Che i parenti possano “valere oro” questo è risaputo, ma alcune persone sembrano averlo preso fin troppo alla lettera. Negli ultimi giorni la vicenda di Mantova ha fatto il giro del mondo, ma purtroppo episodi simili non sono nuovi in Italia, che nel tempo ha dovuto confrontarsi con storie tanto macabre quanto rivelatrici di un disagio sociale sempre più evidente.
Il caso di Mantova
Una parrucca, una borsetta, abiti femminili e un bastone per sorreggersi lungo il tragitto da casa agli uffici comunali: così è stato scoperto il 57enne di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova, mentre cercava di rinnovare il documento della madre defunta, per continuare a riscuotere la sua pensione.
Un travestimento quasi perfetto, nato da un tentativo disperato e sfociato in un gesto folle, degno di una scena di un film grottesco. L’uomo, ex infermiere disoccupato, viveva una condizione di estrema fragilità che lo aveva portato, per tre anni, a non denunciare la morte della madre e a nasconderne il corpo in un armadio. Ora è indagato e accusato di truffa, sostituzione di persona e occultamento di cadavere.

Uno di tanti
La notizia ha fatto il giro del mondo. Ma questo episodio non è isolato e si inserisce in un quadro italiano drammatico, in cui molti figli, incapaci di reinventarsi, crollano sotto il peso della perdita dei genitori, arrivando in casi estremi a soluzioni disperate e criminali. Nel 2024, a Cagliari, un 54enne ha nascosto per due anni il corpo della madre 78enne nel freezer, continuando a percepirne la pensione durante il periodo critico del Covid. Un anno prima, nel Veronese, un uomo di 60 anni aveva tenuto nascosto per 5 anni il corpo della madre nell’appartamento, continuando intanto a ritirarne la pensione tramite delega all’ufficio postale.
I vicini, insospettiti dai frequenti movimenti nell’abitazione, avevano segnalato la situazione. Quando i vigili avevano chiesto di parlare con la donna, il figlio aveva fornito diverse scuse. Le incongruenze raccolte hanno infine portato la Procura a intervenire, fino alla macabra scoperta. Meno macabro ma economicamente molto più rilevante è un caso del 2013 a Lecco. Nell’ambito dell’operazione denominata “Lazzaro”, come il miracolato resuscitato, oltre 350 persone avevano continuato a incassare le pensioni di parenti deceduti, per un totale di 700mila euro. Tra i casi più eclatanti, un nipote che aveva riscosso per 90 mesi la pensione del nonno morto da più di sette anni.
Un disagio ben più profondo

Per quanto ingegnosi o macabri possano essere questi tentativi, riflettono una serie di problemi profondi del sistema italiano. Nel nostro Paese i giovani lavorano sempre meno, la popolazione anziana aumenta e i pochi ragazzi che ci sono faticano a trovare un proprio ruolo nella società. L’Italia ha infatti il secondo tasso più alto di NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione) in Europa, superata solo dalla Romania, come mostrano i dati Eurostat.
Questa fragilità economica si traduce anche in una prolungata permanenza nella casa dei genitori. In Italia infatti, i giovani lasciano la casa dei genitori in media intorno ai 30 anni, ben oltre la media europea (i finlandesi se ne vanno a poco più di 21 anni). Quando dipendenza economica e affettiva durano così a lungo, la morte di un genitore può essere vissuta come un abbandono totale: come farò adesso? Chi mi manterrà? Nei casi più disperati queste domande portano a scelte estreme, frutto di solitudine, incapacità di reinventarsi e un disagio sociale che spesso resta invisibile fino alla tragedia.
A cura di Diadora Alacevich