La seconda serata di Sanremo 2023 ha visto esibirsi sul palco dell’Ariston quattordici artisti in gara e super ospiti italiani e internazionali. Canzoni inedite e successi che hanno fatto la storia musicale del nostro Paese si sono alternati a momenti di “non musica”. Da Gianni Morandi, che scende la scalinata con la scopa perché «c’è ancora qualche petalo» lasciato da Blanco, al monologo di Francesca Fagnani sulle carceri minorili.
La prigione deve riabilitare
Co-conduttrice della seconda serata di Sanremo 2023, la giornalista Francesca Fagnani recita un monologo scritto con i ragazzi del penitenziario minorile di Nisida. Al centro dell’intervento l’importanza di garantirsi una vita dopo il carcere. «Se non faremo in modo che un giovane, quando esce dal carcere, sia migliore di come è entrato, sarà un fallimento per tutti», afferma Fagnani. La conduttrice riporta le parole dei giovani detenuti, le loro risposte a domande come: cosa cambieresti della tua vita. «Sarei andato a scuola», raccontano alcuni di loro, perché «è solo tra i banchi di scuola che puoi intravedere la possibilità di una vita alternativa» aggiunge Fagnani.
Educazione, ma anche rieducazione, perché il destino dei ragazzi in carcere non può e non deve essere irreversibile. Responsabile è lo Stato, che non può agire «solo con la fondamentale attività di repressione delle forze di polizia». La giornalista romana denuncia le condizioni delle prigioni italiane, dove i detenuti sono puniti senza un reinserimento nella società: «Il giorno passa su un materasso sporco, senza far nulla, in una cella in cui dovreste essere in tre e invece siete in cinque, dove si cucina nello stesso lavandino dove poi ci si lava i denti, proprio sopra il water».
La co-conduttrice critica poi le parole di «un ‘autorevole magistrato‘ (Nicola Gratteri, n.d.r.), che ha dichiarato di essere ‘contrario a uno schiaffo in carcere o in caserma’ perché ‘i detenuti non devono essere toccati nemmeno con un dito, se non li si vuole far passare per vittime‘».
Donna, vita, libertà
Altro momento di “non musica” è l’intervento dell’attivista per i diritti umani Pegah Moshir Pour, italiana di origini iraniane. «In Iran non avrei potuto presentarmi così vestita e truccata, né parlare di diritti umani sul palco, sarei stata arrestata o forse addirittura uccisa», racconta. Pegah Moshir Pour vuole dare voce a un popolo che «sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso». Soprattutto dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa il 16 settembre scorso per «essere sospettata di portare in maniera non corretta il velo».
L’attivista è affiancata da Drusilla Foer, che torna sul palco dell’Ariston dopo essere stata co-conduttrice della scorsa edizione. Insieme ricordano che in Iran un ballo per strada, un bacio o una camminata mano nella mano possono condannare alla prigione.
Donna, vita, libertà sono le parole della protesta iraniana. A proposito di libertà, viene citato il brano Baraye, che in persiano vuol dire “per”, “a causa di”. La canzone è il risultato di una raccolta di tweet sulle libertà negate e ha vinto come Miglior canzone per il cambiamento sociale ai Grammy Awards 2023. Pubblicata su Instagram a settembre, ha totalizzato 40 milioni di visualizzazioni e l’autore, Shervin Hajipour, è stato arrestato per poi essere rilasciato un mese dopo.
Il freestyle non programmato di Fedez
Un momento di musica con risvolti non musicali ha visto protagonista Fedez sul palco della Costa Smeralda. Prima di cantare Problemi con tutti, si è esibito in un freestyle «non preannunciato allo staff Rai», come ha spiegato il rapper in seguito.
«Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse è meglio il viceministro vestito da Hitler», ha cantato. Il riferimento è alle dichiarazioni di Maddalena Morgante, esponente di Fratelli d’Italia a Montecitorio: «Il Festival rischia di diventare l’ennesimo spot del gender e della sessualità fluida». La deputata accenna alla canzone in gara di Rosa Chemical, che parlerà di «sesso, amore poligamo e porno su Onlyfans». Fedez ha poi mostrato e strappato una vecchia fotografia di Galeazzi Bignami – attuale viceministro alle Infrastrutture – vestito da nazista.
«Purtroppo l’aborto è un diritto, sì ma non l’ho detto io, l’ha detto un ministro» ha aggiunto Fedez. Questa volta è il turno di Eugenia Roccella, ministro della Famiglia che alla domanda «l’aborto fa parte di una delle libertà delle donne?» ha risposto «purtroppo sì e non è una bella cosa».
Nominato anche il Codacons, da cui il rapper milanese ha ricevuto diverse denunce. «Ciao Codacons, guarda come mi diverto!». A sorpresa, però, il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi ha ringraziato Fedez per aver dato «spazio a chi tutti i giorni si batte per la difesa dei diritti degli utenti», definendo il suo intervento «espressione della libertà di pensiero».