Carlo Rovelli racconta che in un viaggio in India fu fermato da un bambino. «In quale modo ti avvicini a Dio?» la domanda spiazzante posta dal bambino. Una questione esistenziale, che lasciò di stucco il fisico italiano. Una di quelle cose che succedono solo in India, un paese che da sempre ha un rapporto privilegiato con il sacro.
Rovelli è tra i fisici teorici più importanti del mondo. Egli è membro dell’Institut universitaire de France e dell’Académie internationale de philosophie des sciences, nonché Responsabile del Gruppo di Ricerca in gravità quantistica del Centre de physique théorique dell’Università di Aix-Marseille.
Carlo Rovelli presenta Buchi Bianchi. Dentro l’orizzonte
Lunedì 6 marzo ha presentato il suo ultimo libro, Buchi Bianchi. Dentro l’orizzonte al Teatro Grassi di Milano. Edito da Adelphi, l’opera segue a L’ordine del tempo, Sette brevi lezioni di fisica e Helgoland. Tutti grandissimi successi editoriali, che hanno permesso a Rovelli di diventare un volto pop, valicando i confini accademici. Nel 2019 il fisico italiano figurò tra i 100 Global Thinkers della prestigiosa rivista Foreign Policy.
L’incontro al Teatro Grassi di Milano, moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, è la seconda presentazione pubblica di Buchi Bianchi. Dentro l’orizzonte. La prima ospitata da Fabio Fazio, vetrina televisiva di cui Rovelli è assiduo frequentatore. «Bulimia di vita e tanta curiosità. Sono curioso come una scimmietta e voglio mettere il naso dappertutto: compresi i buchi neri» le sue parole a Che Tempo che Fa, il programma di Fazio su Rai Tre.
“Buchi Bianchi è il mio racconto dal fronte” dice Rovelli
«Non lo so se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro» ha detto Rovelli al Teatro Grassi. «Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte».
Buchi bianchi. Dentro l’orizzonte segue una struttura tripartita. La sezione iniziale definisce quella serie di sviluppi della relatività generale che hanno condotto all’avventizia ipotesi dei buchi neri. Come ricordato da Rovelli al Teatro Grassi, l’esistenza di questi oggetti non era affatto scontata. Ancora nel 2000 il Direttore di Dipartimento dell’Università di Marsiglia, dove lo scienziato insegna, ironizzava su una loro possibile rivelazione.
Nella seconda parte si ripercorre il percorso collaborativo tra Rovelli con il fisico statunitense Hal Haggard. Essi ipotizzarono l’esistenza di oggetti fisici con proprietà speculari rispetto ai buchi neri, appunto i buchi bianchi. Un’affascinante ed immaginifica proposta, ma pur sempre una congettura allo stato attuale.
La terza sezione affronta i temi più celebri dell’opera rovelliana. Si parla di tempo, entropia, irreversibilità, informazione. Qui Rovelli non descrive il percorso di arrivare a descrivere i buchi bianchi. Qui Rovelli descrive i buchi bianchi. Oggetti fisici, in sintesi, caratterizzati da un’inversione della variabile temporale.
“Lo scienziato non è colui che impara, ma chi disimpara” dice Rovelli
Carlo Rovelli è lo scienziato gentile. Il suo modo di approcciarsi alla scienza è dolce, fatto di lavoro, studio, umiltà. Con uno sguardo sempre volto all’humanitas, a quei filosofi “troppo spesso bistrattati dai miei colleghi fisici”. Per Rovelli lo scienziato non è colui che impara, ma chi disimpara. La sua opera, da L’ordine del tempo a Buchi Bianchi, non è il racconto di una scoperta, ma di un’incertezza. Il mondo è molto più complesso della limitata conoscenza umana. La vita, secondo Rovelli, è comunque bellissima così. Questo non ci impedisce di imparare di più.
Lo scienziato diventa così colui vive un equilibrio tra il dubbio e le conoscenze già acquisite. Una figura mistica, che vive delle influenze esplicite ed inconsce di Rovelli. È un po’ Einstein, un po’ Schwartzschild. Ma anche Dante e Dürer. Non a caso il fisico cita la Divina Commedia e la Melancholia I del pittore fiammingo tra le ispirazioni di Buchi Bianchi. Per Rovelli, quando tutto torna stiamo trascurando qualcosa. Un viaggio nell’incertezza e nella scoperta è l’unico modo di intraprendere la conoscenza.