Nel 2023 meno Pm10 in aria a Milano, ma c’è ancora strada da fare

Il 2023 milanese sarà ricordato anche come l’anno con il minor numero di sforamenti delle soglie giornaliere di Pm10. Dato che conferma una tendenza di lungo periodo: se nel 2002 i livelli erano fuorilegge per 163 giorni, quest’anno la città ha superato il trentacinquesimo solo verso fine anno.

La Presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto
La Presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto

Vale a dire il limite annuale di sforamenti consentito dall’Organizzazione mondiale della sanità. Un deciso calo che però non basta. «Non possiamo essere soddisfatti» è la posizione di Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.

Il Pm10 è una tipologia di particolato formata da particelle di dimensioni inferiori ai 10 µm. Le cosiddette polveri sottili, prodotte per lo più da agricoltura, trasporti, industria e riscaldamento. Tutti ambiti che, dentro o fuori dalle porte della città, chiamano in causa anche Milano. Che sembra aver imboccato la giusta strada. Dai 59 µg/m³ nel 2002 – ben oltre il limite legislativo di 50 – la concentrazione giornaliera di Pm10 si è stabilizzata dal 2013 sotto la soglia dei 40 µg/m³. Una stabilizzazione che però, dopo dieci anni, assomiglia sempre di più a uno stallo. I 39 µg/m³ dello scorso anno sono in linea con i valori del 2013. Al contrario, tutto fa pensare che il 2023 possa essere un elemento di rottura.

I dati delle centraline Arpa

Prendendo in esame i dati della centralina Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) di via Senato, la media di Pm10 negli ultimi dodici mesi si assesta intorno ai 30 µg/m³. Uno sviluppo sicuramente positivo che si ripercuote anche sul numero di sforamenti annui. Dagli 84 del 2022 – il dato peggiore tra le centraline meneghine – via Senato finora ne registra solo 38 per il 2023.

La centralina Arpa di viale Marche
La centralina Arpa di viale Marche

Il trend è condiviso anche dalle altre tre principali stazioni di rilevamento Arpa. Da 78 a 33 in viale Marche, da 54 a 28 in Pascal/Città Studi, mentre Milano Verziere registra un calo da 44 a 13. Nel 2021, però, l’Oms ha rivisto le sue linee guida al ribasso ristabilendo le “soglie sanitarie”. Il limite giornaliero va da 50 a 45 µg/m³, e soprattutto il confine accettabile per i giorni di sforamento è abbattuto fino a 3 o 4 all’anno. Inutile dire che, secondo quest’ultimo parametro, il sogno di una metropoli green è ben lontano.

La geografia non aiuta

La Pianura Padana è una fra le aree con meno ricambio d’aria di tutta Europa. E fra i maggiori responsabili c’è la sua orografia. «Siamo in un catino, chiuso dalle montagne», spiega Meggetto. L’arco alpino da nord e gli Appennini da sud fungono da ostacolo alle correnti ventose, che provengono dal continente e dal mar Mediterraneo.

Non a caso nei giorni in cui spira il Favonio (il vento caldo noto in lombardo come Foehn), le concentrazioni di Pm10 sono prossime allo zero. Così come quando piove. Ma il posizionamento della città «più che essere un alibi, deve essere un punto di partenza per investire ancora di più sulle politiche», sostiene Meggetto. «Altrimenti ci tocca invocare Giove Pluvio. Ma quando non risponde?».

Lo smog che si può osservare in giornate con una qualità dell'aria scarsa
Lo smog che si può osservare in giornate con una qualità dell’aria scarsa
Meteo e progresso tecnologico possono avere effetti positivi

Nell’andamento positivo della qualità dell’aria, nel 2023 hanno giocato un ruolo importante i fattori meteorologici. In particolar modo le precipitazioni primaverili ed estive, che hanno reso gli ultimi dodici mesi un’eccezione alla regola.
Non solo. Gloria Pellone di Cittadini per l’aria ritiene che «la tendenza al miglioramento negli ultimi 20 anni sia legata soprattutto al progresso tecnologico».

Dall’elettrico, ai motori più efficienti, al filtraggio del particolato. Se però la
situazione non sembra smuoversi dallo stallo è responsabilità di tre elementi. Un ruolo spesso trascurato nell’inquinamento dell’aria è quello giocato dalle numerose attività agricole, che operano al di fuori della cinta urbana.

La maggior parte degli impianti di riscaldamento è alimentato da fonti fossili
La maggior parte degli impianti di riscaldamento è alimentato da fonti fossili

Dall’esterno, il problema si sposta fin dentro le abitazioni dei milanesi. Perché nei mesi freddi si accendono le caldaie, la maggior parte a combustione. Alcune di queste funzionano ancora a gasolio. «Molte case hanno necessità di una riqualificazione energetica», afferma Meggetto. «Deve essere una priorità sostituire il gas con pompe di calore che non consumano direttamente una fonte fossile».

 

Ma anche le vie della città non sono prive di responsabilità. «La fonte principale di inquinamento – sostiene Pellone – è il traffico veicolare». L’amministrazione comunale ha già compiuto diversi passi verso la riduzione degli ingressi di auto private nel tessuto urbano. Su tutti, l’istituzione di Zone a traffico limitato (Ztl) e delle aree C e B. Il sindaco Beppe Sala si è detto soddisfatto dei risultati ottenuti: «La diminuzione di Pm10 dipende anche da Area B». Sia Cittadini per l’aria che Legambiente, però, sono concordi sull’inefficacia di questi provvedimenti. Sempre secondo Pellone infatti «il costo di accesso è troppo basso e il numero delle deroghe è troppo elevato».

«Menomale che quest’anno è andata così»

E questi elementi negativi hanno avuto peso nell’ultima indagine sulla Qualità della vita, pubblicata dal Sole 24 Ore. Dove la metropoli siede al 43esimo posto nella categoria “ecosistema urbano”.
Una possibile soluzione è rappresentata dalla diffusione di mezzi alternativi (monopattini, biciclette) e dal potenziamento del trasporto pubblico. Anche fuori città: «Bisogna dare la possibilità che i mezzi non solo siano sufficientemente capienti, ma che arrivino a destinazione negli orari stabiliti», puntualizza Meggetto. Che poi, tornando a una valutazione complessiva del 2023, chiosa: «Meno male che quest’anno è andata così».

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