Iran, liberate le due giornaliste che fecero luce sul caso di Mahsa Amini

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Sorridono, si tengono per mano e non indossano il velo. È così che le giornaliste iraniane Niloofar Hamedi e Elaheh Mohammadi lasciano il carcere di Evin, a Theran, dopo 17 mesi di reclusione. Le due avrebbero dovuto scontare una pena di rispettivamente 13 e 12 anni con l’accusa di aver collaborato con gli Stati Uniti nel caso di Mahsa Amini, propaganda contro lo Stato e cospirazione contro la sicurezza nazionale.

Tutti reati che per la Repubblica islamica prevedono la pena di morte. In particolare, le due dovrebbero scontare “sette e sei anni ciascuna per aver collaborato con il governo ostile degli Stati Uniti, cinque anni ciascuna per aver agito contro la sicurezza nazionale e un anno di prigione per propaganda contro il sistema”.

Mahsa Amini Protesta
Una protesta contro il governo iraniano a Londra lo scorso anno

Dopo il ricorso in appello della sentenza da parte dei loro avvocati, le due giornaliste sono state liberate con una cauzione di 200.000 dollari a testa e il divieto di lasciare il Paese almeno fino al processo, la cui data non è stata ancora stabilita. A solo 24 ore dal loro rilascio temporaneo, la magistratura iraniana ha già aperto un nuovo fascicolo contro le due. L’accusa è di essere apparse pubblicamente senza l’hijab.

Dalla morte di Mahsa Amini al movimento “Donna, Vita, Libertà”

Niloofar Hamedi, 31 anni, fu la prima a dare la notizia della morte di Mahsa Amini il 16 settembre 2022, affermando che fosse avvenuta sotto la custodia della polizia morale iraniana.

Entrata di nascosto nell’ospedale di Teheran, aveva visto il cadavere della 22enne uccisa per non aver indossato correttamente l’hijab. Ma, soprattutto, aveva parlato con i genitori di Mahsa e da loro aveva ottenuto una dichiarazione che in pochi avrebbero avuto il coraggio di fare. I due avevano infatti smontato la ricostruzione ufficiale della polizia iraniana secondo cui la ragazza sarebbe morta a causa di un’incurabile patologia cardiaca.

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Le due giornaliste in prima pagina su un periodico iraniano

Con questo articolo per il quotidiano riformista Shargh, Niloofar pose il primo tassello del movimento “Donna, Vita, Libertà” nato dopo la morte di Mahsa. Oltre alla notizia, a fare il giro del mondo fu la foto toccante pubblicata sul profilo Twitter della giornalista.  Ritraeva il padre e la nonna di Mahsa abbracciati fuori dalla stanza in cui giaceva il cadavere della ragazza.

A condividere la cella con Niloofar, Elaheh Mohammadi. Di 36 anni, artefice del reportage realizzato a Saqqez, città natale di Mahsa Amini, in occasione del funerale della ragazza diventato poi teatro delle proteste del movimento “Donna, Vita, Libertà”.

Mentre erano in carcere, il Time Magazine ha riconosciuto Hamedi e Mohammadi tra le 100 persone più influenti del 2023. Hanno anche ricevuto il Louis M Lyons Award 2023 per la coscienza e l’integrità nel giornalismo. E il premio Guillermo Cano per la libertà di stampa mondiale dall’Unesco.

 

Di Elena Betti

Elena Betti

Classe 2001, Laureata in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa

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