Dopo Sinner anche Swiatek: la n.2 al mondo positiva alla trimetazidina

Una confezione di melatonina contaminata all’origine dell’ennesimo caso doping che travolge il mondo del tennis. Il 12 agosto 2024, Iga Swiatek, attuale n.2 del ranking Wta, risulta positiva a una sostanza dopante, la trimetazidina. Giovedì 28 novembre la tennista polacca ne dà l’annuncio su Instagram. Un video di pochi minuti per spiegare che si tratta di una contaminazione. Ritorna al centro del dibattito anche il caso Sinner. Vicende simili ma con differenze sostanziali. Su tutte l’esito: Swiatek viene sospesa per un mese, l’azzurro no. 

Il caso Swiatek

Quando risulta positiva alla trimetazidina, Swiatek è ancora la n.1 del ranking. Il Wta 1000 di Cincinnati è alle porte. La tennista polacca viene sconfitta in semifinale da Sabalenka, il mondo ancora non lo sa, ma la sua racchetta pesa un po’ di più. Swiatek non è stata subito in grado di identificare la provenienza della sostanza dopante ed è stata sospesa provvisoriamente tra il 12 settembre e il 4 ottobre. La polacca ha quindi dovuto saltare lo swing asiatico. Non ha partecipato ai WTA 1000 di Pechino e Wuhan e al 500 di Seoul, perdendo il primato del ranking a favore di Sabalenka. 

Dopo settimane di analisi, il 26 settembre il team di Swiatek trova inusuali tracce di trimetazidina nel LEKAM, un integratore di melatonina che la tennista consuma da anni per combattere il jetlag. Il 30 settembre Swiatek invia il prodotto all’ITIA, l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis, mentre un laboratorio indipendente riscontra una contaminazione nel lotto. Una versione estremamente credibile. La fabbrica che produce gli integratori infatti si occupa anche di farmaci contenenti TMZ. Secondo l’ITIA, quindi, per Swiatek non c’è stata “nessuna colpa o negligenza significativa”. L’agenzia ha accettato il periodo di sospensione provvisoria della giocatrice, tra settembre e ottobre, come parte della squalifica. Swiatek potrà quindi tornare in campo dopo il 4 dicembre 2024.

 

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Similitudini e differenze con il caso Sinner

Il tribunale indipendente che ha analizzato il caso Sinner ha stabilito che l’altoatesino non ha avuto «nessuna colpa o negligenza».  L’ITIA in merito a Swiatek ha parlato invece di «nessuna colpa o negligenza significativa». Una parola di differenza, una sfumatura che sembra minima ma che invece spiega bene perché la polacca sia stata sospesa. Per il caso Sinner, si suggerisce che non ci siano state responsabilità del tennista. Al contrario, a Swiatek vengono riconosciute alcune leggerezze, anche se superficiali e quasi irrilevanti. 

Jannik Sinner con l'ex fisioterapista Giacomo Naldi
Jannik Sinner con l’ex fisioterapista Giacomo Naldi

Sinner è risultato positivo a due test antidoping, Swiatek solo a uno. Ma la prassi è stata la stessa. Entrambi sono stati sospesi provvisoriamente. La polacca, come abbiamo detto, si è dovuta fermare dal 12 settembre al 4 ottobre. Sinner dal 4 al 5 aprile per la prima positività e dal 17 al 20 aprile per la seconda. Le differenti durate dello stop dipendono dalla diversa rapidità dei giocatori nel trovare una spiegazione alla presenza della sostanza dopante. Sinner ci ha messo in totale cinque giorni. A Swiatek ne sono serviti almeno dieci.

Inoltre, Sinner ha saputo dimostrare che l’assunzione di clostebol è avvenuta tramite l’intervento di una terza persona, il fisioterapista Giacomo Naldi. Provando, soprattutto, che non aveva modo di sapere, né di sospettare, che Naldi fosse entrato a contatto con quella sostanza. Qui la più grande differenza tra i due casi: Swiatek ha assunto la melatonina da sola. Ciò giuridicamente colloca il caso della polacca in tutt’altra casistica rispetto a quello Sinner. Swiatek si è trovata a dover affrontare una situazione derivante da un’assunzione diretta, giudicata secondo le normative vigenti come qualcosa che, pur estremamente difficile da prevedere, avrebbe potuto essere evitato.

La rabbia di Halep

Come per la positività di Sinner, anche questo verdetto sta facendo discutere. Se molti in queste ore hanno speso parole di vicinanza per Swiatek, c’è anche chi non ci sta. Simona Halep, tennista romena trovata positiva al roxadustat nel 2022 e squalificata per 4 anni, poi ridotti a 9 mesi, non si dà pace. La tennista in queste ore si è sfogata sui social, accusando direttamente l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis: «Una differenza così grande nel trattamento e nel giudizio dei casi può essere solo cattiva volontà da parte dell’ITIA. Hanno fatto di tutto per distruggermi». 

Ma sono tante le giocatrici che hanno parlato di una presunta disparità di trattamento. La tedesca Eva Lys ha commentato il caso di Tara Moore, squalificata per 19 mesi sempre nel 2022 per aver mangiato carne contaminata in Sudamerica: «Perché Tara non è stata squalificata per un solo mese? Inizio a pensare che non tutti i casi siano trattati allo stesso modo».

Tutto ciò mentre la Professional Tennis Players Association (PTPA), fondata nel 2020 da Novak Djokovic e Vasek Pospisil, si batte da mesi per ottenere un «sistema antidoping basato su trasparenza, coerenza e obiettività» . L’associazione lascia intendere che sulle decisioni relative al caso Sinner e Swiatek abbiano avuto un peso non indifferente la posizione nel ranking e l’accesso alle risorse. 

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