Giovedì 16 novembre la guerra in Medioriente arriva al trentanovesimo giorno. Nella notte l’esercito israeliano è entrato nell’ospedale al Shifa di Gaza. Un’operazione ancora in corso, “mirata in un’area specifica” della struttura contro obbiettivi di Hamas. Numerose le vittime civili: l’Onu ha dichiarato la morte di almeno 40 pazienti ad al Shifa. Un numero tragicamente destinato a salire. Hamas accusa la Casa Bianca del Blitz, mentre Washington conferma che sotto l’ospedale il gruppo terroristico avrebbe piazzato il proprio centro di comando.
In stallo i negoziati sugli ostaggi
Intanto il presidente USA Joe Biden si dice ottimista su un accordo per il rilascio degli ostaggi. Nella giornata di ieri infatti Hamas aveva accettato un patto di tregua con Israele mediato dal Qatar. L’accordo – coordinato con gli Usa – prevedeva il rilascio di 50 ostaggi di Hamas in cambio di tre giorni di cessate il fuoco a Gaza. Ma presto le due parti hanno ritrattato i negoziati, che sono tuttora in stallo. Secondo fonti di Hamas, Israele non sarebbe seriamente intenzionato a raggiungere un accordo per una tregua a Gaza, “ma sta temporeggiando per continuare la sua aggressione e la sua guerra contro civili indifesi”. Lo ha dichiarato Izzat al-Risheq, membro dell’ufficio politico di Hamas, citato da al Jazeera.
Dall’Onu la richiesta di pause umanitarie a Gaza
Anche all’Onu si parla di tregua. Dopo il colpo israeliano al parlamento di Hamas, fatto esplodere nel pomeriggio di ieri, le Nazioni Unite hanno presentato un piano in 10 punti per uno “stop” alla carneficina a Gaza. Una violenza che sta raggiungendo “nuovi livelli di orrore ogni giorno”, secondo il capo degli affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths. Il Consiglio di Sicurezza ha inoltre approvato una bozza di risoluzione che chiede “pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza, per un certo numero di giorni, per consentire l’accesso agli aiuti ai civili”.
Netanyahu sotto accusa
Israele ha però respinto la risoluzione. Il quotidiano Haaretz ha riportato che il ministero degli Esteri dello Stato ebraico ha rilasciato una dichiarazione affermando che non c’è posto per tali misure finché gli ostaggi saranno tenuti nelle mani di Hamas. Puntuale la risposta dal fronte palestinese: “Gaza sanguina, c’è devastazione e morte ovunque. Nulla è stato risparmiato, neanche i nostri ospedali”. Lo ha affermato l’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour, sottolineando che Israele ha già rigettato la risoluzione. “Ora cosa fate?”, ha chiesto agli altri membri del consiglio dell’Onu. Intanto il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha chiesto la destituzione di Benyamin Netanyahu. La proposta è di sostituire l’attuale primo ministro con un’altra figura interna al Likud, senza indire nuove elezioni nazionali. In un’intervista con Channel 12 news, Lapid ha detto che “il pubblico ha perso la fiducia in Netanyahu”, e che “non possiamo condurre un’operazione” militare “estesa con un premier di cui non abbiamo fiducia”.