Asta felice per la casa editrice milanese Adelphi. Il gruppo librario diretto da Teresa Cremisi mette le mani sul catalogo di Philip Roth, celebre romanziere statunitense deceduto nel 2018. Il colpo di mercato, dell’entità di circa un milione di euro, beffa Einaudi (dal 1994 parte del gruppo Mondadori), che perde così i diritti sulle opere di uno dei più importanti autori della nostra epoca.
Una delle punte di diamante della casa torinese passa così alla storica rivale. Per gli esperti del settore, si tratta di una batosta che potrebbe avere delle conseguenze nefaste per la credibilità di Einaudi nei prossimi anni. Sponda Adelphi, invece, con l’inserimento di Roth tra le proprie fila si lancia un segnale importante ai cosiddetti “lettori forti” in Italia.
Che smacco per lo struzzo
Da Pastorale americana (1998) a Perché scrivere (2018). Tutte e trentadue le opere del grande autore nato a Newark, nell’Essex, sono state finora edite da Giulio Einaudi Editore. Un connubio, quello tra Philip Roth e la casa torinese, durato oltre venticinque anni. Cinque lustri di pubblicazioni con il marchio dello struzzo per i romanzi dello scrittore ebreo, che gli hanno valso fama e venerazione nel Paese dei Calvino e delle Morante.
D’ora in poi, invece, la vasta produzione di Roth passerà dalla tipografia milanese di via San Giovanni sul Muro. Stando a quanto comunicato da Repubblica, pare che l’accordo con Adelphi si aggiri attorno al milione di euro. Le trattative tra il direttore editoriale del gruppo milanese Roberto Colajanni e l’agenzia letteraria statunitense Wiley, detentrice dei diritti sul catalogo rothiano, proseguivano da mesi. E finalmente nella giornata di oggi, sabato 16 marzo, sono arrivate le firme di conferma da entrambe le parti in causa.
Sulle ragioni della concessione einaudiana ci sono ancora dei dubbi, vista la buona salute economica del gruppo. Stando ai dati finanziari resi noti martedì 12 marzo, la casa editrice di via Biancamano ha infatti chiuso l’anno con un utile in aumento del 20 per cento rispetto al 2022. L’offerta di circa un milione di euro potrebbe aver fatto gola alla dirigenza, nuocendo però alla propria “appetibilità” agli occhi di una delle agenzie letterarie più solide a livello globale.
Colpo dell’anno per Adelphi
Un affare che avrebbe reso orgoglioso Roberto Calasso, storico direttore editoriale di Adelphi, scomparso nel luglio del 2021. L’acquisizione delle opere di Roth rappresenta infatti un investimento proficuo per la casa milanese, sia sotto il profilo economico che del prestigio.
Parimenti, l’inserimento di opere come Pastorale americana, Ho sposato un comunista e Lamento di Portnoy nel catalogo Adelphi può contribuire a impreziosire ulteriormente l’immagine letteraria dello scrittore ebreo. È noto, infatti, che autori come Georges Simenon o Roberto Bolaño abbiano iniziato a essere considerati “di culto” dopo l’ingresso nella tipografia di via San Giovanni sul Muro.