A pochi mesi dalla nascita del Terzo Polo, il sogno politico si è già infranto. Matteo Renzi e Carlo Calenda, leader rispettivamente di Italia Viva e Azione, hanno deciso consensualmente di interrompere il loro progetto di istituzione di un partito unico. Una formazione politica capace di insidiare il bipolarismo italiano.
Ma, si sa, nei divorzi sono i figli a pagare il prezzo più salato. Così accade anche ai rappresentanti dei partiti a livello locale, in balia di decisioni assunte dai vertici.
Una rottura dolorosa
A Milano la rottura tra Renzi e Calenda non è stata accolta nel migliore dei modi. «É stato particolarmente “doloroso” – ha dichiarato Carmine Pacente, consigliere comunale di Azione nel capoluogo lombardo. «La collaborazione a livello territoriale – ha aggiunto – è sempre stata molto proficua e quindi ci siamo trovati disorientati». Il politico ha però chiarito che «se a livello nazionale la rottura è netta, a livello locale si continua ad andare avanti come prima». Tanto che a Milano Azione e Italia viva continuano a lavorare insieme, nella lista Riformisti – Lavoriamo per Milano.
Questo divorzio Pacente se lo aspettava già da tempo. Ma non tutti sono dello stesso parere. Per Lisa Noja, consigliera regionale della Lombardia per Italia Viva, la rottura è stata un fulmine a ciel sereno. «Nessuno se lo aspettava – ha sostenuto l’ex parlamentare – perché non c’erano ragioni politiche. Anzi, erano presenti tutte le condizioni per andare avanti e seguire il progetto di unificazione».
Il calo del consenso
Anche gli elettori hanno perso fiducia nei partiti dell’ex Terzo Polo. Un «contraccolpo negativo nel responso elettorale», come lo definisce lo stesso Pacente. Un sondaggio SWG del 1° maggio stima Azione e Italia Viva rispettivamente al 4.3% e 2.5%. Se, allo stato attuale, i due partiti decidessero di unificarsi, la somma si aggirerebbe intorno al 6,8%. Mezzo punto percentuale in meno rispetto a prima dell’annuncio della rottura e quasi un punto in meno rispetto ai risultati delle ultime elezioni politiche. In politica però la matematica non è sempre una scienza esatta. E non è detto che la somma aritmetica del consenso sondato dei due partiti corrisponda proprio al risultato reale.
Ma il calo nei sondaggi non deve stupire. «É naturale – spiega Pacente – perché c’è disillusione da parte dell’elettorato, che aveva creduto nel progetto del partito unico». In ogni caso, Noja ricorda che il l’idea di costituire «un partito di centro – liberale, progressista e riformista – non si ferma qui. Andrà avanti con chi ci sta».
Partiti e idee
Ma dopo la scissione, a quale area politica volgerà lo sguardo la declinazione milanese dei partiti che costituivano il Terzo Polo? «Ci sono sensibilità diverse», spiega Pacente. «C’è qualcuno che guarderà più al centrodestra perché viene da quel mondo, come le ex forziste Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. Ma ci sono esperienze che provengono anche dal centrosinistra, come il deputato di Azione Matteo Richetti».
Noja ha una visione più ampia: crede in un programma politico rivolto a un mondo valoriale più che partitico. «Italia Viva non guarda a questo o quel partito – spiega Noja – Noi crediamo che esista uno spazio riformista e progressista nell’elettorato che non si sente rappresentato né dalla destra sovranista né dalla sinistra di Elly Schlein».
Una rottura definitiva?
Stando a quanto dichiara il consigliere comunale Pacente: «La rottura è irreversibile. Al momento non ci sono possibilità di ricomposizione. Poi nella vita mai dire mai, soprattutto in politica». Al contrario, la consigliera regionale di Italia Viva ritiene che le due strade non si siano separate del tutto. Almeno non nei territori. «A livello locale continua a esserci un’azione condivisa. Abbiamo un gruppo comune che lavora insieme nel consiglio comunale di Milano, così come in Regione. La cesura non è definitiva». Basti ricordare la sfilata congiunta tra Azione e Italia viva al corteo del 25 aprile in piazza Duomo.
Appuntamento europeo
Il prossimo appuntamento elettorale sull’agenda di Renzi e Calenda sarà nel 2024, in occasione delle europee. Uno scoglio importante sarà il superamento della soglia di sbarramento, fissata al 4%. Cifra alla portata del Terzo Polo, ma preoccupante per i partiti disgiunti. Il rischio di restare fuori dalle stanze dei bottoni di Bruxelles appare concreto. I rappresentanti dei partiti sembrano però fiduciosi. «Azione correrà da sola alle europee, consapevole della possibilità di superare lo sbarramento e di arrivare anche molto oltre», dichiara Pacente. Più possibilista sembra invece la consigliera regionale di Italia Viva: «Non si esclude che i due partiti viaggeranno insieme alle europee. Non abbiamo mai chiuso le porte all’idea del partito unico. Ma la scelta verrà presa dall’alto, noi aspettiamo solo le coordinate».