Sono passati quattro mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina e secondo i dati dell’UNHCR, Agenzia delle Nazioni Unite, sono oltre 5 milioni i rifugiati ucraini registrati in tutta Europa. Il conflitto russo-ucraino, però, non è l’unico attualmente in corso e secondo il Global Trends dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, alla fine del 2021 le persone in fuga da guerre e da violazioni di diritti umani erano 89,3 milioni.
Già prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, nel 2021, il numero dei rifugiati era aumentato dell’8% rispetto all’anno precedente e del doppio rispetto a 10 anni prima. Se alla fine del 2021 le persone in fuga erano 89,3 milioni, adesso, con l’invasione russa dell’Ucraina e le altre emergenze in corso la cifra ha superato i 100 milioni.
Il “Conflit data program” dell’Università svedese di Uppsala, che ha raccolto i dati ufficiali relativi al 2020, ha censito169 conflitti, per un totale di oltre 81.447 vittime. Di questi solo tre erano confronti militari fra Stati: quello tra India e Pakistan per il controllo del Kashimir; tra Cina e India che si contendono il territorio che collega Tibet e Xinjiang, e quello che connette Bangladesh e Golfo del Bengala; e infine il conflitto tra i due nemici storici in Medio oriente, Israele e Iran. A questi si aggiunge ora la guerra tra Russia e Ucraina.
Negli ultimi anni, gran parte delle tensioni sono state causate da conflitti interni tra Stato e gruppi armati che ostacolano l’operato del governo, come per esempio al-Shabaab in Somalia o i taleban in Afghanistan che in fine sono riusciti a riprendere il potere. Spesso i combattimenti sono anche tra le diverse milizie armate che si contendono il controllo di una zona: è il caso del Congo orientale, dove centinaia di milizie ribelli si affrontano per controllare il traffico delle ricchezze nel sottosuolo (soprattutto oro, diamanti e coltan).
La maggior parte dei conflitti mondiali è concentrata in Asia e in Africa e le forme più comuni sono le dispute territoriali e le guerre civili. Etiopia, Yemen, Siria, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia e Myanmar sono tra i luoghi più problematici.
In Siria, a 11 anni dall’inizio della guerra civile, oltre sei milioni e 700mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case, almeno 3 milioni di bambini non vanno ancora a scuola e quasi 6 mila bambini sono stati reclutati come soldati. Oggi la Siria è divisa in almeno tre aree: l’area controllata dal governo di Bashar al Assad, quella amministrata dai curdi e l’area nord ovest, dove restano le ultime sacche di opposizione e anche alcuni gruppi legati alla formazione integralista di al Qaeda.
In Etiopia è in corso dal novembre del 2020 il conflitto che vede opposto principalmente il Fronte di Liberazione Popolare del Tigray e le forze federali della capitale. Una guerra civile che ha portato a uccisioni e violenze di massa, insurrezioni antigovernative e violenze locali che si sono diffuse in tutto il Paese. Secondo l’Onu, oltre 400mila persone sono sfollate dal Tigray, mentre gli sfollati interni sono oltre 2 milioni.
La più grave crisi al mondo, secondo l’Onu, è però quella dello Yemen: circa l’80% della popolazione è bisognosa di assistenza o protezione. Il numero di bambini uccisi in sette anni di guerra ha superato quota 10mila e negli ultimi mesi si sono intensificati gli scontri tra le forze houthi e quelle della coalizione a guida saudita.
In Somalia le formazioni armate jihadista di al-Shabaab sono sempre più potenti e si teme che possano prendere il potere della capitale Mogadiscio, come i Taleban a Kabul.
Vanno infine inclusi a pieno titolo nella categoria dei conflitti, la narco-guerra messicana, la tensione politica ad Haiti, dove si registra un picco di omicidi e rapimenti, e gli scontri delle gang in Centroamerica, che hanno costi umani e dinamiche a tutti gli effetti bellici.
In conclusione, abbiamo visto che l’invasione russa dell’Ucraina è solo l’ultimo di un lungo elenco di conflitti. Dalle lotte per il possesso di risorse strategiche e dei commerci di sostanze illegali ai giochi geopolitici delle potenze globali, quello che questi conflitti hanno in comune è sempre il coinvolgimento dei civili, uccisi durante i combattimenti o costretti a lasciare le loro case.
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