Geopod Ep.18 – Le conseguenze geopolitiche di un anno di guerra in Ucraina

A un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa del 24 febbraio 2022, il conflitto continua, facendo ogni giorno vittime da entrambe le parti. Le conseguenze sono ormai evidenti. Basti pensare al gran numero di persone in stato di assedio o sfollate, allo shock economico e finanziario con ripercussioni in tutto il mondo e soprattutto nei mercati delle materie prime. Ma come sono cambiati in un anno i giochi di forza tra le potenze coinvolte? Quali sono le prospettive per il futuro?

Per provare a capire meglio la situazione attuale e le possibili evoluzioni del conflitto in Ucraina ho invitato Armando Sanguini, ambasciatore e Senior Scientific Advisor dell’Ispi. Buongiorno.

Armando Sanguini: Buongiorno

Per cominciare le vorrei chiedere, quali conseguenze ha avuto l’invasione dell’Ucraina sulle relazioni internazionali?

Armando Sanguini: Direi che l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto il risultato di scavare un fossato tra la Russia e l’Europa, tra la Russia e il mondo occidentale e adesso dobbiamo constatare che dopo un anno, e un anno è lungo da passare, c’è stata una carneficina, morti da entrambe le parti. Ovviamente gli ucraini sono stati coloro che hanno sofferto di più, ma non dimentichiamoci neanche tanti giovani russi mandati a morire in una guerra che francamente non ha molto senso. L’Europa in tutto questo ha assunto una posizione unitaria, direi forte e direi che forse la guerra ha aiutato l’Europa, come la Nato, a serrare i ranghi rispetto a una situazione in cui le velleità di singoli membri sono sempre dietro l’angolo. In questo caso direi che tutto questo non è avvenuto. La Russia in questo momento occupa buona parte, se non tutto il Donbas. È presente anche in altre aree del Paese. Mentre posso ipotizzare che con la trattativa sia disponibile ad abbandonare queste zone, trovo che sia difficile aspettarsi che la Russia abbandoni il Donbas. Non vedo un’Ucraina che riesca a spingere i russi fuori dal Donbas e quindi occorrerà trovare una una spartizione, diciamo di benefici e sacrifici che penalizzino la Russia, perché è la Russia che ha aggredito, ma che possono portare su un terreno di tregua e con il tempo anche di una pacificazione. Oggi, però, ho l’impressione che siamo lontani e da una tregua e ancor di più da una prospettiva di pace.

Non vedo nel mondo una particolare attenzione a questo conflitto ucraino perché in Medio Oriente, ad esempio, c’è un atteggiamento di bilanciamento tra gli uni e gli altri, nessuno vuole inimicarsi la Russia. In Oriente si pensa soprattutto alla gestione cinese, alla capacità della Cina di sgomberare il terreno da questo conflitto. Tenendo conto che di conflitti nel mondo ce ne sono troppi, tanti, e questo è solo uno. Per noi europei è importantissimo perché a casa nostra, però, ci sono anche altre situazioni, non meno rilevanti.

In queste ultime settimane, oserei dire, la Cina è entrata finalmente in gioco e io spero che la Cena riesca a convincere la Russia, non tanto a ritirarsi, perché la Russia si è spinta troppo per potersi ritirare in questo momento, ma per creare le condizioni di una trattativa, di un negoziato che inesorabilmente comporta una rinuncia da entrambe le parti. L’Italia ha degli esempi positivi al riguardo. Penso a tutto ciò che è l’area del Tirolo, tanto per portare un caso specifico. Quindi diciamo che questa guerra ha creato una serie di ripercussioni non indifferenti, però, non ne esagererei neanche la portata perché il mondo soffre di tanti conflitti, ivi compreso questo.

Alla recente Conferenza di Monaco sulla Sicurezza il premier inglese Sunak ha detto che serve un nuovo trattato da siglare in occasione del prossimo vertice Nato, per proteggere l’Ucraina anche da future aggressioni. Che cosa intende?

Armando Sanguini: Un patto di che cosa? Quella di Monaco è una conferenza della sicurezza che si svolge ogni anno. Quest’anno, ovviamente la Russia non era presente. E certo occorrerà avere un disegno di sicurezza europea più forte di quello attuale. Ciò comporta, ad esempio, la definizione di una vera e propria difesa dell’Unione Europea. Quello che reputo difficile è immaginare adesso, con la frattura che si è verificata, l’ipotesi di una difesa europea che sia autonoma rispetto alla Nato. Lo vedo un po’ complicato, anche se diversi Paesi, a cominciare dalla Germania, hanno aumentato considerevolmente la loro spesa militare. Che l’Europa riesca ad affrancarsi con una propria politica di difesa europea, mi sembra solo un fatto positivo nella misura in cui integri il suo ruolo nella Nato. Sarebbe un’alleanza con a fianco anche uno schema di difesa europea.

Il consumo di armi munizioni e mezzi militari in Ucraina in questi 11 mesi di conflitto è stato enorme. Cosa comporta questo per i Paesi europei?

Armando Sanguini: Questa è una bella domanda, perché in realtà quello che noi sappiamo è poco. Noi non abbiamo notizie particolarmente dettagliate di ciò che abbiamo dato all’Ucraina per difendersi. Quello che è certo è che l’Occidente, e l’Europa in particolare, non hanno così grandi riserve di armi utili allo scopo e questo può essere un elemento molto critico a fronte di una Russia che è sempre lì nel Donbas. Io ritengo che quella zona sia il vero obiettivo russo e che al di là di una certa soglia l’Europa non abbia poi tutti questi strumenti di difesa da mettere a disposizione nelle 24 ore o nel giro di 30 giorni all’Ucraina.

Se tutto questo, però, dovesse servire per accelerare un’ipotesi di tregua, ben venga. Mi pare che sia un po’ complicato. La sua domanda è acuta perché in effetti non abbiamo poi tutte queste armi da cedere all’Ucraina in modo che si possa difendere. Quindi, il rischio vero in questo momento è che questa guerra continui non dico sotto traccia, ma con il solito corredo di distruzione, di morti che si susseguono ormai come una rituale notizia quotidiana.

Eppure, in questi giorni abbiamo sentito dire anche che si potrebbe aumentare la produzione di armi e mezzi.

Armando Sanguini: Non dimentichiamo la guerra delle parole, la guerra delle frasi, delle dichiarazioni, che accompagna sempre i conflitti sul terreno. Riuscire a distinguere ciò che è propaganda, ciò che è esibizione muscolare, ciò che è la realtà dei fatti non è facile.

Durante questo anno di guerra è cambiata anche la strategia della Russia…

Armando Sanguini: La Russia ha invaso l’Ucraina con un argomento che sta coltivando da anni, non da poco. In pratica, ha accusato l’Occidente, e la Nato in particolare, di essersi progressivamente espanso a Est, tradendo la promessa fatta a suo tempo dal segretario di Stato americano James Baker, dal governo americano, di non andare a occupare territori a Est. Questa è la grande accusa russa, che continua a stare in piedi. I russi in questo momento dicono: noi dobbiamo salvaguardare le minoranze russe che ci sono in Europa e che in questo momento sono sotto attacco (per esempio, in Ucraina adesso non è più ammesso neppure parlare in russo). Cioè, in questo momento la Russia sta accusando l’Occidente di aver violato le sue promesse fatte al momento della dissoluzione dell’Unione Sovietica di non allargare i confini a Est.

È chiaro che l’Ucraina è l’ultimo esempio, se noi guardiamo la geografia, di un Paese grande incuneato praticamente in quello che è il territorio russo. Quindi la sensibilità di Mosca su questo aspetto è stato un punto di partenza per scatenare questo atto, che però è quello che ha messo la Russia dalla parte del torto, in quanto Paese invasore.

Perché per esempio da un certo momento in poi la Russia ha puntato a distruggere le infrastrutture energetiche?

Armando Sanguini: La Russia ha sempre reagito così, giocando sul tempo, la temperatura, l’inverno. È una logica che a noi magari potrà sfuggire però è sempre quella. In questo momento mi pare che il risultato cercato sia quello di strangolare gli ucraini, tagliando loro il riscaldamento, la luce elettrica, cioè rendendo loro la vita molto complicata. Io credo che la scadenza del 24 febbraio sarà una scadenza di ferro e fuoco perché ciascuno vorrà dimostrare qualcosa: i russi, in particolare, che sono forti e non hanno nessuna intenzione di smobilitare e gli ucraini che sono capaci di reagire e magari anche di spingere. Tenendo conto che ogni metro perso o guadagnato sono vite umane, sono distruzione.

Qual è il ruolo della Cina?

Armando Sanguini: La Cina può avere un’influenza notevole sulla Russia perché in fondo alla Cina, intendiamoci, il binomio russo-cinese alla fine interessa. Ma come in tutte le relazioni internazionali interessa tanto più quanto uno dei due è, o sembra, più debole dell’altro. Oggi la Cina guarda alla Russia come un partner indebolito. Però la Cina ha anche una capacità di spinta non indifferente.

L’altro che può fare qualcosa è l’Unione Europea, che potrebbe rivolgersi a Putin in termini riservati, chiamiamoli segreti, per dire che forse è arrivato il momento di mettere un punto fermo. Altrimenti ci porteremo avanti questo cancro per un x tempo indefinibile e in cui forse, alla fine, solo la stanchezza deciderà.

Ci sono secondo lei in questo momento dei tavoli segreti di trattativa per la pace?

Armando Sanguini: Ma io penso di sì, perché nessun Paese d’Europa vuole questa situazione. Al contrario degli Stati Uniti che magari hanno un po’ di interesse a vedere una Russia particolarmente indebolita, noi abbiamo un fortissimo interesse a superare questa situazione, questa ferita nel cuore dell’Europa. Però, occorre che insieme ad altri, e segnalo la Cina perché oggi è il Paese che può avere più influenza su Putin, gli si chieda perlomeno di fermarsi. Bisogna arrivare a questa benedetta tregua e anche Zelensky dovrebbe forse attenersi ad un linguaggio un po’ diverso e non stimolare ogni giorno l’arrivo di nuove armi, anche perché più di tante riserve, come dicevamo prima, non ci sono. Il mio è un po’ un invito ad abbassare i toni. Temo, però, che fino al giorno 24 questi toni invece non si abbasseranno.

Puoi ascoltare qui le altre puntate di Geopod, il podcast di geopolitica.

Elisa Campisi

SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX. MI INTERESSO DI POLITICA, ESTERI, AMBIENTE E QUESTIONI DI GENERE. SONO LAUREATA AL DAMS (DISCIPLINE DELL’ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO), TELEVISIONE E NUOVI MEDIA. HO STUDIATO DRAMMATURGIA E SCENEGGIATURA, CONSEGUENDO IL DIPLOMA TRIENNALE ALLA CIVICA SCUOLA DI TEATRO PAOLO GRASSI.

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