ChatGPT e Bard: due intelligenze a confronto

Google rilascia BARD, disponibile al momento solo per un numero limitato di utenti. Lancia così la sua risposta a ChatGPT di Open AI. L’azienda ha promesso che la chatbot non ripeterà i difetti dei sistemi precedenti, ma non è ancora chiaro in che cosa si distinguerà. Il susseguirsi di annunci altisonanti, spinti dalla competizione, non fa che accrescere la confusione.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una rapida evoluzione di queste tecnologie. Microsoft e Google hanno presentato nuove funzioni da aggiungere rispettivamente a ChatGPT e a BARD. L’intelligenza artificiale un giorno trascriverà i nostri appunti durante una riunione, ci aiuterà a organizzare l’agenda, ci suggerirà le risposte rapide per le email, trasformerà dati in presentazioni multimediali da usare durante un convegno e chissà che altro. Antonio Pescapè, docente all’Università Federico II di Napoli che si occupa di intelligenza artificiale applicata a internet, spiega come funzionano e quali sono i vantaggi di questi strumenti.

ChatGPT è un programma basato su intelligenza artificiale e machine learning. Ci spiega cosa è?

ChatGPT, sviluppato da OpenAI e oggi di proprietà di Microsoft, è una Intelligenza Artificiale Generativa, ossia un sistema di Intelligenza Artificiale capace di creare contenuti. In particolare ChatGPT è un chatbot che, rispondendo a domande in tempo reale, è in grado di interagire e creare contenuti. Può  infatti analizzare e scrivere testi, scrivere programmi informatici, articoli giornalistici, sceneggiature, storie, può comporre testi musicali, scrivere temi o elaborati, generare riassunti da testi anche molto complessi, creare report in modo automatico e analizzare dati, può creare videogiochi e può anche fare semplici diagnosi mediche partendo dai sintomi.

Ci spiega come funziona e cosa significa che ChatGPT usa tecniche di apprendimento automatico?

ChatGPT usa tecniche di machine learning, dette anche tecniche di apprendimento automatico. In particolare utilizza in sequenza prima tecniche di apprendimento automatico di tipo non supervisionato che vengono poi ottimizzate con tecniche di apprendimento supervisionato e di reinforcement learning (apprendimento rinforzato). In sostanza ChatGPT utilizza una mole incredibile di dati (la versione attuale utilizza dati sino al 2021) per addestrare un sistema che poi viene ulteriormente “riaddestrato” sulla base dei feedback degli utenti.

Che differenze ci sono tra la versione gratuita e quella a pagamento di ChatGPT?

Al momento, secondo quanto riportato da OpenAI, non ci sarebbero enormi differenze prestazionali. In altre parole, le due versioni hanno le stesse capacità in termini di “intelligenza”. Il nuovo piano di abbonamento – disponibile a 20 dollari al mese – permetterà agli abbonati di ricevere una serie di vantaggi rispetto alla versione free, principalmente con riferimento alla disponibilità del servizio. Vista l’enorme popolarità e diffusione, ChatGPT risulta spesso essere sovraccarico e non sempre disponibile. La versione a pagamento promette di essere sempre disponibile, di essere più rapida rispetto alla versione free e di avere alcune funzionalità in anteprima.

Quali sono i maggiori vantaggi e punti deboli di ChatGPT?

I vantaggi sono sicuramente enormi se si pensa alla quantità pressoché illimitata di applicazioni che possono trarre vantaggio da sistemi di questo tipo. E quando le tecniche di NLP (processamento del linguaggio naturale) verranno ulteriormente sviluppate, questi sistemi già oggi potentissimi diventeranno di ausilio praticamente in ogni ambito. I punti deboli sono legati al fatto che siamo nella fase iniziale della diffusione su larga scala delle Intelligenze Artificiali Generative e quindi è normale che – sebbene straordinarie – oggi esse mostrino ancora una differenza molto significativa quando vengono comparate a capacità intellettive umane.

Google ha iniziato a rilasciare BARD, diretto competitor di ChatGPT: che scenari si apriranno?

ChatGPT in pochi mesi ha raggiunto oltre cento milioni di utenti. E il nuovo ChatBot di Google, BARD, ha dichiarato di poter raggiungere 1 miliardo di utenti. Ad oggi però BARD di Google non è accessibile a tutti (a differenza di ChatGPT) ed è stato testato solo da pochi in fase di demo. E proprio durante una demo a Parigi di qualche tempo fa, una risposta sbagliata di BARD ha causato perdite di circa l’8-9% al titolo Google: circa 100 miliardi di dollari bruciati in poche ore, una volatilità probabilmente mai vista prima. Contemporaneamente, Microsoft (proprietaria di OpenAI, autore di ChatGPT) è cresciuta del 3%. Stiamo assistendo a qualcosa di già visto. Il rischio è che questi sistemi ed il loro sviluppo vengano guidati solo ed esclusivamente dal mercato. Visti i temi in gioco con l’Intelligenza Artificiale, compresi i temi etici, visto l’impatto è bene che si inverta la rotta e che si ragioni su come governare questi processi per evitare che sia poi la tecnologia a governare noi.

Uno degli obiettivi nella “guerra” per il dominio dell’AI da parte delle Big tech è il raggiungimento della “singolarità”, cioè il momento in cui le macchine dimostreranno di fare operazioni intelligenti meglio di un essere umano. A che punto siamo?

Già oggi le macchine svolgono compiti come e meglio di un essere umano. Le faccio solo due esempi. Le attività svolte da un robot che si muove in modo autonomo utilizzando tecniche cognitive e strumenti di visione artificiale in ambienti critici o in situazioni di emergenza (ad es, un incendio) al posto di un operatore umano. Oppure algoritmi di intelligenza artificiale che fanno diagnosi basate su immagini (si pensi alla diagnosi su un tumore) con accuratezze più elevate di quelle di un medico. Ma il vantaggio di un algoritmo in quest’ultimo contesto è anche un altro: un medico all’ennesima diagnosi della giornata sarà probabilmente stanco e il risultato della sua diagnosi sarà molto probabilmente inficiato dalla stanchezza, l’accuratezza dell’algoritmo resterà invariata (anzi, se i risultati verranno utilizzati in una logica di apprendimento rinforzato, miglioreranno). Il punto è che oggi benché i risultati siano buoni non possiamo sostituire un uomo con una macchina per diversi motivi. Innanzitutto la responsabilità dell’errore (di chi è la “colpa” quando è la macchina a rispondere e non l’uomo?). Poi la spiegabilità: un medico ci sa dire come arriva a una diagnosi – corretta o sbagliata che sia -, una macchina oggi non è in grado di farlo.

Al di là di ChatGPT, quali sono le altre frontiere di applicazione dell’AI che possiamo aspettarci in futuro?

Oggi usiamo applicazioni di intelligenza artificiale generale e generativa che sono relativamente giovani. Le faccio un esempio per capirci. Internet è stato inventato verso la fine degli anni ‘60, introdotto poi negli anni ‘70. Le prime applicazioni importanti si sono sviluppate negli anni ‘80, ma solo dopo quasi  trenta anni la rete è esplosa diventando centrale nella vita di tutti noi, al punto da non riuscire oggi ad immaginare nessuna delle cose che facciamo non legata ad Internet. E quando Internet è stata introdotta nessuno pensava a Whatsapp, home banking o Netflix. Per l’Intelligenza Artificiale sarà la stessa cosa. Siamo solo all’alba di un giorno di cui non abbiamo visto ancora nulla.

Elisa Campisi

SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX. MI INTERESSO DI POLITICA, ESTERI, AMBIENTE E QUESTIONI DI GENERE. SONO LAUREATA AL DAMS (DISCIPLINE DELL’ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO), TELEVISIONE E NUOVI MEDIA. HO STUDIATO DRAMMATURGIA E SCENEGGIATURA, CONSEGUENDO IL DIPLOMA TRIENNALE ALLA CIVICA SCUOLA DI TEATRO PAOLO GRASSI.

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