Cinquemila persone in piazza solo a Milano per partecipare allo sciopero globale per il clima. Il 25 marzo i Fridays for Future e altre associazioni ambientaliste hanno manifestato per lo in 70 città italiane con lo slogan #PeopleNotProfit.
Tra le richieste degli attivisti, c’è quella di una maggiore giustizia climatica e sociale. Attualmente, infatti, secondo FFF le nazioni più ricche sono responsabili del 92% delle emissioni globali, mentre l’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del doppio dell’inquinamento prodotto dal 50% più povero.
I conflitti fossili e la guerra in Ucraina
Alla base delle proteste c’è anche la volontà di evidenziare il legame tra le guerre, con particolare riferimento all’invasione dell’Ucraina, e l’emergenza climatica. Come alcuni esperti sostengono da tempo, infatti, la dipendenza della nostra società dai combustibili fossili è tra le cause principali di conflitti.
Lo ribadisce nel suo discorso anche una dei portavoce di Fridays for Future in Italia, Martina Comparelli: «Siamo in questa situazione di povertà energetica anche per la mancanza della transizione energetica che si poteva fare ma si è deciso di ritardare. Negli anni passati prendevamo il 40% del nostro gas dalla Russia pagando le armi di Putin. La soluzione sarebbe l’uscita dai combustibili fossili, se avessimo l’indipendenza energetica non saremmo ricattabili dai dittatori».
Anche Sergio Marchese, un altro referente del movimento, ribadisce il legame tra crisi climatica e guerra: «La crisi climatica è causa di guerre: se andiamo a vedere dove ci sono i conflitti nel mondo sono per la maggior parte in luoghi che stanno subendo la desertificazione, dove per accaparrarsi le poche risorse rimaste nascono i conflitti. Sarebbe quindi meglio andare alla radice del problema, abbandonando i combustibili fossili».
Non solo Fridays for Future
A manifestare per il clima e contro la guerra c’erano anche alcune sigle sindacali e altri movimenti ambientalisti, come Legambiente ed Extinction Rebellion, che ha partecipato al corteo con la “discobedience”, un’azione durante la quale alcuni attivisti hanno ballato.
Prima di prendere parte alla manifestazione, altri attivisti Extinction Rebellion, movimento basato sulla disobbedienza civile nonviolenta, avevano bloccato il traffico sedendosi sulle strisce pedonali di Corso Buenos Aires, una delle strade principali di Milano.