Da TikTok a Call Her Daddy: Kamala Harris e la politica in stile Gen Z

Cosa ci fa la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, sulla sedia color cachi del podcast Call Her Daddy? Probabilmente una delle cose che sa fare meglio: parla con la GenZ.

Una campagna elettorale “virale”

Non è una novità. Dall’inizio della sua campagna elettorale, la candidata Dem alle presidenziali, ha usato una strategia social all’insegna della viralità. E lo ha fatto sfruttando i trend e il linguaggio della Generazione Z, come se fosse una di loro.
In un certo senso, infatti, Kamala è riuscita a diventare una nativa digitale, grazie ad un team Tik Tok di giovanissimi. Guidato dalla content creator 25enne, Lauren Kapp.
L’abilità del team e della sua strategia comunicativa risiede sicuramente nella sfrontatezza, ma anche nella capacità di trasformare ogni parola della Harris in un contenuto di tendenza su Tik Tok. E non solo.
Dal rebranding del profilo X, Kamala HQ, trasformato quest’estate per adattarsi al trend
#bratsummer (dall’album della cantante Charlie XCX), fino all’endorsement della cantante stessa, che in un viralissimo tweet ha commentato: “Kamala IS brat.” Ma non è tutto, sempre sui social media, usando lo stesso tono ironico, molte altre star si sono espresse in favore di Kamala. Tra cui Taylor Swift, che lo ha fatto postando una foto con un gatto facendo riferimento al commento sprezzante del candidato vice presidente JD Vance, secondo cui gli USA sono governati da un gruppo di “childless cat ladies.”

La foto con cui Taylor Swift ha ufficializzato il suo endorsement a Kamala Harris
L’episodio

Non dovrebbe, quindi, sorprendere vedere Kamala Harris ospite di un episodio del podcast Call Her Daddy, letteralmente “chiamala papi.” Un nome che fa riferimento all’empowerment femminile, siccome l’appellativo “daddy,” spesso attribuito agli uomini per suggerire che sono potenti, è usato da Alex Cooper, la creatrice del podcast, insistendo sul fatto che chiamino anche lei in questo modo, affermando di avere un potere tutto suo.

Alex Cooper e Kamala Harris sul set di Call Her Daddy

La puntata, della durata di 45 minuti circa, inizia con una premessa in cui la conduttrice spiega di non avere l’intenzione di cambiare l’opinione politica degli ascoltatori, ma di voler semplicemente parlare di donne e la loro situazione negli Stati Uniti. Alex, infatti, precisa che anche il candidato repubblicano Donald Trump ha ricevuto l’invito a partecipare al podcast “qualora volesse parlare di donne e dei loro diritti.”
L’intero episodio ha un tono diverso rispetto ai precedenti, trattando le stesse tematiche che si ritrovano nelle altre puntate di Call Her Daddy, ma in maniera più sobria. Nonostante ciò, Alex, con indosso una felpa con il cappuccio, e Kamala Harris, decisamente più formale, non sembrano imbarazzate. La chiacchierata scorre fluidamente, partendo da alcuni aneddoti personali sulla vita di Harris arrivando a parlare di cosa accadrebbe al paese, e specialmente alle donne, se Donald Trump dovesse vincere le elezioni.
La vicepresidente, però, non si scompone. Rimane sempre misurata e ironica, quasi materna quando dà alcuni consigli, per esempio, su cosa fare nel caso in cui si fosse vittime di abusi.

 

E poi conclude con una frase che ci dimostra nuovamente la sua capacità di creare contenuti perfetti per diventare virali: “credo che la maggior parte degli americani voglia leader che capiscano che la misura della loro forza non si basa su chi si abbatte, ma che la vera misura della forza di un leader si basa su chi si solleva.” Andare su Tik Tok per credere.

Vittoria Giulia Fassola

Classe 2001. Ligure e anche un po' francese. Laureata in International Relations and Global Affairs, all'Università Cattolica di Milano. Mi interesso di politica estera e di tutto ciò che penso valga la pena di raccontare. Il mio obiettivo? Diventare giornalista televisiva.

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