Lasciarli riposare o riempirli di compiti? I docenti si dividono su quale sia l’approccio migliore, ma anno dopo anno cresce il fronte di chi tenta delle strade alternative al classico libro delle vacanze. C’è chi dà consigli di letture propedeutiche agli argomenti che si tratteranno durante l’anno e chi invece assegna analisi grammaticali e esercizi di matematica per consolidare e non dimenticare le competenze già acquisite. Insegnanti che caricano gli studenti di lavoro anche d’estate e altri che non assegnano neanche un compito. L’approccio migliore, come spesso accade, sembra stare a metà tra i due estremi.
Sì ai compiti, ma senza esagerare
Negli ultimi 15 anni, tra gli insegnanti si è consolidato un approccio più individualizzato e selettivo: «Non si chiede il ripasso di tutto il programma, ma solo di alcuni settori specifici», spiega Valentina Rubino, psicologa specializzata in bambini che hanno disturbi dell’apprendimento. Al dibattito, che ormai da qualche anno accompagna l’inizio della stagione estiva, risponde: «I compiti per le vacanze vanno dati, ma senza sovraccaricare gli studenti». Secondo l’esperta, infatti, dare molto lavoro da svolgere non servirebbe a nulla, ma non fare niente che consolidi le conoscenze acquisite sarebbe anche peggio: «I bambini dimenticano gli argomenti che non rispolverano. Non sono in grado di mantenere le informazioni. Tutti hanno bisogno della ripetizione e a maggior ragione i bambini che hanno disturbi dell’apprendimento».
Una lunga estate
In Italia il periodo di sospensione delle lezioni è lungo e si concentra soprattutto nel periodo estivo. Alla fine della scuola gli studenti sono troppo stanchi. Un tempo di stacco è utile anche per consolidare la memoria, ma un po’ di allenamento va mantenuto.
«I compiti andrebbero dati già suddivisi in capitoli, in modo da fare un pezzettino di lavoro per ciascuna settimana – spiega – . Quello delle vacanze è un tempo più lento e apre la possibilità a interventi specifici che durante l’anno non possono essere praticati. I bambini sono più rilassati e liberi da tutti gli stimoli ansiogeni della scuola».
Il rischio delle disuguaglianze tra studenti
Un carico eccessivo di studio durante le vacanze potrebbe aumentare però il divario tra bambini provenienti da contesti diversi. Non tutti hanno supporti e risorse per svolgere le attività didattiche. Non tutti possono completarle autonomamente. Bisogna quindi non esagerare con la quantità, ma porsi anche il problema della qualità. È vero che gli esercizi di matematica non devono mancare, ma le attività possono essere divertenti e coinvolgenti, legate alle esperienze dei bambini.
Avere dei compiti aiuta a fissare le conoscenze: «Se diciamo a un bambino di riordinare la sua camera, prima che riesca a memorizzare tutti i passaggi necessari dovrà ripetere l’operazione tante volte. Lo stesso vale per la scuola: si spiega un argomento per un mese, ma se non viene ripreso non si consolida».
Il nuovo approccio
Sembra dunque che il concetto di libro delle vacanze, con gli esercizi da completare prima di tornare in classe a settembre, sia ormai superato. Quello di cui parla l’esperta è un approccio più vario e stimolante. Che si tratti della lettura di un libro o della scrittura di un racconto di viaggio, tutto può essere più utile allo studente se si adatta alle sue esperienze e alle sue specifiche necessità.
Un tutor per i bambini che hanno disturbi dell’apprendimento
Sì ai compiti estivi, quindi, ma non allo stesso modo per tutti. Per i bambini che hanno disturbi dell’apprendimento è consigliata infatti la presenza di un tutor specializzato che lavori più sui metodi di studio e meno sul classico ripasso degli argomenti affrontati durante l’anno scolastico: «Le attività si concentrano sull’organizzazione e sulla programmazione dei compiti. Ma si fanno anche training di attenzione e di memoria, autovalutazioni e riflessioni sulle proprie capacità. Si tratta di progetti più trasversali, che hanno l’obiettivo di garantire ai ragazzi una maggiore autonomia durante lo svolgimento dei compiti», spiega Rubino.
La presenza di un tutor con competenze specifiche, però, non è accessibile a tutti dal punto di vista economico. La discriminante, in questi casi, è l’Isee, cioè l’indicatore che serve per valutare la situazione economica dei nuclei familiari. «Alcuni comuni offrono servizi a prezzo calmierato per i bambini che provengono da famiglie con difficoltà economiche, magari organizzando dei piccoli gruppi di studio», puntualizza Rubino. Per le famiglie che non rientrano nei criteri Isee, tuttavia, il servizio di tutoraggio rimane una spesa interamente a proprio carico.
Altre attività che possono aiutare
Oltre a quelle da svolgere con un tutor, per i bambini con disturbi dell’apprendimento si consiglia di svolgere altre attività. Ad esempio, fare i giochi di parole e i cruciverba de La Settimana Enigmistica, che sono «degli esercizi ottimi per stimolare l’articolazione del linguaggio e la comprensione dei suoni più difficili». Per questi ragazzi, infatti, le difficoltà maggiori sono quelle legate al processo di automatizzazione delle informazioni: «Pensiamo alla difficoltà di memorizzare le tabelline e le parole con suoni difficili o accenti particolari», continua Rubino.
Centri estivi e Case vacanza: l’esempio di Milano
Dal 12 giugno al 21 luglio quattromila bambini milanesi potranno anche contare sui centri estivi. Nonostante i problemi di bilancio annunciati dal Comune, anche quest’anno a Milano è stata confermata l’attivazione di tutti e 32 i centri già previsti nel 2022: quelli per i bimbi da 0 a 6 anni, quelli rivolti ai ragazzi delle primarie e delle medie.
«I centri estivi possono offrire un supporto sia per lo svolgimento dei compiti scolastici sia per quanto riguarda le attività di gioco», assicura Rubino. «Sono delle realtà che stimolano la capacità di lavorare in gruppo e risultano adatte a tutti: i ragazzi con disturbi dell’apprendimento, infatti, non hanno nessun tipo di problematica dal punto di vista della socialità».
L’estate dei bambini milanesi è caratterizzata anche dalla presenza delle Case vacanza. Un programma del Comune che permette a ragazze e ragazzi della stessa età di trascorrere un soggiorno a prezzi calmierati in località di mare, montagna o lago. Quest’anno le Case vacanza ospitano circa 1.800 ragazzi con un’età compresa tra i 6 e i 14 anni.