Domenica 3 marzo si sono concluse le elezioni politiche in Finlandia. Vince il centrodestra con la Coalizione Nazionale di Petteri Orpo con il 20,8%. Il centrosinistra guidato dalla premier uscente Sanna Marin è arrivato terzo con il 19,9 per cento dei voti. Seconda l’estrema destra con il 20 per cento delle preferenze.
Cosa significa la tornata elettorale per il futuro della Finlandia e dell’Europa?
Lo spoglio elettorale
In Finlandia servono 101 seggi per ottenere la maggioranza in Parlamento. Tradizionalmente, dopo l’esito delle elezioni, il partito più votato cercherà di formare una coalizione per governare il Paese, indicando il primo ministro. Questo è una prassi consolidata da più di 30 anni.
Il sistema elettorale è un proporzionale: i seggi sono assegnati in base alla densità della popolazione. Su 200 seggi complessivi, il centrodestra ne ha ottenuti 48, l’estrema destra 46 e il centrosinistra 43. Tutti questi partiti hanno bisogno di alleati per governare. Uno in particolare, il Partito di Centro con i suoi 8 seggi, il vero ago della bilancia per la formazione del governo. Difficilmente la coalizione di destra si alleerà con i Verdi (7 seggi) e l’Alleanza di Sinistra (5 seggi).
Le conseguenze per l’Unione Europea
«Can we fix it before we must Fixit?» (“Possiamo ripararlo prima della Fixit?”), così titolava due anni fa l’Helsinky Times. Il partito guidato da Riikka Purra è il principale promotore della Fixit: l’uscita della Finlandia dall’Unione Europea. Obiettivo che l’estrema destra non ha mai rinnegato e che spaventa il Vecchio Continente.
In serata, sono arrivate le congratulazioni dal partito di Matteo Salvini: «Le elezioni in Finlandia certificano la crescita degli alleati della Lega mentre la sinistra perde voti, seggi e maggioranza – ha dichiarato il Carroccio – L’auspicio è che il prossimo governo possa condividere alcune battaglie di buonsenso, al fianco del nostro esecutivo, come quella a favore dei bioburocrati.
Ampio consenso sulla Nato
Se sull’Unione Europea c’è distanza tra l’estrema destra e il resto del panorama politico, lo stesso non può dirsi sull’entrata del Paese nella NATO. Dopo il benestare della Turchia, la Finlandia potrebbe diventare il 31° Stato a entrare nell’Alleanza Atlantica. La decisione non farà piacere a Putin, dato che il Paese condivide 1340 chilometri di confine con la Russia. Ora il Cremlino avrà la NATO alle porte di San Pietroburgo.
Tutti i partiti dell’arco parlamentare finlandese sono d’accordo sulla virata atlantista del Paese. A prova di ciò, il dibattito elettorale non si è concentrato su questo aspetto perché i leader politici, almeno su questo punto, la pensano allo stesso modo.