Sembra che il Metropolitan Museum of Art di New York abbia milioni di dollari in opere d’arte rubate. Colpa di un vecchio retaggio, spiega al Wall Street Journal Max Hollein, direttore del museo: « in passato, nessuno si preoccupava della provenienza di pezzi esposti ». Né tantomeno si avviavano indagini. Ora, però, i tempi e la sensibilità sono cambiati, ed è giusto che anche il mercato dell’arte abbia un’etica. Bisogna, insomma, rispettare storia e geografia delle opere.
L’NTERNATIONAL CONSORTIUM OF INVESTIGATIVE JOURNALISTS
C’è un grande buco sul lato di un santuario in pietra di un villaggio di Bungmati, in Nepal. Al suo posto, si trovava una statua del dio protettore degli indù, Shreedhar Vishnu, misteriosamente scomparsa.
New York, Marzo 2023. Il più importante museo della città dichiara con un comunicato stampa che quindici opere d’arte, presumibilmente rubate e collegate al commerciante Subhash Kapoor, verranno restituite all’India. Lo fa sapere il Guardian.
Quindici antichità sequestrate dai procuratori di Manhattan dopo che l’International Consortium of Investigative Journalists ha pubblicato un’inchiesta sul legame del museo newyorchese con Kapoor e altri presunti trafficanti di opere d’arte.
Il collegamento è stato portato alla luce da Celestial dancer (danzatrice celeste), la scultura in pietra raffigurante una celebrante celeste che si esibisce in onore degli dei. L’opera, fa notare l’inchiesta dell’ICIJ, era stata mediata proprio da Kapoor.

I PADORA PAPERS
Un insieme di oltre 11,9 milioni di documenti finanziari. È il fascicolo messo insieme dal Consortium of Investigative Journalists: mostra come filantropi, politici o personaggi pubblici traggano profitto dai paradisi fiscali per le loro ricchezze. Non sempre legali, queste ultime. Nel grande archivio di documenti riservati, infatti, anche la dimostrazione dei traffici d’arte illegali di Douglas Latchford. Sarebbero appartenuti a lui dodici pezzi esposti al Met Museum di New York. A dirla tutta, secondo l’inchiesta, nel mondo sono dieci i musei che hanno una quarantina di reliquie intermediate da Latchford.
Tra queste, anche quattro pezzi cambogiani di cui gli investigatori dell’ufficio del procuratore degli Stati Uniti e il Met stanno discutendo: sembra siano stati trafugati da antichi siti in Cambogia. « Siamo felici di collaborare con questa indagine », dichiara il Met in un comunicato, tenendo ad aggiungere di essere in possesso di « una lunga e ben documentata storia di risposta alle rivendicazioni riguardanti le opere d’arte, ridistribuendo gli oggetti dove appropriato, essendo trasparente sulla provenienza delle opere della collezione e sostenendo ulteriori ricerche e studi condividendo tutta la storia di proprietà conosciuta ».
Ma le buone intenzioni del museo sono presto messe in discussione dall’avvocato del governo cambogiano Bradley Gordon: « Come possono dire che stanno facendo ricerche se non chiamano il Paese d’origine?»
Il Met, fa sapere Gordon, ha contattato le autorità americane soltanto dopo che l’ICIJ e il Washington Post hanno fatto domande dettagliate sui pezzi collegati a Latchford.
Il saccheggio dei tesori dell’antico impero Khmer, informano i detective cambogiani, sarebbe iniziati negli Anni 70, nel corso di anni e anni di guerre e disordini nel Paese. Un bottino che oggi sarebbe sparpagliato nei musei di tutto il mondo, oltre che in prestigiose collezioni private.
« Il Met doveva alla Cambogia – e a se stesso – un resoconto completo e pubblico della sua collezione Khmer », è la critica mossa da Tess Davis, direttrice esecuta dell’Antiquities Coalition, organizzazione contro il traffico di manufatti culturali. Secondo Davis il museo non avrebbe risposto approfonditamente dopo che un collaboratore di Latchford era stato incriminato nel 2016; cosa successa, tre anni dopo, allo stesso Latchford. « Il Met non ancora reso pubblico e completo il suo bilancio. Non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta, ma costa sta aspettando il museo a questo punto? ».
2025: LA STATUA RUBATA TORNA IN GRECIA
Febbraio 2025. La testa del grifone torna ad Atene. È l’ultimo esempio di restituzione fatta dal museo newyorchese dopo che, senza aver ricevuto nessuna richiesta, l’attuale direttore del Met ha avviato un’inchiesta per scoprire la verità sul “viaggio” del pezzo dalla Grecia agli Stati Uniti. « C’erano forti dubbi che l’opera potesse aver lasciato legittimamente la Grecia ».
E infatti. La testa di grifone del VII secolo a.C. era stata trafugata da un museo di Olimpia negli Anni ’30 e poi venduta.