Martedì 11 luglio si è svolta la rassegna stampa indetta da Pietro e Natalina Orlandi, fratello e sorella di Emanuela, scomparsa nel 1983 a Roma. I parenti hanno definito una «carognata» il tentativo di riaprire la pista familiare. Hanno poi scagionato lo zio in merito alle avances fatte a Natalina e alla somiglianza con l’identikit dell’uomo visto con Emanuela prima della sua scomparsa: «Non è lui perché quel giorno era fuori Roma». Secondo un servizio del TG La7 infatti, da uno scambio di lettere del 1983 emergerebbero le molestie dello zio Mario Meneguzzi verso la sorella maggiore della ragazza, Natalina. L’avvocata della famiglia aveva prontamente affermato: «Queste carte non sono una novità, avevano già indagato e non era emerso nulla».
LE PAROLE DELLA SORELLA NATALINA
«Non c’è stato nessuno stupro, si trattano di fatti che risalgono al 1978 e si sono trattate solo di alcune avance verbali e un piccolo regalo per cercare di convincermi». Così Natalina Orlandi ha chiarito la vicenda che chiamava in ballo lo zio e ha escluso che possano esserci state avances anche verso la sorella Emanuela. Pietro Orlandi ha aggiunto: «Non mi sono mai arrabbiato tanto come ieri sera», ha detto spiegando che quello che ha visto al telegiornale di Mentana non è altro che una “carognata“. «Vedere gli occhi quasi gioiosi (di Mentana, ndr) mentre diceva quelle cose mi ha fatto imbestialire» ha continuato. Ma cosa era emerso dal servizio del Tg La7?
L’ANTICIPAZIONE
Dai documenti consegnati qualche settimana fa dal promotore di giustizia Vaticana Alessandro Diddi alla procura di Roma, emerge uno scambio di lettere del settembre 1983. Secondo una prima ricostruzione, alcuni mesi dopo la scomparsa della ragazza, l’allora Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli scrisse un messaggio per posta diplomatica a un sacerdote sudamericano, che era stato in passato consigliere spirituale e confessore degli Orlandi. La missiva puntava a chiarire se il religioso fosse a conoscenza del fatto che Meneguzzi avesse molestato Natalina Orlandi. Una domanda a cui il religioso rispose in maniera affermativa.
PROSEGUONO LE INDAGINI
Nella risposta al cardinal Casaroli il religioso aggiungeva anche che Natalina le confidò di aver paura. Le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere. Le lettere sono ora finite all’attenzione del promotore di giustizia e dei PM di Roma che da alcuni mesi hanno avviato indagini sulla scomparsa. I titolari dei procedimenti hanno effettuato un confronto tra l’identikit dell’uomo a colloquio con Emanuela la sera della scomparsa e una foto dello zio, da cui emerge una somiglianza. Chi indaga ha ripreso in mano le carte della prima inchiesta mettendo a confronto le dichiarazioni della sorella di Emanuela, che in un verbale presente nelle vecchie indagini raccontò degli abusi. Allora la pista “familiare” non venne approfondita.
IL FRATELLO PIETRO: «QUESTE CARTE NON SONO UNA NOVITA’»
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela è furioso: «Sono arrabbiato, furioso. Hanno passato il limite come non mai e con l’avvocato Sgrò sto organizzando una conferenza stampa. Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia», dice. La conferenza stampa, prevista per martedì 11 luglio alle 16.00 presso la sede della Stampa Estera, servirà a «spiegare il nostro pensiero su tutto questo» aggiunge Pietro Orlandi. «Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così. Nessuno ha chiamato né me, né mia sorella, né i figli di mio zio. Mi auguro che questa commissione parlamentare parta e svergogni chi oggi miserabilmente ci ha infangato», conclude Pietro che annuncia l’intenzione di chiedere di «incontrare privatamente papa Francesco».