A 70 giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, gli elettori democratici possono sperare nella vittoria. La Convention del partito, che si è tenuta dal 19 al 22 agosto a Chicago, ha infatti dato ulteriore slancio alla crescita delle preferenze per la candidata Kamala Harris nei sette swing states, gli stati in bilico, ovvero Arizona, Georgia, Nevada, North Carolina, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.
Swing states
Stando ad alcuni sondaggi aggiornati al 23 agosto, il margine di vantaggio sul concorrente repubblicano Donald Trump in questi stati garantirebbe all’attuale vice presidente americana il ruolo di prima donna alla Casa Bianca. Fatta eccezione per la Georgia, dove Trump si assesta a + 0,8 punti percentuali sulla rivale (perdendo tuttavia, 1 decimo di punto percentuale rispetto alla settimana precedente), negli altri sei stati in bilico è Harris a risultare avanti: + 1,7% in Arizona, + 0,8% in Nevada, + 0,6% in North Carolina, + 2,9% in Michigan, + 1,9% in Pennsylvania e + 3,5% in Wisconsin.
Facendo un confronto con i sondaggi della settimana precedente alla Convention, in particolare, si scopre che in North Carolina la percentuale di sostegno alla candidata dei Democratici ha superato (di pochi decimali) quello al competitor repubblicano: 47,9% a 45,5% per Trump nel poll del 16 agosto; 46,0% a 45;4% per Harris in quello del 23 agosto, il giorno dopo la chiusura della Convention. In Arizona, Nevada e Wisconsin, invece, il margine guadagnato da Harris nei giorni precedenti all’evento a Chicago è aumentato: + 0,5% in Arizona, + 0,1% in Nevada e + 0,3% in Wisconsin. Percentuale eguagliata, infine, in Michigan (+ 2,9%) e Pennsylvania (+ 3,5%).
Kennedy for Trump
Tuttavia, per i donkeys è ancora presto per cantare vittoria. Le stime numeriche relative ai consensi per Harris o Trump negli stati in bilico rilevano uno scarto massimo di 4 punti percentuali tra i due concorrenti ed è probabile che vadano incontro a cambiamenti nei prossimi due mesi. Molto dipenderà dal tipo di campagna elettorale condotta dai due candidati e dagli effetti del ritiro dalla corsa alle presidenziali del terzo candidato, Robert F. Kennedy.
Battitore libero in vista delle elezioni di novembre, il nipote del presidente degli Stati Uniti assassinato nel 1963 ha scelto di sostenere Trump nel testa a testa con Harris, poche ore dopo la chiusura della Convention. L’“arruolamento” nelle file dei Repubblicani gioverebbe al partito del tycoon: contando su un sostegno pari a circa il 4-5% negli stati in bilico, Kennedy potrebbe infatti convogliare una parte del proprio elettorato verso Trump. Come rilevato dal Pew Center, il 40% dei seguaci “indipendenti” di Kennedy si identifica con idee repubblicane, a fronte di un 26% più vicino ai democratici.
Road to 270
Nelle prossime settimane i due partiti si daranno battaglia per mettere le mani sui 270 seggi del Collegio elettorale, sufficienti alla conquista della presidenza. I sette stati in bilico ne mettono in palio 93: Pennsylvania (19), Michigan (15), Wisconsin (10), Georgia (16), Arizona (11), Nevada (6), North Carolina (16).
Sorprese potrebbero inoltre arrivare dai voti all’interno dei due collegi congressuali del Maine (storicamente democratico) e dei tre del Nebraska (storicamente repubblicano), che potrebbero esprimere un colore diverso rispetto allo stato di cui fanno parte.