Le speranze e i drammi dei migranti si intrecciano alle attese e ai dolori dei detenuti attraverso il linguaggio universale della musica. Nel laboratorio di liuteria e falegnameria del carcere di Opera, a Milano, vengono realizzati strumenti ad arco con il legno delle barche che attraversano il Mediterraneo.
Il progetto, chiamato “Metamorfosi”, è nato nel 2021 dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. L’obiettivo è costruire “L’orchestra del mare”, composta da viole, violini e violoncelli, realizzati dai detenuti.
Pezzi di scarto
Undici barche recuperate, rammendate e fatte rivivere. «È un lavoro di gruppo, che trasforma la materia in bellezza, memoria e poesia», spiega il mastro liutaio Enrico Allorto. Nel dicembre 2021, insieme al falegname di Lampedusa, Francesco Tuccio, aveva portato nella Casa di Reclusione pezzi di tavole naufragate per creare dei presepi. Da qui, è nata l’idea di usare lo stesso legno per fare un violino: «All’inizio non pensavo potesse suonare. Invece, non solo poteva, ma ha dato anche vita a un suono che tocca l’anima», dice Enrico.
Una vita senza stelle
Alcune di queste barche sono state lasciate nel giardino del carcere, un ponte ideale che unisce gli edifici di cemento dove sono recluse circa 1400 persone. Uno di loro è Pasquale Trubia, che passerà tutta la sua vita in prigione. «Ho vissuto un’esistenza senza stelle, sono stato solo un’ombra per me e la mia famiglia – racconta – ma ora mi sento uno di voi perché attraverso le asperità ho raggiunto un mondo di stelle».
Aveva fatto del disconoscimento dell’altro il proprio mestiere: «La mia vita mi regalava già tante ricchezze, ma non le apprezzavo abbastanza. Forse, per bisogno di un’affermazione, per spirito di ribellione o per il fascino di quel male che spesso si presenta nelle vesti di bene, ho cercato una strada diversa». Anche Francesco Sergi ha attraversato lo stesso male, perché vedeva «solo stesso e i suoi interessi, nient’altro».
«Queste persone hanno trattato gli altri come pezzi di scarto», precisa il pubblico ministero Francesco Cajani. Adesso, però, hanno la possibilità di trasformarsi, costruendo strumenti che graffiano la coscienza di molti e danno un suono al silenzio.