«Trump ha ripetutamente e fraudolentemente falsificato i documenti aziendali a New York per coprire comportamenti criminali volti a nascondere informazioni compromettenti agli elettori durante le elezioni del 2016» . Questa è la tesi del procuratore distrettuale Alvin Bragg, che ha accusato l’ex Presidente degli Stati Uniti di 34 capi di imputazione nel processo Stormy Daniels. Donald Trump, secondo la tesi dell’accusa, avrebbe pagato la pornostar americana per comprare il suo silenzio in merito agli incontri clandestini fra i due. Il tycoon non si sarebbe però sporcato le mani direttamente, ma avrebbe trasferito i soldi all’amente tramite il suo avvocato Michael Cohen. Trump avrebbe poi restituito i 130 mila dollari versati dal legale con pagamenti registrati nei bilanci della Trump Organization sotto forma di spese legali fittizie.
L’incontro fra Trump e Stormy Daniels
Era il luglio del 2006 quando, durante un torneo di golf in Nevada, avvenne il primo incontro fra Donald Trump e la pornostar Stormy Daniels. Secondo quanto raccontato dalla donna, i due finirono a letto già in quest’occasione e la loro storia clandestina durò circa un anno. Il miliardario, allora protagonista della serie tv Celebrity Apprentice, aveva promesso alla donna di farla debuttare sul piccolo schermo.
Dopo le promesse non mantenute, la Daniels era tornata alla ribalta nel 2011 quando, in un’intervista rilasciata al Cbs, aveva parlato del suo rapporto col tycoon. Il servizio non andò però in onda a causa delle minacce di querela da parte dei legali di Trump.
Nel 2016, dopo che Trump ottenne la candidatura alla presidenza, per paura che l’affaire potesse tornare alla ribalta, Cohen pagò all’avvocato della Daniels 130 mila dollari. In questo modo, si sarebbe assicurato che la pornostar non avrebbe riaperto la storia.
L’avvio delle indagini
Il 12 gennaio 2018, nel pieno del mandato di Trump, il Wall Street Journal rivelò l’accordo fra l’avvocato dell’amante e Cohen, ma quest’ultimo negò tutto. Pochi mesi dopo, Stormy Daniels avviò una causa poiché gli accordi di riservatezza erano sprovvisti della firma del Presidente.
Ad agosto dello stesso anno, l’FBI perquisì la casa di Cohen e lui si dichiarò colpevole di otto capi d’accusa, fra cui il pagamento della Daniels. A dicembre venne condannato a 3 anni di reclusione. Dopo un anno, nel 2019, il responsabile finanziario della Trump Organization venne incriminato a causa delle spese falsate registrate nel bilancio della società.
Dopo anni di indagini, a gennaio 2023 il procuratore di New York Alvin Bragg ha convocato un gran giurì per valutare la posizione dell’ex Presidente nell’inchiesta sui pagamenti alla pornostar. Super teste dell’accusa era l’ex avvocato di Trump, Michael Cohen. La sentenza è arrivata lo scorso 30 marzo, quando il gran giurì si è pronunciato contro The Donald.
Il 4 aprile Trump si è costituito al tribunale di Manhattan, dichiarandosi non colpevole davanti alla corte. Fuori dal tribunale si è radunata una grande folla, divisa fra sostenitori e critici dell’ex Presidente.
Le parole di Donald Trump
Terminata l’udienza dove sono stati presentati i 34 capi di imputazione, Donald Trump ha fatto ritorno nella sua abitazione di Mar-a-Lago, in Florida. Qui è andata in scena la conferenza stampa nella quale ha parlato lo stesso imputato, difendendosi dalle accuse lanciate dal procuratore Bragg. Sul palco, insieme ai figli Erik e Donald Jr, ha derubricato tutte le accuse a «persecuzione politica» da parte della sinistra radicale. «Non ho mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America» ha detto Trump.
Non sono poi mancate le stoccate agli avversari, a cominciare da Hilary Clinton per l’email gate. Joe Biden sarebbe invece colpevole di «voler scatenare la terza guerra mondiale». Inoltre, ha aggiunto il tycoon, «quando era senatore ne ha combinate di tutti i colori ma nessuno lo ha arrestato».
Il giudizio sul processo è perentorio: «L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti. Si tratta di una farsa».
I sondaggi dopo la sentenza
Il processo sta dando grande spazio mediatico a Trump, che aveva già annunciato la sua candidatura alla convention repubblicana lo scorso dicembre. Secondo quanto registrato dall’ultimo sondaggio Reuters/Ipsos, l’ex Presidente avrebbe incrementato il suo consenso nella base del partito, salendo dal 44% al 48% delle preferenze. In netto calo, invece, il suo principale competitor Ron De Santis; il governatore della Florida scende dal 30% al 19%. Trump sembra quindi sempre più convinto di cavalcare la narrazione che lo vuole perseguitato dalla giustizia.