Comunità e innovazione: le edicole di Milano si reinventano

Ci sono delle figure silenziose che abitano le città, che da anni occupano l’angolo di una piazza o la piccola porzione di un marciapiede. Altrettanto in silenzio, le edicole, stanno scomparendo.

Negli ultimi anni (2020-2024) sono state chiuse 2700 edicole in tutta Italia, come si legge nel report di Unioncamere. È un trend comune a tutta la Penisola. Nella sola Milano sono stati chiusi 129 chioschi. Renato Russo, il presidente dello Snag, il Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai, racconta la difficoltà di tenere aperte le edicole oggi, nonostante rivestano un ruolo fondamentale per la società. «Non è giustificata l’idea di chiuderle (le edicole, nda), di sopprimerle, di tagliarle come i rami secchi, però se il Governo riuscisse a garantire anche un piccolo contributo sulla distribuzione male non sarebbe. E la notizia di oggi è che si sta andando su questa strada».

Negli anni passati era stato istituito un bonus una tantum a sostegno delle edicole. Sembra che il Governo non lo voglia confermare per l’anno corrente, ma si sta andando verso un Dpcm con incentivi per i giornalai. Russo spera che questo possa frenare la desertificazione delle edicole, soprattutto quelle periferiche e dei piccoli comuni: «Stiamo parlando di una filiera che non è la classica filiera di natura commerciale, ma è una filiera che tutela l’informazione, un prodotto delicato, un diritto costituzionale».

Se molte edicole stanno scomparendo, altre stanno cercando di reinventarsi per sopravvivere. Sono realtà che hanno trovato format diversi e nuovi modi di esistere, adattandosi alle esigenze contemporanee. Ripensando il loro ruolo, possono continuare a garantire il diritto all’informazione e essere punti di riferimento nei quartieri.

Aedicola Lambrate

Poco meno di un anno fa un gruppo di quattro persone si è unito per rilevare il chiosco di via Conte Rosso, nel quartiere Lambrate a nord di Milano. Il loro progetto si chiama Aedicola Lambrate, un presidio culturale, come lo definisce Alessandro, che lavora lì da quando questa sfida è stata lanciata, nell’aprile 2024:  «Aedicola nasce sociale e comunitaria, la chiave è l’aggregazione, il portare le persone fisicamente in edicola. Presidio culturale è un modo figo per definirlo, ma è nel senso che è proprio un modello che ha a che fare prima di tutto con le persone».

Per riportare le persone in edicola viene adottato un formato misto, che rende il chiosco un unicum: «Aedicola è per metà canonica, quindi abbiamo i quotidiani e le riviste, i giochi per bambini e le carte. Per l’altra metà è ibrida, abbiamo una sezione dedicata ai libri. Quindi per metà siamo un’editoria indipendente con una scelta di selezione nostra che riguarda soprattutto il mondo delle editorie più piccole. In più, la terza costola: gli eventi». In Aedicola si può assistere a presentazioni di libri, partecipare a laboratori, ascoltare dibattiti e musica: «è proprio uno spazio sociale».

L’idea alla base è quella di portare il quartiere al centro, di riferirsi a Lambrate e alle persone che ci abitano. Aedicola vende anche libri perché non c’è una libreria vicino, così l’edicola si occupa di colmare questo servizio per i cittadini: «va ripensato un approccio dove si incrociano le esigenze dei quartieri non sono pezzi di una mappa, di una cartografia, ma sono persone». Aedicola Lambrate è una sfida ancora aperta, un progetto neonato che Alessandro spera possa aprire la strada per altre iniziative che ripensino le edicole come soggetti attivi nel quartiere, nella vita delle persone.

L’apertura di Aedicola Lambrate
Civic Edicola Brera

Se Aedicola Lambrate pone al centro del progetto il quartiere, Civic Edicola pone al centro del quartiere la novità. Civic è un progetto lanciato dalla società Bud ancora più innovativo, che unisce il mondo della comunicazione con quello della distribuzione dei prodotti editoriali. L’obiettivo è quello di rilanciare le edicole, massimizzandone la visibilità e la centralità nei quartieri. Il chiosco in Brera, il primo del progetto, è stato aperto nel 2020 in corso Garibaldi. L’edicola si fonde con l’ambiente che la circonda, il quartiere più in di Milano: ha le sembianze di una classica edicola, ma è fortemente digitalizzata e moderna.

La comunicazione qui si unisce all’advertising, creando un tipo di divulgazione in real time. In questo modo l’edicola si conforma all’informazione a cui siamo abituati oggi, immediata, ma mantenendo il suo radicamento nel quartiere. Infatti le Civic edicole offrono anche l’opportunità di partecipare ad eventi culturali, dibattiti e presentazioni: un modo per creare un contatto tra l’informazione e il cittadino. Da questa formula il nome Civic, che accomuna i sette chioschi del progetto sparsi per il territorio milanese.

La pubblicità è centrale nelle edicole del progetto. Per una settimana i chioschi si possono trasformare per diventare uno store speciale di brand activism per qualche azienda. Questa settimana Civic Edicola Brera si è vestita di rosa, distribuisce tote bags e gadgets sponsorizzate dalla sua ultima collaborazione. Questo format pubblicitario permette all’edicola di restare a galla, per poter offrire nel resto delle settimane la sua collezione di giornali e riviste, soprattutto periodici di architettura, design, lifestyle e fashion. D’altronde occupa uno spazio privilegiato nell’art distric milanese.

La Civic Edicola in Brera
Edicola Radetzky

Questo chiosco sulla Darsena è forse quello più radicato nella storia milanese, tanto che le sue origini risalgono a oltre due secoli fa. La sua struttura in ferro e vetro in stile liberty ci rimanda ai primi del Novecento, quando nacque come edicola. Il suo nome però ci suggerisce uno scopo ancora più antico. Durante la dominazione austriaca quella porzione di strada affacciata sulla Darsena era occupata da una struttura che ospitava gli annunci del governatore Radetzky. Siamo a metà del 1800. Il chiosco è diventato poi un’edicola, ha ospitato la trasmissione di una radio locale e infine oggi, due secoli più tardi, l’edicola Radetzky ha un ennesimo differente scopo. Dopo alcuni anni di abbandono è stata affidata dal Consiglio di Municipio a Progetto Città Ideale, un programma che intende sviluppare nuovi contenitori culturali per coinvolgere la comunità artistica in diverse dimensioni di scambio intellettuale.

Così l’edicola Radetzky cambia nuovamente volto, trovando un nuovo modo di resistere al tempo. Per lunghi periodi il chiosco ospita opere d’arte contemporanee e indipendenti. Progetto Città Ideale ne parla così sul sito web: “Il restauro della struttura riconsegna l’Edicola Radetzky alla vita dinamica della città perché ridiventi partecipe dei suoi ritmi e mutamenti, attivando una dialettica costruttiva tra i cittadini e le esperienze artistiche e culturali”. Il chiosco torna a ricoprire un ruolo, valorizzando il suo valore storico nonché portando l’arte contemporanea nella vita di chiunque, abitanti del quartiere e passanti per caso. Non offre più il servizio dell’informazione, ma Edicola Radetzky rimane in piedi, rimane un baluardo di quello che è stato in passato e un’importante finestra su un mondo che ha bisogno di voce tanto quanto il mondo degli edicolanti. È una finestra sul mondo dell’arte indipendente affacciata sulla Darsena.

L’edicola Radetzky sulla Darsena
Nel futuro

Esempi come Aedicola Lambrate, Civic Edicola e Edicola Radetzky dimostrano che il destino delle edicole non è necessariamente segnato dalla chiusura. Reinventandosi e rispondendo alle esigenze dei quartieri, questi chioschi hanno trovato nuove funzioni, trasformandosi in spazi culturali, sociali e di innovazione. L’informazione resta al centro, arricchendosi di nuove modalità di fruizione e coinvolgimento. Forse il futuro delle edicole passa attraverso la capacità di adattarsi per continuare a raccontare il mondo e le persone.

No Comments Yet

Leave a Reply