Sbarco in Normandia, tutti i numeri 80 anni dopo

Una delle immagini più note dello Sbarco in Normandia.

Sono passati 80 anni da quel 6 giugno 1944. D-Day, Sbarco in Normandia, operazione Overlord. Sono tanti i nomi che quell’azione colossale ha assunto nel corso del tempo. L’arrivo delle truppe Alleate nel Nord della Francia occupata dai nazisti aprì il tanto agognato (soprattutto dall’Unione Sovietica di Josif Stalin, a Est) “secondo fronte” europeo. La macchina da guerra del Terzo Reich sarebbe stata stretta in una morsa di uomini, acciaio e fiamme, con l’unico esito possibile della disfatta della Germania. Ma quell’operazione, protagonista di libri, film e serie tv nei decenni successivi, è fatta anche di numeri enormi, quasi inconcepibili per noi che viviamo nel 2024. Vediamo i più importanti.

Gli uomini
Militari britannici sbarcati sulla spiaggia denominata "Sword". La Gran Bretagna fornì la maggioranza delle truppe da sbarco, con un totale di 73 mila militari.
Militari britannici sbarcati sulla spiaggia denominata “Sword”. La Gran Bretagna fornì la maggioranza delle truppe da sbarco, con un totale di 73 mila soldati.

132 mila soldati si riversarono sulle spiagge denominate Omaha, Utah, Gold, Juno e Sword. Venivano da 15 nazioni, ma la maggioranza di loro erano britannici e statunitensi. Altri 24 mila erano scesi dal cielo, prima dell’alba, per prendere il controllo di località e snodi strategici.

Alcuni paracadutisti della 101^ Divisione Aviotrasportata americana a bordo del loro aereo. La foto è stata scattata pochi minuti prima della loro partenza per la Normandia, la sera del 5 giugno 1944.
Alcuni paracadutisti della 101^ Divisione Aviotrasportata americana a bordo del loro aereo. La foto è stata scattata pochi minuti prima della loro partenza per la Normandia, la sera del 5 giugno 1944.

La somma è impressionante: 156 mila uomini. Per intenderci, le forze armate italiane di oggi, sommate (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri), ne comprendono circa 170 mila. Numeri da capogiro, soprattutto se pensiamo che in Gran Bretagna, in attesa di raggiungere la Francia, i militari raccolti erano milioni. Uno e mezzo solo di americani.

I mezzi
Un carro armato americano M4 Sherman, modificato per operare in ambiente anfibio, abbandonato sulle spiagge della Normandia. Probabilmente venne colpito e immobilizzato dai tedeschi.

200 mila mezzi di ogni genere raggiunsero le coste della Normandia. Dalle Jeep ai carri armati M4 Sherman, passando per veicoli anfibi da trasporto e da combattimento.

Un aereo da trasporto americano Douglas C-47 "Skytrain". Decine di esemplari di questo tipo furono impiegati nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 per trasportare e lanciare i paracadutisti sul suolo francese.
Un aereo da trasporto americano Douglas C-47 “Skytrain”. Decine di esemplari di questo tipo furono impiegati nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 per trasportare e lanciare i paracadutisti sul suolo francese.

In cielo furono 11.590 gli aeromobili che si alternarono nel trasporto dei paracadutisti, nella ricognizione e nel bombardamento. 1.900 di questi erano alianti, i primi a raggiungere il suolo francese con il loro carico di uomini e materiali.

Decine di mezzi da sbarco per la fanteria si dirigono verso la spiaggia denominata Omaha, all’alba del 6 giugno 1944. Sullo sfondo l’incrociatore americano USS “Atalanta”.

In mare erano ammassate quasi 7 mila imbarcazioni, tra cui 1.213 navi da guerra, incaricate di fornire copertura con le loro migliaia di bocche da fuoco alle forze da sbarco.

Le perdite
Alcune croci dell'enorme cimitero militare americano di Colleville-sur-Mer, subito a monte della spiaggia di Omaha. Il monumentale mausoleo ospita le salme di 9.387 militari statunitensi morti durante il D-Day e le settimane successive.
Alcune croci dell’enorme cimitero militare americano di Colleville-sur-Mer, subito a monte della spiaggia di Omaha. Il monumentale mausoleo ospita le salme di 9.387 militari statunitensi morti durante il D-Day e le settimane successive.

10.500 tra morti, dispersi, feriti e prigionieri in 24 ore. Solo da parte Alleata. Un bilancio tragico ma contenuto, se lo paragoniamo ai numeri complessivi (6,7%). I corpi delle vittime di quel giorno, e anche delle settimane successive, affollano i prati di 27 cimiteri militari.

Soldati tedeschi presi prigionieri dai britannici sulla spiaggia Sword il 6 giugno 1944. Le forze naziste speravano di poter contenere lo sbarco grazie alla fittissima rete di bunker e trincee costruita a ridosso della costa, ma spesso quelle stesse strutture si trasformarono in trappole mortali per gli occupanti, collassando sotto le bombe e le cannonate.
Soldati tedeschi presi prigionieri dai britannici sulla spiaggia Sword il 6 giugno 1944. Le forze naziste speravano di poter contenere lo sbarco grazie alla fittissima rete di bunker e trincee costruita a ridosso della costa, ma spesso quelle stesse strutture si trasformarono in trappole mortali per gli occupanti, collassando sotto le bombe e le cannonate.

O alla controparte occupante: a presidiare le spiagge e i siti degli atterraggi c’erano circa 40 mila soldati tedeschi e loro alleati (anche qualche italiano proveniente dalla Repubblica Sociale). A fine giornata, 10 mila risultavano dispersi, uccisi, catturati o feriti. Uno su quattro. Una parte delle vittime riposa in sei cimiteri di guerra tedeschi, e alcuni altri sono sparsi in mausolei Alleati.

La corazzata britannica HMS “Warspite” spara contro le fortificazioni costiere in Normandia il 6 giugno 1944. Alle 05:30 di quel mattino fu la prima nave a vomitare fiamme contro le posizioni tedesche.

Le bombe e le granate d’artiglieria Alleate fecero gran parte del lavoro, eliminando minacce, fortificazioni, squadre lungo la costa e nell’interno. 10.395 tonnellate di ordigni caddero sulla Normandia quel 6 giugno, scatenando il loro potenziale distruttivo con il solo scopo di liberare la Francia, e l’Europa, dalla barbarie nazista.

Umberto Cascone

Nasco a Savona in un rovente mattino di agosto del 2000. Sin da bambino mi interesso di tematiche militari, passione che porto avanti ancora adesso. Negli anni nuovi argomenti iniziano a affollarmi la mente: dalla politica estera a quella interna, passando per una dose abbondante di storia. L'università mi regala l'amore per la radio, che mi spinge a entrare in RadioIULM e a prendere le redini prima del reparto podcast (marzo 2022-ottobre 2023) e poi dell'intera emittente (settembre 2022-gennaio 2023). Ho tanta voglia di fare, di raccontare il nostro tempo, fatto anche di argomenti spesso trascurati, eppure importantissimi. Ci riuscirò? Sarebbe bello dire, alla Manzoni, che lo giudicheranno i posteri. Ma l'unica risposta sincera è: lo spero.

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