Guerri: «Il capolavoro più riuscito di D’Annunzio è la sua vita»

Domenica 12 marzo si sono celebrati i 160 anni dalla nascita di Gabriele D’Annunzio, l’ultimo intellettuale a essere stato insignito del titolo di “vate” d’Italia, dopo Dante Alighieri – definito “sommo” -, Ugo Foscolo e Giosuè Carducci.

Ma sul suo conto aleggiano ancora cattive dicerie. C’è ancora chi associa la figura di D’Annunzio al fascismo, sostenendo che gran parte dell’ideologia sovversiva del regime sia frutto del suo pensiero politico. E ciò in passato ha influito negativamente sulle visite al museo del Vittoriale degli italiani, l’ultima residenza del poeta. Ma il trend negativo sembra essere giunto alla fine. Strategie persuasive quali convegni, comunicazione, conferenze, libri stanno raggiungendo l’obiettivo sperato. E oggi sempre più scolaresche si recano a Gardone Riviera (BS)  per conoscere la storia del letterato. Principale alfiere nella crociata contro i detrattori di D’Annunzio è Giordano Bruno Guerri, Presidente del Vittoriale e massimo esperto mondiale del Vate. «Annullare una vulgata è difficilissimo – confessa lo storico – perché è quasi sempre frutto di pregiudizi. Però ci stiamo riuscendo».

Nel documentario intitolato D’Annunzio, l’uomo che inventò se stesso lei sostiene che Carducci sia il Vate dell’Italia unita. Ma allora che tipo di Vate è D’Annunzio?


Dopo D’Annunzio c’è stato qualche altro poeta che può essere considerato un vate?
Assolutamente no. Prima di tutto perché dopo l’esperienza del fascismo e in tempi più moderni il concetto di vate non esiste più. Chi lo vorrebbe? Chi vorrebbe avere qualcuno che illustra e onora la nazione, predice il futuro e lo interpreta? Non è più certamente possibile. Quindi no, non c’è stato.

È vero che D’Annunzio è stato il primo poeta al comando di uno stato?


A quale personaggio del nostro tempo potrebbe essere paragonato D’Annunzio?
Nessuno, perché D’Annunzio in realtà somiglia di più a un personaggio rinascimentale. Può essere paragonato a quelle figure che si distinguevano per molte attività: letteratura, poesia, azioni militari, vita privata. Era un uomo del Rinascimento piombato a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Lo definirei proprio un genio rinascimentale moderno.

E tra i grandi personaggi rinascimentali, a quale assomiglia maggiormente D’Annunzio?


Ancora molte persone sostengono che D’Annunzio fosse fascista. Crede che questa diceria influisca sulle visite al Vittoriale?
Sì, ma fortunatamente sempre meno. Mi sono occupato di questo argomento prima di diventare Presidente del Vittoriale, quando ho scritto il libro D’Annunzio. L’amante guerriero. Vale la pena scrivere trattati di storia se si ha qualcosa da dire. Ma soprattutto se si può cambiare la vulgata. Su D’Annunzio c’era un accumulo di pregiudizi. Non solo quello di fascista, ma anche quello di lussurioso, dissipatore e grande debitore. Questi ultimi sono più facili da smontare perché sono pregiudizi nati dalla piccola borghesia italiana provinciale di fine Ottocento. In realtà D’Annunzio era un anticipatore del nostro tempo: rivendicava la libertà sessuale. Lui lo ha fatto per primo. Così come il diritto al consumismo. Sul fascismo il problema è più difficile perché certamente lui era un nazionalista. Questo però non basta a definirlo un fascista. Si è creato questo pregiudizio perché poi il fascismo per oltre 20 anni ha adottato e fatto propri riti, miti e motti di D’Annunzio. Il regime di Mussolini però non ha preso la cosa più importante del Vate: la Carta del Carnaro di Fiume. È una Costituzione di straordinaria modernità, ma anche di democrazia e visionarietà sul futuro.

E perché si continua ad accostare D’Annunzio al fascismo?


Quindi non c’è un sentimento contrario della scuola italiana verso D’Annunzio e il Risorgimento?
Il Risorgimento è una pagina che va analizzata e discussa perché è stata trattata sempre in un modo mitico. Indubbiamente anche la falsa vulgata su questa parentesi della storia italiana va esaminata. Nelle nostre scuole si tende colpevolmente a voler ignorare un certo periodo. È un vulnus che viene inferto alla preparazione dei giovani studenti.

Torniamo al rapporto tra D’Annunzio e fascismo. Molti sono convinti della sua vicinanza al regime.


All’interno dell’abitazione privata di D’Annunzio, sono presenti due anticamere. Una era riservata agli ospiti graditi, l’altra a quelli sgraditi. È vero che il Vate fece aspettare Mussolini nella seconda?
Certamente. Ma col tempo è diventata una leggenda. Si diceva che lo facesse aspettare per ore. Tutto falso. Al massimo attendeva un minuto, però la scortesia era non riceverlo alla porta. Mussolini aspettava nell’anticamera riservata agli ospiti sgraditi, in modo che potesse osservare quello specchio che recita: «Ricorda che sei vetro contro l’acciaio».

E se D’Annunzio fosse ancora tra noi, chi farebbe aspettare in quell’anticamera?


Alla politica chiedete qualcosa in particolare?
Giammai. Nel 2008 il Vittoriale era un museo pubblico. Tutti i governi da Craxi in poi spingevano per le privatizzazioni. Nessuno le fece, tranne il sottoscritto. Abbiamo rinunciato al denaro pubblico in cambio di una maggiore libertà di gestione, un consiglio di amministrazione più snello e uno Statuto nuovo e più adatto alle necessità. Da allora il Vittoriale guadagna e l’utile viene reinvestito in innovazione.

Quali sono i progetti futuri del Vittoriale?

 

Cosa ci ha lasciato D’Annunzio?

 

Fra poco uscirà un suo nuovo libro sul poeta. Perché sostiene che si tratti della biografia “definitiva” su D’Annunzio?
Contiene il succo del mio pensiero e della mia esperienza di tanti anni al Vittoriale. Sono arrivato a una sintesi che mi sembra pregevole. È un libro fotografico in grande formato che si intitola La vita come opera d’arte. Credo che si tratti del libro migliore su D’Annunzio mai scritto.

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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