Pochi compiti per casa, lezioni da circa venti minuti e un forte utilizzo dei laboratori. Il Modello Organizzativo Finlandese viene introdotto in una scuola di Milano, l’istituto comprensivo Simona Giorgi di viale Brianza. Al centro del MOF c’è una nuova organizzazione del tempo scolastico: basta con italiano alla prima ora, matematica alla seconda, inglese alla terza e così via. Le materie verranno appunto “compattate”: gli alunni seguiranno due, o al massimo tre, materie al giorno. E addio anche alle lezioni frontali: le spiegazioni occuperanno solo prima parte della lezione. Poi bambini e ragazzi saranno impiegati in attività laboratoriali e lavori di gruppo. Un metodo a misura di alunno e non di didattica.
Al via da Settembre 2026
Oltre cento persone hanno partecipato all’Open Day dell’Istituto comprensivo Simona Giorgi di Milano. A partire da settembre 2026 saranno attivate le prime classi. “Sarà una versione sperimentale con sole due classi per ciclo d’istruzione, ma l’obiettivo è quello di attivarne una ogni anno fino ad avere una sezione MOF per ogni classe” spiega la preside dell’Istituto Giorgi, Anna Polliani. Una classe prima alla primaria e una classe prima alla secondaria di primo grado faranno da apripista.
La didattica laboratoriale
“Il MOF è organizzato sui principi della didattica laboratoriale” spiega la preside Polliani “In questo approccio lo studente non è semplice spettatore, ma diventa protagonista attivo dell’apprendimento. Il sapere passa attraverso il saper fare, quindi attraverso attività di gruppo, pratiche e di laboratorio. Gli alunni sviluppano conoscenze e competenze.”
La compattazione oraria
Un altro principio cardine del Modello Organizzativo Finlandese è la compattazione oraria: “Passare da italiano a matematica a geografia crea molta confusione nei ragazzi”. Per questo il MOF compatta le ore settimanali o mensili della stessa materia per favorire l’apprendimento e un approccio interdisciplinare. “Cerchiamo anche di assegnare le materie della stessa area disciplinare, per esempio italiano, storia, geografia, a un solo docente, in modo che possa gestire gli argomenti affrontati al lezione come meglio crede”. Questo vuol dire che così un insegnante può dedicarsi per un’intera settimana o due all’analisi logica, per poi passare a un altro argomento. “Chiaramente questo è più complesso per i più piccoli che devono imparare a leggere e scrivere, ma lo stesso si cerca un filo rosso che possa legare le materie”.
La lezione plurifasica
La compattazione oraria permette inoltre al docente di svolgere una lezione “plurifasica”, cioè di presentare lo stesso argomento in tante modalità diverse. In questo modo si arriva a colpire il canale di apprendimento privilegiato di ogni ragazzo. Per esempio “se ci sono 4 ore di matematica” spiega la preside Polliani “l’insegnate fa una lezione frontale per dare le informazioni fondamentali, gli strumenti per poter lavorare. Dopo massimo 20 minuti, si passa a una parte attiva: il docente assegna degli esercizi e poi gira tra i banchi mentre i ragazzi li risolvono. Poi magari propone un’attività di gruppo o una piccola ricerca”. Si favorisce così anche la cooperazione, perché i ragazzi sono stimolati a lavorare insieme e ad aiutarsi. In questo modo è possibile ridurre l’assegnazione dei compiti a casa: gli esercizi che gli alunni dovrebbero svolgere da soli dopo la scuola vengono invece assegnati e svolti in classe con la supervisione, il supporto e l’aiuto degli insegnati, ma anche dei compagni di classe.
Una didattica a misura di alunno
La struttura portante del MOF rispetta quella prevista dal MIUR, sia nel monte ore sia nei programmi. Quello che cambia è l’articolazione dell’orario, che è basato sul tempo disteso di apprendimento. “Troppo spesso la didattica è organizzata in funzione della scuola e dei docenti, ma non degli studenti” dice la preside dell’Istituto Giorgi “la compattazione delle ore e delle materie permette di rispettare i tempi dell’apprendimento”.
Le valutazioni
Nel MOF, anche la valutazione è a misura di alunno. È prevista una valutazione numerica per la scuola secondaria (fino a 10 in cui il 6 è la sufficienza) e di giudizio (da ottimo a insufficiente) per la scuola primaria. La grande novità però i commenti sintetici che accompagnano ogni valutazione: con poche parole il docente indica all’alunno dove ha sbagliato, come migliorarsi e dove lavorare.
Tutto partì da Urbania…
L’istituto comprensivo Simona Giorgi di Milano però non è l’unica scuola che adotta il MOF in Italia. Ormai sono circa un centinaio su tutto il territorio nazionale. A fare da apripista è stata Antonella Accili ben 18 anni fa: di origini milanesi, oggi è preside dell’istituto Della Rovere a Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino. “I nostri ragazzi hanno livelli altissimi di autonomia, progettualità e capacità di team working. E soprattutto, ciascuno di loro è in grado di trovare il metodo di studio più adatto a loro”. Nell’Istituto Della Rovere, il Mof è applicato a tutti gli ordini di istruzione, per bambini e ragazzi dai 3 ai 19 anni. È stata proprio Antonella Accili a formare i primi docenti al Modello Organizzativo Finlandese. Adesso sono gli stessi membri del suo team ad essere formatori riconosciuti a livello nazionale.
Altri metodi.. Dada e Montessori
Ma quello finlandese non è l’unico metodo di insegnamento alternativo presente a Milano. L’ultimo arrivato ha iniziato la sperimentazione un anno fa. È il metodo Dada, proveniente dagli Stati Uniti. L’acronimo sta per “didattiche per ambienti di apprendimento”. In questo contesto non sono gli insegnanti a cambiare aula a seconda della classe a cui devono insegnare ma gli alunni a spostarsi a seconda della materia, permettendo così la creazione di spazi specifici per l’insegnamento di ogni disciplina.
Come il Mof, anche il rinomato metodo Montessori dà grande valore all’autonomia del bambino. Qui l’educazione si basa su un’attenta osservazione del suo comportamento da parte degli educatori, che sono incoraggiati a non interferire oltre lo stretto necessario nelle sue attività. Agli alunni cui viene lasciata la possibilità di imparare e di correggersi autonomamente. Viene quindi valorizzato l’apprendimento spontaneo, tramite l’esperienza diretta e il confronto tra pari.
Steiner e Pizzigoni
Elemento centrale anche nelle scuole steineriane, abbastanza diffuse a Milano. Qui compito dell’insegnante è favorire lo sviluppo delle predisposizioni innate dell’alunno. Seguendo il suo ritmo naturale di cambiamenti, che viene determinato anche da cambiamenti fisici come lo sviluppo corporeo e il cambio dei denti. Le varie materie non vengono insegnate tutte insieme ma una per volta, nelle prime due ore della mattinata, per un periodo di tempo che va dalle tre alle cinque settimane.
L’esperienza diretta è al centro anche della teoria di Giuseppina Pizzigoni. Per questo nella Rinnovata Scola Pizzigoni di Milano sono presenti dei laboratori artigianali e un orto, dove i bambini praticano l’agricoltura e studiano scienze.