Il premio Sakharov 2024 è stato assegnato a Maria Corina Machado e Edmundo Gonzalez Urrutia, simboli dell’opposizione democratica in Venezuela. Lo scorso anno ne erano state insignite le donne iraniane vittime del regime. La cerimonia di consegna del premio si terrà il 18 dicembre a Strasburgo, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo.
Il premio
Un prestigioso riconoscimento, ma anche l’occasione di gettare una luce su un Paese ultimamente dimenticato eppure ben lontano dall’essere in pace. Il Premio Sakharov di quest’anno è stato assegnato a due politici venezuelani, Maria Corina Machado e Edmundo Gonzalez Urrutia. Entrambi sono da tempo in prima linea nel denunciare il regime antidemocratico instaurato dal presidente Nicolás Maduro, in carica dal 2013.
«Per la loro coraggiosa lotta per ripristinare la libertà e la democrazia in Venezuela». È questa la motivazione con la quale la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha conferito il premio Sakharov per la Libertà di pensiero ai due politici. «Nella loro ricerca di una transizione equa, libera e pacifica del potere – ha detto Metsola – hanno sostenuto senza paura i valori che milioni di venezuelani e il Parlamento europeo hanno così a cuore: giustizia, democrazia e Stato di diritto». Istituito dal Parlamento nel 1988, il riconoscimento è intitolato alla memoria del fisico e attivista sovietico Andrej Dmitrievič Sakharov e viene assegnato ogni anno.
I vincitori
Machado e Gonzalez Urrutia provengono entrambi dalle file di Plataforma Unitaria (PU), la coalizione liberaldemocratica che si oppone al presidente Maduro. In particolare, Machado era stata candidata alla presidenza nel 2023, ma il Consiglio elettorale nazionale di Caracas, controllato dal governo, l’ha successivamente esclusa dalla corsa. Gonzalez Urrutia le è subentrato e ha partecipato alle elezioni, tenutesi il 28 luglio 2024.
Considerato da fonti esterne il vero vincitore del confronto alle urne, Gonzalez Urrutia non ha però mai potuto assumere l’incarico presidenziale. Maduro, infatti, non solo non ne ha riconosciuto la vittoria, dichiarando risultati elettorali non verificati da alcuna prova, ma ha avviato un’indagine su Gonzalez, presto tradottasi in un mandato di arresto.
Il rischio di carcerazione ha costretto Gonzalez Urrutia a lasciare il Venezuela per ricevere asilo politico in Spagna. Da qui ha poi pubblicato un video nel quale ha raccontato di essere stato costretto a firmare la lettera in cui riconosceva la proclamazione da parte del Consiglio nazionale elettorale della vittoria di Maduro alle elezioni.
#Comunicado a los venezolanos para informarles toda la verdad de lo que ocurrió con mi salida de Venezuela pic.twitter.com/SULvChfo9n
— Edmundo González (@EdmundoGU) September 18, 2024
Un legame illustre con il Nobel per la pace
Come detto, il premio deve il proprio nome a Sakharov, attivista per i diritti civili, vincitore del premio Nobel per la pace nel 1975. Ma le similitudini tra i due premi non finiscono qui. Sono molti infatti i vincitori condivisi. Il più noto è probabilmente il primo vincitore del Sakharov, Nelson Mandela, che al momento del conferimento era ancora in stato di detenzione. Cinque anni più tardi, nel 1993, Mandela ricevette anche il Nobel, questa volta da uomo libero.
Vincitrice di entrambi i premi, del Nobel nel 1991 e del Sakharov nel 2013, è stata anche la leader dell’opposizione in Birmania, Aung San Suu Kyi. La donna, però, si è poi vista sospendere il secondo a causa di alcune controversie legate al genocidio dei Rohingya.
Possono invece fregiarsi ancora di entrambi i premi la giovanissima pakistana Malala Yousafzai (Nobel nel 2014 e Sakharov l’anno prima), il medico congolese Denis Mukwege (Nobel nel 2018 e Sacharov nel 2014) e Nadia Murad, attivista irachena di religione yazida (vincitrice del Nobel nel 2018, insieme a Mukwege, e del Sakharov nel 2016).
Non sono mancati anche casi di associazioni vincitrici di entrambi i premi. Nel 2001 il Nobel per la pace è andato all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Lo ha ritirato il Segretario generale, Kofi Annan, replicando due anni più tardi con il premio Sakharov. Una distanza molto più lunga è quella intercorsa per l’associazione russa Memorial, dedicata alla denuncia dei crimini del regime sovietico. Il Parlamento europeo le ha assegnato il Sakharov nel 2009, per meriti poi confermati con il Nobel del 2022.