Inaugurato il 22 e il 23 aprile 2021 il Summit sul clima. La due-giorni di incontri online, organizzata dal Presidente americano Joe Biden, riunisce quaranta tra leader mondiali, capi di aziende, delegati delle Nazioni Unite e rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste. Per l’Italia è presente anche il Premier Mario Draghi. L’obiettivo è creare strategie concrete in difesa del pianeta e limitare il riscaldamento globale.
L’anno dell’azione
Dopo la parentesi negazionista di Donald Trump, gli Stati Uniti tentano di tornare a guidare il percorso verso l’ecosostenibilità. Tra i primi provvedimenti firmati da Biden, molti erano indirizzati in questo senso. Dalla sospensione dei contestati lavori sull’oleodotto Keystone XL, tra Canada e Nebraska, alla decisione di rientrare negli accordi sul clima di Parigi. Il Summit è un passo ulteriore.
Introdotto, nella Giornata mondiale della Terra, dal Presidente e dalla sua vice, Kamala Harris, il vertice è articolato in cinque sessioni tematiche, con plenarie e lavori di gruppo. Il 2021, secondo le parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres «deve essere l’anno dell’azione».
Ciascun paese ha delineato le proprie sfide principali e i propri piani d’investimento, in favore del clima. Senza trascurare gli aspetti economici delle transizioni green: «Rispondendo e combattendo i cambiamenti climatici vedo l’occasione di creare milioni di posti di lavoro» ha dichiarato Biden, definendo l’azione contro i climate change «un incentivo morale ed economico».
Aperto anche il confronto sugli investimenti e sull’uso delle finanze pubbliche, per limitare gli effetti del cambiamento climatico soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Si valuta la possibilità di spostare 3.000 miliardi di dollari di investimenti privati verso un’economia a emissioni zero entro il 2050. Questo non sarà però efficace senza gli sforzi dei maggiori comparti produttivi, tra cui quello agricolo ed energetico, verso la sostenibilità.
Emissioni zero entro il 2060
Insiste sul multilateralismo e la cooperazione internazionale Xi Jinping. Come durante World Economic Forum 2021, insiste sui benefici della Via della Seta, il programma d’investimenti esteri di Pechino, che «può contribuire a un maggiore benessere e a creare un mondo più pulito». L’obiettivo climatico è però tra i più ambiziosi: la Cina, secondo il presidente, raggiungerà la neutralità climatica entro il 2060.
La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno, in risposta, ribadito gli impegni europei. L’Unione ridurrà del 55% le sue emissioni, rispetto a quelle del 1990, entro il 2030. Dello stesso avviso anche il presidente del consiglio Mario Draghi: «Il Piano per la Ripresa dalla pandemia ci offre un’opportunità unica. Il nostro obiettivo è sostenere la transizione sostenibile in Europa e fare in modo che l’Ue raggiunga la neutralità climatica per il 2050».
Più tiepido l’entusiasmo del russo Vladimir Putin, forse visto il clima di tensione con il governo di Washington. Da lui arriva però l’invito ai Paesi ad unirsi nella ricerca scientifica. Dal britannico Boris Johnson arriva invece la conferma del preannunciato ruolo leader fra i G7 del Regno Unito e della presidenza della conferenza Onu CoP 26 sul clima. Si lavorerà per accelerare il taglio delle emissioni di carbonio, dal 68% nel 2030 al 78% nel 2035.
Fuori dalla politica
Papa Francesco ha elogiato l’iniziativa, descrivendola come l’avvio di un cammino comune a tutta l’umanità per «prendersi cura della natura, quel dono che abbiamo ricevuto e che dobbiamo curare, custodire e portare avanti».
Più critica invece la giovane attivista svedese Greta Thunberg. Per lei le ambizioni espresse nel Summit si sono rivelate «largamente insufficienti». La permanenza di sussidi all’industria dei combustibili fossili contrasta, secondo lei, con la sensibilità all’emergenza climatica. L’invito è a cambiamenti drastici: «Non possiamo accontentarci di qualcosa solo perché è meglio di niente».