
Anche quest’anno il Carnevalone Liberato di Poggio Mirteto, storico appuntamento in provincia di Rieti, ha mantenuto la sua promessa di dissacrazione e polemiche. Domenica 9 marzo, nella piazza Martiri della Libertà, è andato in scena il rogo del tradizionale “bammoccio” di cartapesta, che per il secondo anno consecutivo raffigurava, non senza controversie, la premier Giorgia Meloni.
Il fantoccio, presentato come una Barbie fascista (“Barbie fascio di luce”), racchiuso in una scatola rosa shocking, con capelli biondi, occhi celesti sporgenti e braccio destro alzato in un ambiguo saluto romano, ha preso fuoco tra applausi e cori antifascisti, scatenando immediate reazioni politiche e polemiche sui social media.
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Il sindaco: “Evento satirico, non censurabile”
Il sindaco di Poggio Mirteto, Andrea Arcieri, ha cercato di smorzare le tensioni, definendo l’evento «una manifestazione di natura satirica e goliardica che non si può censurare». Arcieri ricorda che la tradizione di bruciare fantocci di personaggi politici e religiosi risale alle origini stesse del Carnevalone. «In tanti anni, sono stati dati alle fiamme pupazzi di ogni orientamento politico», precisa il sindaco, che però ammette: «L’immagine è stata forte, forse anche eccessiva, ma questo carnevale è dissacrante per natura».
Il Comune, precisa ancora Arcieri, non partecipa direttamente all’organizzazione della festa, che è invece affidata al Circolo Arci locale: «Noi ci occupiamo solo degli aspetti legati a sicurezza e salute pubblica».
Polemiche e condanne politiche
Nonostante lo spirito dichiarato di satira e dissacrazione, il rogo del fantoccio che rappresentava la premier Meloni ha provocato durissime reazioni, soprattutto nel mondo politico. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia, ha condannato il gesto definendolo «un attentato simbolico contro la premier» e accusando gli organizzatori di diffondere «odio destinato a bruciare gli stessi odiatori che lo hanno realizzato». Secondo Rampelli, infatti, la trasformazione di un evento festoso in un atto provocatorio sarebbe sintomo di una «miseria d’animo che offende le istituzioni e i cittadini della provincia reatina».
Non è la prima volta che il Carnevalone di Poggio Mirteto prende di mira la politica nazionale. Lo scorso anno era stato bruciato un altro fantoccio raffigurante la premier Giorgia Meloni. Ma in passato l’evento ha dato alle fiamme anche quelli di Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e di altri politici di ogni schieramento. Quest’anno, oltre alla Meloni, la satira ha preso di mira persino Elon Musk, rappresentato su un razzo decorato da bandiere americane e caricature di personaggi politici internazionali.

La storia del Carnevalone Liberato
La festa di Poggio Mirteto non è una manifestazione qualunque. Ѐ il ricordo annuale di un preciso evento storico: la rivolta popolare che il 24 febbraio 1861 decretò l’autoliberazione della cittadina dallo Stato Pontificio, sancendo l’annessione al nascente Regno d’Italia. Alla proposta di celebrare l’evento con il passaggio della ferrovia Roma-Orte, gli abitanti preferirono piuttosto una festa popolare di stampo anticlericale. L’evento resistette fino al 1929, quando Il regime fascista lo abolì in seguito ai Patti Lateranensi. Ripristinata solo nel 1977, la festa ha mantenuto un’identità radicale e fortemente satirica, svolgendosi simbolicamente proprio durante la prima domenica di Quaresima, come una sorta di “anticarnevale“.
Con canti, balli e spettacoli di strada, il Carnevalone Liberato si conferma un evento provocatorio e divisivo, capace di attirare ogni anno migliaia di persone, tra la voglia di divertirsi e il desiderio di sfidare, almeno simbolicamente, il potere e le convenzioni.