Qual è l’impatto della crisi climatica e come la stiamo raccontando? Con Eco news proviamo a capirlo ogni settimana con una selezione delle storie più interessanti per capire meglio cosa sta avvenendo ai nostri ecosistemi e come la politica italiana e mondiale le sta affrontando. Un diario per orientarsi tra la stampa verde e le notizie ambientali, ma anche per capire quello che le nostre scelte e il nostro vivere quotidiano possono fare.
In questa puntata:
- Torna il Jova Beach Party: sostenibile solo in apparenza?
Il tour di Lorenzo Giovanotti sulle spiagge italiane è partito il 2 luglio da Lignano Sabbiadoro e nel corso dell’estate si prevede mezzo milione di spettatori. La comunicazione del Jova Beach Party spinge molto sulla sostenibilità. Tanto che tra i partner c’è il WWF e sul sito dell’evento una sezione apposita racconta le iniziative green dell’evento. Dall’altra parte, però, ci sono i fatti: dune spianate, fauna a rischio e alberi abbattuti proprio per ospitare il tour. Come è successo a Ravenna, dove il concerto si è tenuto a 75 metri da una riserva e ha causato l’abbattimento di un filare di Tamerici. - Il lato oscuro della desalinizzazione
La desalinizzazione, cioè il processo che rende potabile l’acqua del mare, potrebbe essere un’alleata preziosa contro la siccità. Tuttavia questa tecnica ha anche una serie di aspetti problematici che non si possono trascurare. A partire dal fatto che la desalinizzazione è un processo che consuma enormi quantità di energia, la cui produzione causa emissioni di CO2 nell’atmosfera. In media un impianto richiede da 10 a 13 kilowattora ogni 3.700 litri di acqua lavorati. C’è poi la questione della salamoia, cioè le acque di scarto del processo. Nella maggior parte dei casi, per ogni litro di acqua potabile prodotto si creano circa 1,5 litri di questo liquido inquinato da cloro e rame. Sostanze che possono danneggiare gli ecosistemi marini. - L’infinito processo di smantellamento delle centrali nucleari italiane
Nel nostro Paese le centrali nucleari sono inattive dal 1987, anno del referendum che decretò la loro chiusura. Da allora è iniziato un processo di “decomissioning“, cioè di smantellamento delle centrali, che è tuttora in corso. Le operazioni avanzano a rilento sia per difficoltà tecnologiche sia perché non si è ancora identificato un sito dove costruire il deposito nazionale di stoccaggio del materiale radioattivo. Il paradosso è che se per costruire una centrale come quella di Borgo Sabotino ci sono voluti cinque anni, per chiuderla ce ne vorranno quaranta. Con i ritardi lievitano anche i costi. Secondo le ultime stime della Sogin, il decommissioning costerà alla collettività la cifra record di 7,9 miliardi di euro. - Le rinnovabili “battono” l’archeologia
Il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla costruzione di due impianti fotovoltaici a Tessennano, in provincia di Viterbo. Si tratta di un impianto da più di 35mila megawatt di picco per una superficie complessiva di circa 58 ettari e di un secondo da 18mila Mwp esteso su circa 27 ettari. Un risultato non scontato, visto che il Ministero della Cultura si era pronunciato contro. Secondo la soprintendenza, infatti, il sito è ad “alto potenziale archeologico” per la presenza di resti dal II secolo a. C al V d. C: tombe, una villa, forse una necropoli intera. Ma la costruzione degli impianti per l’energia rinnovabile non si fermerà.
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