Mairano è una frazione del comune di Noviglio, a sud-ovest di Milano. Qui poco più di 3 mila abitanti vivono circondati da centinaia di ettari di campi vocati alla coltivazione. Ma le risaie colme d’acqua sono soltanto un lontano ricordo. La carenza idrica sta minacciando sia il paesaggio di questi territori sia la produzione di molti risicoltori.
Guido Maria Noè, imprenditore agricolo del luogo, osserva con malinconia tutti i suoi 150 ettari di territorio. Da generazioni la sua famiglia contribuisce alla produzione di riso e offre un impiego a molti giovani compaesani. «Quest’anno non ce la faccio», confessa a malincuore.
Di che cosa si occupa la sua azienda?
I Noè coltivano il riso a Mairano fin dal 1939. Un anno come questo non mi era mai capitato. Dietro casa abbiamo un canale che prende l’acqua dal Naviglio e non era mai stato così asciutto.
Quali prodotti coltivate oltre al riso?
Principalmente orzo e soia. La cosa più straziante è stata dover scegliere quali campi abbandonare e quali mantenere in vita. Non è stato per nulla facile.
La situazione è peggiorata rispetto all’anno passato?
Al momento, il Lago Maggiore è sui 28-29 cm. Tempo fa era a un metro e 40. Quest’anno abbiamo fatto il 30-40% in meno di produzione.
A che livello si trova in questo momento la falda acquifera?
Ho fatto uno scavo venti giorni fa: siamo a 2 metri e 50. Gli scorsi anni eravamo a 80-90 cm.
Quanta acqua viene consumata per coltivare il riso?
Un litro al secondo per ettaro. E siamo sotto stimati: in realtà servirebbero intorno ai 2 litri e mezzo al secondo per ettaro. La nostra azienda gestisce 150 ettari. L’anno scorso ne abbiamo abbandonati 30. Quest’anno siamo già partiti con 40 in meno perché con il Lago Maggiore a questo livello non andiamo da nessuna parte.
Rispetto agli anni passati, quanto sono aumentati i costi?
Da vent’anni a questa parte, sono almeno triplicati. I guadagni di una volta oggi ce li sogniamo. Nessuno si sente più di investire nei terreni. Siamo con l’acqua alla gola e fra poco non riusciremo più a respirare.
Cosa vi aspettate per l’arrivo di quest’estate?
L’estate prossima sarà ancora più secca di quella passata. In questo momento, chi sta in alto dovrà fare delle scelte. Al momento manca qualsiasi tipo di piano che possa aiutarci. L’agricoltura è abbandonata a sé stessa e nessuno si assume le proprie responsabilità.
Quanto si può ancora resistere così?
Quest’anno non ce la faccio. Arriveremo al 60% di produzione in meno. E siamo fortunati rispetto ai nostri confinanti che avranno un calo del 90%. In azienda siamo solo io e mio figlio. Abbiamo ridotto all’osso qualsiasi cosa. Cosa posso fare di più?
Ha qualche idea per risolvere momentaneamente il problema dell’acqua?
In Lombardia ci sono 70 cave che potrebbero servire per creare degli invasi. Perché non possiamo pensare di utilizzarle creando dei canali di collegamento ai vari navigli? In questo modo qualcuno almeno potrebbe ricevere un aiuto. Bisogna creare dei bacini a monte. Ma, a livello politico nazionale, c’è stato un grande decadimento negli ultimi anni. Ci hanno buttati per terra.
Pensa che la sua categoria ce la farà a resistere?
Noi siamo quelli che nel secondo dopo guerra abbiamo aiutato l’Italia a risollevarsi. Non voglio aiuti né dallo Stato né da nessun’altro. Lasciatemi lavorare.