Saudi Aramco, la compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita, il 20 marzo ha annunciato che aumenterà la produzione di petrolio e gas naturale. Lo scopo è soddisfare una domanda sempre maggiore a livello globale.
Più gas e petrolio
Saudi Aramco è la più grande esportatrice mondiale di petrolio. La compagnia ha dichiarato che la produzione giornaliera di petrolio passerà da 12 a 13 milioni di barili entro il 2027, mentre quella di gas aumenterà del 50% entro il 2030.
Nello stesso momento, Saudi Aramco ha anche presentato i risultati finanziari del 2021. Nell’ultimo anno i suoi profitti sono arrivati a 110 miliardi di dollari, il 124% in più rispetto ai guadagni registrati nel 2020 (fermi a 49 miliardi a causa dell’epidemia da Covid-19).
L’incremento dei ricavi di Saudi Aramco è una conseguenza diretta dell’aumento dei prezzi del petrolio: dopo la fine dell’emergenza della pandemia da Covid-19, infatti, la domanda è cresciuta molto per rispondere alla ripresa dell’economia globale.
A pesare sul prezzo del petrolio ci sono anche le ripercussioni dell’invasione russa dell’Ucraina. Ma anche l’andamento del prezzo del Brent. Il petrolio estratto nel Mare del Nord, infatti, fa da riferimento per i prezzi mondiali del greggio. All’inizio di marzo il prezzo del petrolio Brent è salito a 139 dollari al barile, quando fino a dicembre era inferiore ai 70 dollari.
Uno scenario energetico critico
Nei giorni scorsi, gli Stati Uniti e altri paesi occidentali avevano chiesto di aumentare la produzione di petrolio per abbassarne i prezzi. Ma soprattutto per limitare la propria dipendenza dai combustibili fossili russi. Tuttavia i membri dell’Opec+, l’alleanza di 23 paesi produttori di petrolio, avevano annunciato che avrebbero aumentato la produzione di soli 400.000 barili al giorno.
Adesso l’annuncio di Saudi Aramco cambia le carte in tavola. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono gli unici due principali produttori di petrolio che hanno la capacità di compensare la carenza di energia prodotta dalla Russia. L‘Arabia Saudita possiede circa il 17% delle riserve di petrolio accertate del mondo.
Quali conseguenze per il clima?
Anche se l’Arabia Saudita aumenterà la produzione di petrolio e gas, non vuol dire necessariamente che ci saranno più emissioni di CO2. A pari attività, infatti, il petrolio dell’Arabia Saudita ha una intensità di carbonio inferiore rispetto a quella della Russia e di tutti gli altri paesi produttori. Ne parla uno studio pubblicato sulla rivista Science. La “intensità di carbonio”, in inglese carbon intensity (CI), è la misurazione delle emissioni di gas serra associate alla produzione di petrolio greggio, dal pozzo al cancello della raffineria.
Per questo motivo, il dottor Simon Evans di Carbon Brief ha dichiarato in un’intervista al Guardian: «È quantomeno possibile che una maggiore produzione da parte dell’Arabia Saudita e di altri paesi possa consentire all’Europa di tagliare gli acquisti dalla Russia. E se le esportazioni russe sono geograficamente limitate o hanno difficoltà a trovare acquirenti, allora si potrebbe arrivare a una diminuzione della produzione».