FUORI – EPISODIO 1 – IRAQI FREEDOM #20

PRIMA PUNTATA: IRAQUI FREEDOM #20

  • Gli Stati Uniti invadono l’Iraq: così ha inizio la Seconda Guerra del Golfo
  • I conflitti persistenti tra sunniti e sciiti, gli esponenti dei due rami principali dell’Islam
  • La nascita e lo sviluppo dei più importanti movimenti jihadisti islamici

 

Buongiorno a tutti,
io sono Giulia Zamponi, giornalista praticante di MasterX, la testata del Master in Giornalismo IULM,
e questo è Fuori, il mondo oltre i nostri confini, un podcast che parla di esteri. È giovedì 30 marzo 2023. Benvenuti alla prima puntata. Oggi parleremo del 20esimo anniversario dell’invasione degli Stati Uniti in Iraq.

20 marzo 2003

“Le forze americane e gli alleati sono nelle prime fasi delle operazioni militari per disarmare l’Iraq, liberare il suo popolo e difendere il mondo da un grave pericolo”. Con queste parole 20 anni fa, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush annunciava in tv l’invasione dell’Iraq, paese mediorientale ricco di petrolio, per mettere fine al regime di Saddam Hussein e distruggere le armi chimiche di distruzione di massa.

Una “guerra incomprensibile”, come è stata definita, sanguinaria, che ha devastato un paese e ha ucciso 200mila civili iracheni. Una guerra preventiva, in quanto Saddam Hussein andava fermato in modo preventivo, costituendo una minaccia per tutti. Inoltre, venne invocato il principio di esportazione della democrazia, ovvero per proteggere la libertà negli Stati Uniti, era necessario proteggere la libertà ovunque.

George Bush, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, iniziò a sostenere che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa. Con questo termine si intendono le armi nucleari, biologiche e chimiche, e i missili balistici a lungo raggio. Pensava anche che l’Iraq supportasse Al-Qaeda, un movimento paramilitare terroristico a ideologia islamista che aveva pianificato e messo in atto gli attentati. Indimenticabile l’immagine del segretario di Stato Colin Powell che alle Nazioni Unite mostrò una fialetta di antrace in polvere per contribuire a consolidare l’opinione pubblica a favore di un’azione militare. Un discorso che distrusse in un solo giorno la sua carriera.

All’alba del 20 marzo 2003 inizia l’Operazione Iraqi Freedom, con 295mila truppe statunitense e alleate, che invadono l’Iraq attraverso il confine con il Kuwait. Ha così inizio la Seconda Guerra del Golfo. L’Iraq faceva parte di un “asse del male” internazionale, insieme all’Iran e alla Corea del Nord. Un paese segnato dalla carestia, con 11 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà, schiavo della sete di potere di molti, con un’abbondanza lussuriosa di petrolio. Un paese dove ad oggi regna la cleptocrazia, con una rete di criminali che gestiscono la corruzione dilagante, che ha sostituito il potere politico.

Ad aprile dello stesso anno cade in mano agli americani la capitale Baghdad. La promessa statunitense di esportare la democrazia si scontrerà con la consapevolezza che “le prove non sono più così tanto solide”: le armi di distruzione di massa non saranno infatti mai trovate.

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Nel 2006 un’esplosione in un mausoleo sciita a Samarra innesca un conflitto tra fazioni armate sunnite e sciite che durerà fino al 2009. La guerra civile tra musulmani sunniti e sciiti sarà una delle condizioni in cui gli americani lasceranno il paese dopo essersi ritirati, ma torneremo sull’argomento più avanti.

Saddam Hussein, il dittatore iracheno presidente dal 1979, viene catturato vicino Tikrit, la sua roccaforte. Verrà giustiziato per crimini contro l’umanità e impiccato il 30 dicembre 2006. Le ultime truppe usa lasciano il paese nel 2011: è ora di ricostruire, di rinascere, avranno pensato gli iracheni, ma non andò proprio così. Infatti, seguiranno ancora tempi di guerra e distruzione, che porteranno ad una divisione settaria del potere basata su principi etnico-religiosi, che impedirà l’evoluzione della identità nazionale.

Sotto Saddam Hussein, alla guida del paese c’erano i Sunniti, coloro che riconoscono la validità della Sunna e che alla morte del profeta dell’Islam Maometto, riconoscevano in Abu Bakr, amico del profeta, colui che doveva succedergli. Durante la dittatura irachena, i curdi si ribellarono nelle loro enclavi montane, per tentare di ottenere un’autonomia, mentre gli sciiti che rappresentavano la maggioranza della popolazione, erano in attesa del momento opportuno per ribaltare il potere. Momento che arriverà dopo la morte di Saddam. Secondo questi ultimi, il legittimo successore di Maometto andava individuato tra i suoi consanguinei e il profeta aveva designato suo cugino Ali.

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Prima della guerra in Iraq esisteva solo un gruppo jihadista, che si ispirava alla jihad, letteralmente “guerra santa contro gli infedeli”, fondato nelle aree curde dell’Iraq settentrionale da Abu Musab al-Zarqawi. Poi ci sarà il matrimonio con Al-Qaeda fondata da Osama bin Laden. Nel contesto dell’insurrezione contro l’esercito statunitense, nel 2006 nasce l’Isis, il gruppo jihadista Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, fondato da Abu Bakr al-Baghdadi. La fondazione dell’Isis aprirà la frattura più importante della jihad, inaugurando la lotta per l’egemonia tra al-Qaeda e lo Stato Islamico. Nel 2014 nascerà ufficialmente il califfato a cavallo tra Iraq e Siria.

Arrivando ai giorni d’oggi, l’invasione dell’Iraq ha rafforzato i rivali degli Stati Uniti, come l’Iran, mentre ha indebolito Washington, una dinamica di cui hanno approfittato le grandi potenze mondiali antagoniste, come Russia e Cina.

Si conclude qui questa puntata, grazie per aver seguito Fuori! Appuntamento alla prossima settimana con le notizie dal mondo!

 

Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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