Oltre 30mila auto al giorno transitano per il Francis Scott Key Bridge di Baltimora, nel Maryland. O almeno, transitavano. Perché dall’una e mezza di notte del 26 marzo di quel ponte rimane solo un ammasso di travature maciullate e container immerso nelle acque del fiume Patapsco. Fatale lo schianto della portacontainer MV Dali e delle sue 95mila tonnellate contro uno dei suoi piloni.
Il mayday salvavita
Un effetto domino che ha fatto precipitare nell’acqua – a una temperatura di 8 gradi – otto persone. Due sono state recuperate, una i gravi condizioni. Sei sono ancora disperse, ma date per morte. Le ricerche sono state sospese per la notte e ricominceranno nella mattina di mercoledì 27 marzo. Si tratta di operai che stavano lavorando sull’infrastruttura. Ma nulla si può contro un bestione da 300 metri di lunghezza che si sta imbarcando in un lungo viaggio fino allo Sri Lanka. Della collisione rimane solo uno straziante video e un grido su un canale radio dei servizi di emergenza: «C13 dispatch, l’intero ponte è appena crollato». Poi, solo macerie.
Il disastro però sarebbe potuto essere peggiore. Merito di un disperato mayday lanciato dal ponte di comando della nave. Le quattro corsie del ponte più trafficato di Baltimora sono state chiuse dalle forze dell’ordine appena prima dell’impatto. «Sono degli eroi, hanno salvato numerose vite» è il ringraziamento di Wes Moore, governatore del Maryland. Ma le scene hanno scosso in profondità la comunità locale, a partire dal sindaco Brandon Scott: «Questa è una tragedia che non si può neanche immaginare. Sembrava uscita da un film d’azione».
Come è successo
La FBI ha escluso atti di terrorismo o sabotaggio, il governatorato del Maryland ha specificato che dalle indagini preliminari tutto sembra indicare un incidente. L’equipaggio della MV Dali aveva lanciato l’allarme riguardo a una improvvisa perdita di potenza e propulsione. Da una webcam presente a poca distanza dal ponte si vedono le luci a bordo della portacontainer spegnersi. Un blackout completo.
Il pilota del porto di Baltimora avrebbe ordinato di girare il timone a sinistra e di gettare l’ancora nel tentativo di rallentare la nave e impedirle di sbandare. La nave, però, non ha mai ripreso la potenza del motore. A quel punto è entrato in funzione un generatore diesel di riserva (ecco spiegatala riaccensione delle luci). La nave però non ha rallentato, anzi dal ponte si è alzato un pennacchio di fumo. Qui il mayday al ponte, la deriva della nave e il disastro.
Secondo il capo dei Vigili del fuoco, James Wallace, il sonar ha mostrato cinque veicoli sul letto del fiume Patapsco: tre veicoli passeggeri, un camion e un veicolo ancora non identificato. Si sta ancora cercando di determinare se i veicoli siano precipitati in acqua, e non sono ancora disponibili informazioni chiare sul fatto che altre persone, oltre a quelle che lavoravano sul ponte, potessero essere a bordo di quei veicoli.
L’impatto economico dell’incidente
Il crollo del ponte ha ovviamente bloccato il trasporto marittimo da e per Baltimora, che ospita uno dei più grandi porti degli Stati Uniti. Ha anche paralizzato parte della tangenziale cittadina, che è anche un’arteria importante nella trafficata autostrada tra Washington, Philadelphia e New York.
Il presidente americano Joe Biden per questo motivo ha promesso che il governo federale pagherà le riparazioni e lavorerà rapidamente. «Sto incaricando la mia squadra di muovere cielo e terra per riaprire il porto e ricostruire il ponte il prima possibile», ha detto in un discorso alla nazione. Il valore del ponte, però, non è solo economico, ma anche comunitario. Per molti è un’ancora che li salva dall’isolamento. «Siamo su quel ponte ogni giorno. Avrei potuto essere io lì sopra. Poteva essere chiunque». Non sono poche le testimonianze di questo tenore.