La spada di Damocle dei tassi d’interesse fa arretrare le Borse europee. Soprattutto per quanto riguarda i tassi americani, ai massimi da 22 anni. Secondo la Federal Reserve (Fed) potrebbero rimanere alti per un periodo più lungo del previsto, anche per tutto il 2024.
La prospettiva cha appesantito ancora una volta le principali Borse europee, che dopo la seduta da dimenticare di ieri hanno chiuso con il segno meno anche venerdì 22 settembre.
La settimana delle Borse europee
Una settimana di alti e bassi che si conclude in rosso. Piazza Affari non ha fatto eccezione. l Ftse Mib ha terminato a -0,46% (-1,11% nella settimana). I settori delle banche, utility e auto sono stati maggiormente nel mirino degli investitori. Il timore è che le banche centrali mantengano una politica monetaria restrittiva più a lungo del necessario per combattere l’inflazione, rischiando così di far scivolare l’economia in recessione.
Sulle Borse europee, la migliore è stata Francoforte (-0,09%, -2,12% nella settimana), seguita da Parigi (-0,40%, -2,63% nella settimana) e Madrid (-0,49%, -0,5% nella settimana). Solo Londra ha chiuso positiva (+0,07%, -0,36% nella settimana), sostenuta soprattutto dal comparto minerario e dai titoli energetici e fossili.
L’economia europea
Anche la manifattura europea mostra segnali di difficoltà, con l’indice Pmi di settembre sceso leggermente a 43,4 punti, pur restando sopra i minimi toccati ad agosto. La Germania è in lieve miglioramento ma l’attività è ancora in contrazione. La recessione sembra ormai questione di mesi.
Sui listini del Vecchio Continente hanno pesato anche le banche olandesi, colpite dall’aumento della tassazione approvato dal Parlamento, con Ing Groep e Abn Amro che hanno perso oltre il 5%.
Piazza Affari in rosso
A Piazza Affari soffrono i titoli legati alle utility, da A2a (-2,15%) ad Amplifon con un -4,27%, ma comunque +0,55% nella prestazione settimanale. Bene le banche, in scia con il settore europeo, che però potrebbe avere ripercussioni a lungo termine legate ai tassi d’interesse. Bene anche Tim, migliore di giornata con un +1,69%, frutto dell’ipotesi di cessione della rete a KKR senza passare per l’assemblea.
L’incertezza su tassi e inflazione continuerà probabilmente a turbare i mercati nelle prossime sedute. Gli investitori sono in attesa di capire quanto ancora le banche centrali saranno aggressive nella stretta monetaria per far tornare l’inflazione sotto controllo.
Materie prime
Sul fronte delle materie prime, i timori di recessione e il rafforzamento del dollaro hanno pesato sulla maggior parte delle commodities.
Fa eccezione il petrolio, con il Brent in lieve discesa a 93,37 dollari al barile. A sostenere i prezzi sono state le notizie sul blocco delle esportazioni di prodotti raffinati da parte della Russia, nel tentativo di calmierare i prezzi interni di benzina e gasolio.
Il gas naturale è stato volatile, con un’impennata dopo la decisione della Russia di non riaprire il gasdotto Nord Stream 1 come inizialmente previsto. Il future TTF ad Amsterdam ha chiuso oltre i 40 euro per megawattora (+2,74%), ai massimi da più di un mese.
Cambi e spread
Sul mercato valutario, l’euro si è indebolito ancora nei confronti del dollaro scendendo fino ad un minimo a 1,0657, stabilmente ai valori più bassi da marzo. La moneta unica sconta i timori di recessione in una Eurozona non più trascinata dalla Germania e le prospettive di una politica aggressiva della Fed.
Lo spread Btp-Bund si è allargato 184 punti, sui massimi da giugno. Sconta l’incertezza politica in vista delle elezioni e la prospettiva di una stretta monetaria della Bce prolungata.