«Occupa, resisti, produci». Lo striscione rosso al centro del cortile è esplicito. Lunedì mattina gli studenti del classico Manzoni, uno dei licei storici della città, hanno annunciato l’inizio dell’occupazione, decisione simultaneamente condivisa dal liceo artistico Boccioni, in zona Fiera.
Voce ai temi poco trattati durante le lezioni
La protesta contro «un sistema scolastico opprimente» prosegue a staffetta dopo quella del Severi Correnti e Tito Livio della scorsa settimana. Educazione sessuale, 41 bis e transfemminismo sono alcuni dei temi che verranno trattati nel corso dei collettivi. Argomenti che, secondo gli alunni, non trovano spazio durante le lezioni ordinarie. «Il fatto che a scuola non se ne parli abbastanza è uno dei motivi della contestazione – spiega Dario D.P., rappresentante degli studenti del Manzoni – Questi argomenti rientrano in una contro-narrazione della realtà che viviamo e che a scuola non viene raccontata».
Tra i punti cardine della contestazione anche la meritocrazia. Quest’anno il Ministro Giuseppe Valditara ha cambiato il nome del “Ministero della Pubblica Istruzione” in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”, ma per i ragazzi ciò non fa altro che esacerbare la competizione. «Per noi la meritocrazia non tiene conto delle disuguaglianze di partenza. E questo porta a una discriminazione che è ancora presente nella società, ma soprattutto nella scuola».
La reazione dei docenti
Nel liceo di via Orazio, per il momento, le risposte da parte del preside e dei docenti sono state moderate. Al Tito Livio invece la reazione è stata meno indulgente: i professori hanno fatto saltare la gita in montagna che era in programma da mesi per giovedì. Cosa che, apparentemente, ha portato alla decisione di interrompere in anticipo l’occupazione. Ricatto? «Quei docenti si sono sentiti traditi”, ha spiegato il dirigente scolastico. Ma per i “colleghi” degli altri istituti si tratta di un’ingiustizia: «Le gite sono importanti, e il fatto che le si cancelli come punizione va a ledere l’offerta formativa. Capisco gli studenti, ma una simile presa di posizione non dovrebbe impedire di portare avanti i progetti in cui si crede».
Lo schema dell’autogestione
In tutti gli istituti, l’iter d’autogestione segue uno schema ricorrente. Un’assemblea iniziale accoglie il primo confronto tra promotori e studenti; poi si passa alle votazioni, spesso attraverso un sondaggio digitale: «Occupiamo o no?». Da lì il via agli incontri, disposti in fasce orarie e organizzati per temi.
La risposta alle accuse
C’è chi pensa che si tratti dell’ennesima occasione per evitare le lezioni, accusando i partecipanti di «interruzione del pubblico servizio». A causa dell’autogestione sono stati sospesi anche i colloqui con i genitori. «Solo alcuni – fa sapere un genitore – avverranno per via telematica». Gli studenti, però, vanno avanti sicuri. «A chi dice che si tratti di un pretesto per sottrarsi all’apprendimento rispondiamo di parlare con noi. Chiunque abbia contribuito a quest’occupazione può testimoniare quanto sia stata formativa».