Top rosso fuoco e occhiali da sole per proteggersi dalla luce e dalla calura di una mattina di mezza estate. È il 26 luglio 2017 quando, lungo via Capelli a Milano, Chiara Ferragni apre ufficialmente il suo primo flagship store, il negozio principale di un brand. E lo fa con tanto di linguaccia estasiata per i milioni di followers su Instagram e facciata al maniglione della porta. Metaforicamente, ma neanche troppo, dopo sette anni è un’altra musata (il pandoro-gate) a costringere la celebre influencer a chiudere in maniera definitiva quella stessa porta.
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Chiudere i battenti
L’indiscrezione arriva dal settimanale Chi, di ufficiale non c’è ancora nulla. Ma basta farsi un giro tra gli stender e i capi d’abbigliamento del negozio per capire che la notizia è vera. Le commesse – sottovoce – lo ammettono e forniscono anche una data ben precisa: agosto 2024. Un ultimo mese di attività, insomma, e poi niente più occhio azzurro ghiaccio e ciglia lunghe sotto l’ombra della Torre Unicredit.
Ed è solo l’ultimo degli stravolgimenti a cui negli ultimi mesi Chiara Ferragni è stata costretta ad affrontare. L’accusa di pubblicità ingannevole legate al pandoro Pink Christmas hanno contribuito per stessa ammissione dei protagonisti alla fine del matrimonio con Fedez, con tutta l’eco mediatica che si è trascinata dietro. Ma anche all’addio dello storico manager Fabio Maria Damato, le cui mansioni ora sarebbero state trasferite almeno in parte nelle mani della madre Marina Di Guardo. E ora, appunto, l’addio al punto vendita milanese.
La merce griffata ‘Chiara’ era già presente in oltre 300 store e sul sito di e-commerce, ma non era mai stata all’interno di un locale che sulle vetrine portasse il suo logo. Come prima apertura l’influencer aveva puntato in alto: una superficie di 120 metri quadri proprio nella bretella che porta da Piazza Gae Aulenti a Corso Como, in una delle zone più cool di Milano. Come è ben noto, però, la moda tende ad andare e venire a velocità disarmante. Sono poche le vetrine del capoluogo lombardo che non sono state soggette negli anni a un rapidissimo, quasi frenetico, ricambio di marchi. E ora è scoccata l’ora anche per Chiara Ferragni, proprio in quel luogo che era stata la concretizzazione – o forse la prima celebrazione – di un successo planetario.
Danno… di immagine
Il boom iniziale di presenze – che secondo alcune fonti però non ha mai raggiunto i livelli di cui si parla – aveva subito una battuta d’arresto non indifferente con la pandemia. Il colpo di grazia ci ha pensato a darlo l’influencer stessa con il caso mediatico scoppiato in dicembre 2023. Oltre un milione di euro di multa inflitta dall’Antitrust, cui si è aggiunta una valanga di perdite per gli inevitabili danni di immagine a cui è andata incontro. Bisogna però tenere presente anche di una cosa. Nonostante le prime indiscrezioni parlino di un calo delle vendite dovute all’inchiesta giudiziaria, questo non è mai stato certificato.
Molte persone, in ogni caso, continuano a riportare al pandoro-gate il buco nero in cui Chiara Ferragni sembra essere precipitata. «Ormai è in declino, poverina», è il commento di molte persone che bazzicano ancora gli esterni del suo negozio. «Non abbiamo nulla del suo brand e penso non acquisteremo mai nulla». Solo qualche sguardo di sfuggita alla vetrina, non tanto per interesse ai capi d’abbigliamento esposti ma quasi a voler catturare in un attimo la decadenza di qualcosa che sembrava intoccabile. Che poi si tratti di decadenza è ancora tutto da vedere, ovviamente. Vero è che non sono valsi a nulla nemmeno i saldi invernali: la crisi del brand Ferragni ha trascinato a fondo anche uno dei suoi fiori all’occhiello. Anzi, all’occhio.