Speranza dall’ONU: “Buco nell’ozono dovrebbe chiudersi entro il 2040”

 Il buco nell’ozono si chiuderà entro il 2040. Ad annunciarlo è stata l’ONU alla 103esima conferenza della American Meteorological Society, tenutasi il 9 gennaio a Nairobi. «Se le politiche attuali rimarranno in vigore, si prevede che lo strato di ozono tornerà ai valori del 1980 entro il 2066 circa nell’Antartico, entro il 2045 nell’Artico ed entro il 2040 nel resto del mondo», si legge nel comunicato dell’United Nations Environment Programme.

L’UNEP e il protocollo di Montréal

 Lo United Nations Environment Programme (UNEP) è il gruppo di valutazione scientifica creato dalle Nazioni Unite a seguito del Protocollo di Montréal del 1989. Grazie a questo accordo internazionale si è contribuito all’eliminazione del 99% delle sostanze chimiche colpevoli di danneggiare lo strato di ozono. A partire da quella data solventi e refrigeranti come i clorofluorocarburi (CFC) e insetticidi come il para-diclorodifeniltricloroetano (DDT) furono eliminati dal mercato. Prima del provvedimento firmato nella città canadese nel mondo si abusava di tali composti. I CFC furono creati artificialmente per conservare meglio i cibi. In seguito, il loro utilizzo fu allargato ai condizionatori e agli spray per capelli, come la lacca.

 

 

A cosa serve la barriera di ozono?

Tutto ebbe inizio dai cianobatteri, minuscole creature che abitavano gli antichi oceani. Queste primitive forme di vita erano in grado di nutrirsi di anidride carbonica e luce solare, rilasciando nell’aria ossigeno sotto forma di scarto. Grazie a questa arcaica fotosintesi, il cielo divenne blu. Gli atomi d’ossigeno si accumularono nella stratosfera e legandosi formarono le prime molecole della barriera di ozono. L’ozono è capace di schermare dai raggi ultravioletti la superficie terrestre, e ha così permesso lo sviluppo delle prime forme di vita sulla terraferma. Danneggiare la barriera d’ozono, equivale a danneggiare la vita stessa.

La lotta al cambiamento climatico

«L’azione per l’ozono crea un precedente per l’azione per il clima – ha affermato Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale – il nostro successo nell’eliminare gli agenti chimici che riducono l’ozono ci mostra quello che possiamo e dobbiamo fare con urgenza per allontanarci dai carburanti fossili, ridurre i gas serra e così limitare l’aumento della temperatura». L’ONU calcola che la chiusura del buco nell’ozono possa ridurre l’aumento delle temperature globali da 0,5 a 1 gradi centigradi.

 

Di Ivan Torneo e Christian Leo Dufour

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