Martedì 13 febbraio è sinonimo di Mardi Gras. Almeno per quest’anno. Insomma, quella che per noi è la settimana di Carnevale per molti è solo il termine di un lungo periodo di cortei e festeggiamenti. Quelli che precedono la Quaresima. Ma dove ha inizio tutto?
Le origini del Carnevale
La festa dell’eccesso. Il Carnevale ha la sua origine proprio dai riti dionisiaci greci e dai saturnalia romani. Entrambe celebrazioni che istituzionalizzavano il temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali. Per dare spazio all’irrazionale, alla dissolutezza e allo scherzo. Quel caos che, secondo il detto latino semel in anno licet insanire, era concesso una sola volta ogni dodici mesi. Non quindi una negazione totale dell’ordine, ma un periodo di passaggio che ne permette il rinnovamento.
L’etimologia del termine è ancora molto dibattuta. L’interpretazione più accreditata sarebbe dal latino carnem levare. Riferimento non occulto al periodo di digiuno e di astinenza che la liturgia cristiana prevede in avvicinamento alla Pasqua. Carnevale, dunque, lo si può comprendere solo come contraltare rispetto ai 40 giorni successivi. «Ben presto la Quaresima diventò un personaggio come Carnevale», spiega Carla Poesio nel suo Carla Poesio. «È una vecchia brutta, lunga e stecchita che col Carnevale si incontra, o meglio si scontra, perché sono completamente diversi l’uno dall’altra. Uno ama la gioia, l’altra la mestizia. Uno apprezza la buona tavola, l’altra prega e si lamenta».
Un’altra teoria altrettanto diffusa riporta sempre al periodo della tarda romanità. Questa volta, pur sempre in ambito monoteistico, al culto di Iside. In particolare al cosiddetto navigium. Durante questo rito, un carro sacro alla dea veniva trasportato sul fiume Tevere con l’accompagnamento di danzatrici, costumi e canti popolari per inaugurare la stagione della navigazione. Da questa dualità tra acqua e terraferma deriva l’espressione carrum navalis, e quindi carnevale. Forse non è un caso che i festeggiamenti più celebri avvengano a Rio de Janeiro, Viareggio, Venezia e New Orleans. Tutte città costiere.
Dove si incontrano tricolore e stelle a strisce
Se la Quaresima cristiana inizia con il Mercoledì delle ceneri, il culmine dei festeggiamenti carnevaleschi è il giorno precedente: il Martedì Grasso. Che ha la sua massima espressione proprio a New Orleans, in Louisiana. Ex cittadina coloniale fondata da esploratori francesi, riceve direttamente dalle sue radici europee la tradizione del Mardi Gras. Già nel 1699 Jean-Baptiste de Bienville e Pierre d’Iberville organizzarono vicino al delta del Mississipi delle piccole celebrazioni. E trent’anni dopo quelle piccole celebrazioni erano ormai state ufficializzate in cene sontuose, parate stradali e balli in maschera.
Tutto grazie all’operato delle cosiddette krewe. Vale a dire organizzazioni private – più di 70 – che si occupano annualmente di organizzare eventi pubblici e sfilate di carri dilazionati nelle settimane comprese tra l’Epifania e il Mercoledì delle ceneri. Il tutto sotto il comando di un re e di una regina. Una delle più prestigiose è la Krewe of Rex. Fondata nel 1872 in occasione della visita a New Orleans del Gran Duca russo Alexis Romanov, è talmente influente da aver stabilito il verde della fede, l’oro del potere e il viola della giustizia come i colori della festa. E trasmettendoli anche a istituzioni scolastiche del calibro della Louisiana State University e Tulane University.
Come funziona il Martedì Grasso
In origine il palcoscenico dell’attività delle krewe erano il Quartiere francese e Bourbon Street. Dal 1972, però, quelle strade – troppo strette per i carri giganteschi – sono lasciate alla semplice circolazione pedonale di turisti e curiosi. Le parate oggi si tengono nella Mid-City e attraversano St. Charles Avenue e Canal Street.
Dal 6 gennaio al 13 febbraio le vie della città si colorano. Coriandoli, travestimenti, balli, monete finte lanciate dai carri che ognuna delle krewe personalizza. Ma anche varie tradizioni locali. Come il lancio di perline (le cosiddette beads). La king cake, dolce emblematico della festa tanto da riprenderne gli stessi colori. E ancora, i celeberrimi flambeaux: l’accompagnamento delle celebrazioni notturne con enormi torce.
Fino alle decoratissime maschere. Che, con il loro valore rituale e folkloristico, racchiudono in sé l’essenza originaria del Carnevale. Con il volto coperto, chiunque può essere chi vuole e mescolarsi con gente da qualunque ceto sociale. Ambizione democratica che è contraddetta dalla composizione estremamente esclusiva delle stesse krewe. Le più importanti, infatti, accettano nuovi componenti solo se parenti di membri precedenti o se facenti parte dell’élite cittadina. E le commissioni richieste – di svariate migliaia di dollari a persona – ne sono la prova pratica.
Una questione ‘Ambrosiana’
Il calendario carnevalesco, però, non è lo stesso ovunque. Se in Louisiana i festeggiamenti durano 40 giorni, a Venezia iniziano a fine gennaio. Mentre a Rio de Janeiro e a Viareggio si limitano ai 5-6 giorni che precedono il Mercoledì delle ceneri. Un’agenda che, nonostante le distanze, è per lo più sovrapponibile perché basata sul rito cristiano cattolico romano.
Liturgicamente diverso è il rito ambrosiano, specifico della arcidiocesi di Milano. Nel capoluogo lombardo le celebrazioni hanno inizio proprio durante il Mardi Gras e durano fino al Samedi Gras. Questo perché l’avvicinamento alla Pasqua inizia direttamente con la Prima domenica di Quaresima e con il successivo Lunedì delle ceneri. In ogni caso, però, i pilastri su cui si reggono i diversi Carnevali sono le medesime. La possibilità, una tantum, di sciogliersi dai legami sociali con la satira, la burla e l’esagerazione.