa d’altri. Devi giocare con le regole degli altri. Per noi è fondamentale conoscere le piattaforme e “hackerare” il loro sistema: cerchiamo di trovare degli espedienti per seminare contenuto giornalistico tagliato in modo da essere intellegibile dagli utenti. Tuttavia, non possiamo prescindere dal rapporto con la nostra audience: a partire dal 2021 abbiamo organizzato diverse iniziative in giro per l’Italia per incontrare e soprattutto ascoltare i nostri followers”.
Taiocchi, che lavora per il gruppo editoriale di cui fa parte l’Eco di Bergamo, dice: “Per noi il contenuto è il mezzo giornalistico per continuare a mantenere la relazione coi lettori. Il nostro compito è entrare nella dieta mediatica delle persone che sentono il bisogno di leggere il giornale, qualcosa che sembra fuori dal tempo ma che occorre continuare a fare. Stiamo portando avanti una “manutenzione” delle relazioni con la nostra comunità di riferimento, cioè i bergamaschi“.
“Noi facciamo della prossimità e del rapporto col pubblico il nostro core business. Offriamo concerti ed eventi sportivi. Vogliamo trasformare l’offerta digitale in meeting con i giovani”, dice Creti. “Tra le diverse cose che organizziamo, facciamo un workshop nelle scuole medie per sensibilizzare, ad esempio, sulla tematica dell’innovazione digitale”.
Diamo inizio in Sala Varese Vive all’evento “I giornali per bambini e ragazzi” con Nicoletta Martinelli (vicecaporedattrice, Avvenire e Curatrice, Popotus) e Martina Recchiuti (caporedattrice, internazionale Kids). pic.twitter.com/CCHVKH9KIQ
— Festival Glocal (@festivalglocal) November 8, 2024
Giornalismo per bambini e ragazzi
La seconda giornata di Festival Glocal alla Sala VareseVive si conclude con il panel “I giornali per bambini e ragazzi” moderato da Lidia Romeo di VareseNews con Nicoletta Martinelli, vicecaporedattrice di Avvenire e curatrice di Popotus e Martina Recchiuti, caporedattrice di Internazionale Kids.
“Rendere più chiaro e comprensibile, non semplificare”. Questo è per Recchiuti il senso del giornalismo per bambini e ragazzi e, di conseguenza, la missione di Internazionale Kids. “I bambini vengono a contatto con le notizie in mille modi. Senza un linguaggio adatto, non riuscirebbero a comprendere in maniera corretta tutto ciò che accade intorno a loro. E un giornale è fondamentale in questo senso. Ogni metodo può essere efficace. A Internazionale Kids, oltre a tradurre articoli da giornali per ragazzi di altre nazioni, usiamo anche strumenti originali come fumetti e illustrazioni per comunicare con i più piccoli”, dice la giornalista.
Obiettivo condiviso anche da Martinelli con il progetto editoriale Popotus, inserto di Avvenire. “Il giornale è pensato in maniera tale da avere notizie in grado di essere capite autonomamente ma, al tempo stesso, incoraggiamo anche la partecipazione degli adulti, soprattutto degli insegnanti, per facilitare e migliorare il processo di apprendimento.